
Qualche giorno prima delle elezioni comunali la Camera del Lavoro di Modica aveva organizzato un incontro- confronto con i tre candidati a Sindaco della città su alcune annose problematiche che investono la comunità. Incontro che non si è poi svolto, perchè due su tre non avevano potuto partecipare, motivando la loro impossibilità per impegni assunti in precedenza.
“Ora che gli elettori modicani hanno, con il loro voto, assegnato la responsabilità della città a Maria Monisteri – dicono Piero Pisana, segretario della Spi Modica, e Salvatore Terranova, segretario della Camera del Lavoro – a quest’ultima chiediamo di innescare un cambio di passo rispetto ad una consuetudine che, vuoi o non vuoi, condiziona sempre i primi passi di ogni nuova amministrazione: quella di non poter concentrare, per il flusso sovrabbondante di richieste, immediatamente l’attenzione sulle criticità che si trascinano da tempo, in particolare su quelle che hanno come risvolto immediato la vita di alcune centinaia di cittadini che vivono dentro la condizioni di vulnerabilità e di disagio.
Con assoluta lealtà istituzionale e con piena consapevolezza pubblica, la Camera del Lavoro si fa propositrice di un’idea che desidereremmo venisse accolta dal neo Sindaco. Ci si riferisce all’idea di porre – da subito – al centro di un dibattito o meglio di un confronto le questioni che attengono la destinazione lavorativa di 79 lavoratori ad oggi in forza nella liquidanda SpM e la costituzione di un gruppo di lavoro, composto da tutti i soggetti interessati, per una ricostruzione adeguata e ottimale del welfare locale. Su quest’utltimo punto siamo consapevoli della irritualità della richiesta, in un contesto di organismi più o meno istituzionali già formalizzati, che hanno avviato un percorso in merito al welfare; ma riteniamo imprescindibile un momento di confronto generale per delineare possibili processi atti a costituire su nuove basi di partenza e di gestione i servizi alle persone.
Ci permettiamo di evidenziare, intanto, queste due problematiche, perché riteniamo che, nonostante gli impegni profusi, sono due condizioni-limite che sembrano non essere state investite da una quantità adeguata di attenzioni e di intenzioni, per, da un lato, mettere in sicurezza 79 famiglie e, dall’altro, organizzare un mosaico di servizi di welfare in grado di rispondere realmente ai bisogni, vecchi e nuovi, del territorio.
La questione SpM si è impantanata per inopinate ragioni di scelte politiche che non hanno portato ad una soluzione accettabile. Pur essendo arrivati con la precedente Amministrazione ad un passo dalla sottoscrizione di un buon accordo, non se ne fece nulla per un ripensamento appunto politico, a causa del quale oggi questi lavoratori sono esposti ad un rischio serio.
Ecco, proprio perché ci stiamo movendo lungo un sottile confine che potrebbe determinare la crisi di tantissime famiglie, come Camera del Lavoro auspichiamo che il primo atto del Sindaco possa essere quello di convocare le parti per individuare un percorso di recupero, che sappia coniugare esigenze dell’ente e salvaguardia occupazionale dei lavoratori della SpM.
Come d’altro canto siamo persuasi che da qualche decennio il nostro welfare locale necessiti di una rivisitazione profonda per accrescerne qualità ed estensione, in risposta al profilarsi di nuove emergenze e nuovi bisogni, rimasti – purtroppo- abbandonati e senza la dovuta attenzione delle istituzioni preposti.
Certo, l’ente presenta tante altre e innumerevoli criticità che non sono per nulla secondarie, anzi, ma pensiamo che da queste due bisognerebbe partire – proseguono i due sindacalisti -. E’ evidente che va presa in debita attenzione la questione finanziaria, che va presa piena consapevolezza che si è assottigliato sotto i 200 il numero dei dipendenti comunali e che tra qualche mese vi potrà essere il rischio, a causa di altri pensionamenti, di non potere garantire importanti servizi pubblici; va elaborata una proposta seria per rimettere la sanità, ospedaliera e quella territoriale, al centro di un dibattito di grande qualità, per invertire una tendenza, ormai ventennale, che restringe sempre più gli spazi e la qualità delle prestazione sanitarie di impronta pubblica. Su queste altre problematiche avremo modo di aprire e richiedere ulteriori confronti”.
La richiesta si muove su una direttrice incentrata sulla consapevolezza che solo dal confronto democratico e dalla capacità di mediazione alta sulle questioni importanti si possano creare contesti di graduale, ma efficace miglioramento della nostra comunità.