Saverio Saluzzi, nato ad Acerenza nel 1931 ma modicano di adozione, Cavaliere al Merito della Repubblica italiana, morto il 7 gennaio del 2021, è stata sicuramente una delle personalità letterarie più significative dell’area iblea. Docente nei licei, critico letterario, traduttore, saggista, poeta di grande sensibilità umana e fortemente radicato nella cultura classica, si è fatto apprezzare durante la sua vita terrena anche a livello nazionale per la sua ampia e robusta attività letteraria nel campo della poesia, della saggistica e della critica letteraria, riscuotendo consensi a vari livelli e numerosi riconoscimenti. Basti pensare, ad esempio, che le sue opere mentre insegnava al Liceo Classico e poi al Liceo Scientifico di Modica venivano richieste da parecchie università italiane ed europee per essere studiate ed esaminate e collocate nelle Biblioteche; non ultimo, anche alcune università americane si erano interessate alla sua produzione letteraria, ricercando i suoi testi di poesia e di critica letteraria.
Voglio soffermarmi su una delle sue ultime opere, “Modica, sinfonia di storia e di arte, canto d’amore”, poco conosciuta, ove Saluzzi non solo canta le bellezze artistiche e paesaggistiche dell’ex Capitale della Contea, ma innalza i valori, le tradizioni e i sentimenti più profondi che da sempre hanno trovato posto nel cuore dei modicani.
Scorrendo il volume, si avverte la piacevole sensazione di percorrere un itinerario che fa quasi camminare il lettore tra “vicoli e viuzze”, tra i sentieri di Via San Michele e Via Guerrazzi, Vico Polara e Via Santa Chiara, Via Santa Lucia e Via Francavilla, e, ancora, per le stradine dell’Itria, del Pizzo e del Castello, facendo apprezzare Modica, “questa Città di favola, che s’apre al cuore come matura melagrana”.
Di Modica hanno scritto in parecchi a livello storico, poetico e narrativo, ma con questa sua opera Saluzzi ha portato alla luce un rilevante “Canto poetico” dove prosa e poesia si intrecciano armonicamente cogliendo angoli, sfumature, particolari, impressioni crepuscolari, panorami immaginifici ed evocazioni allusive, armonie, suoni e rintocchi di campane, albe e tramonti, orizzonti e notturni; un libro, dunque, per il quale i modicani che lo hanno apprezzato gli sono grati.
Il volume raccoglie poesie pubblicate in varie sillogi nel corso degli anni, poesie come “A Modica”, “All’orologio del Castello”, “Corso Umberto”, Dal Pizzo”, “Monserrato”, dove il poeta riesce a dare un volto, la parola, un sentimento anche alle pietre, al barocco, alle case , all’intersecarsi dei vicoli, al “giorno che s’arrampica/ lungo le pendici dell’Itria”, ai “rintocchi del Duomo” e alle “note di festa” che aleggiano sulla città.
Un libro insomma, questo di Saluzzi, del quale Modica, città Unesco, può vantarsi, perché conferma con chiarezza gli apprezzamenti di quanti visitano la nostra città e ne rimangono incantati; un libro nel quale Modica diventa “fons et culmen” della nostalgia, della fantasia e della narrazione lirica dell’anima del poeta.
Dunque un bel dono alla città, che ce la fa amare di più, scoprire con più intensità, apprezzare nei suoi panorami e nelle sue meraviglie; sì perché Saluzzi la rievoca e la fa rivivere non solo dentro di lui, ma riesce ad offrirla ai lettori come
“un poema di nostalgie, una lunga storia di colori nella eloquenza rapsodica di case e palazzi, che, a grappoli, si inèrpicano quasi a chiamarsi a un sussurro di giuochi in un repertorio di secolari fatiche e speranze”.
Se a Paolo Revelli Modica appariva un “infinito alveare umano”; se J. Witty coglieva “la nobiltà del volto di Modica nella bellezza svettante” del Duomo di San Giorgio, e Salvatore Minardo, nella sua Modica antica, ammirava “la grandiosità di uno spettacolo panoramico incomparabilmente fantastico….il profilo di un infinito alveare umano, foggiato in cento aspetti, tutti strani e diversi”, il poeta Saluzzi , con la sua scrittura lirica, compone una originale e impareggiabile “sinfonia di storia e di arte” nel cui pentagramma c’è il fascino di “rievocazioni di miti a noi / sorretti da antiche nostalgie..” e la passione di Corso Umberto che ha visto “nei secoli /aspirazioni intramontabili, rimpianti, riflussi di equilibri, / rischiose combinazioni ideologiche,/ ambizioni insensate,/operosità misconosciute, / eroismi scontati faticosamente/nell’indifferenza dei giorni”.
La bellezza di questo volume è tutta nella sua forza lirica espressiva, nella testimonianza di uno scrittore che ha amato la sua città di adozione con i suoi sogni e le sue illusioni, e che da essa è rimasto “rapìto in fantasie d’amore”; una bellezza cui si unisce l’eleganza e la raffinatezza dello stile, l’armonia delle emozioni che l’io-poetante riesce a trasferire sulla pagina e a trasmettere al lettore e a quanti si imbattono in essa.
La lirica saluzziana dà certamente alla città di Modica lo splendore che essa merita, proiettandola all’esterno in tutta la sua bellezza, le sue notazioni ed armonie; i versi del poeta sono come le note di un’arpa che allietano la solitudine, come la brezza marina che accarezza il volto in una calda sera d’estate; sono versi che fanno sognare e amare, che fanno riappropriare i modicani della propria città con la sua storia, la sua cultura e i suoi palazzi, dalle cui “saturazioni architettoniche” si sprigiona, dolcemente malinconica, pensosa poesia.
Modica rappresenta la storia umana e culturale del poeta Saluzzi, il “sorriso di sole d’infra le rocce delle inquietudini”, la “carezza di vita fra le asprezze del cammino quotidiano”, “la libertà di un sogno in un colloquio di note musicali che diventano sinfonie”.
Il libro di Saluzzi è veramente l’espressione di un affetto, la storia di un uomo che “ra tirrazza ra (so) casa” in via S. Chiara, ha contemplato la sua Modica, l’ha osservata nei suoi particolari, l’ha amata e descritta nelle sue bellezze, l’ha cantata come un pellegrino di sogni, l’ha fatta conoscere in varie parti del mondo, perché Modica lo ha conquistato “a un giuoco d’amore “ ed è sempre stata nel cammino dei suoi anni.
L’opera è anche un inno a Modica città d’arte, città di antiche radici storiche, città ove anche – come scrive il poeta- :
“l’asfalto, l’acciottolato, ogni pietra parlano di fatalità, di povertà, di sofferenze, di fatiche stravolgenti, di padroni e servi, di ‘cavalieri e carrube’, d’un giuoco giuocato sulla pelle degli umili; ma parlano anche di volontà tenaci, di forza senza cedimenti, di conquiste fatte di rabbia, della caparbietà d’un riscatto che i tempi, oggi, fanno visibile”.
Un arricchimento ulteriore al volume è dato, infine, dall’apparato iconografico; l’autore alterna ai testi poetici scorci fotografici di barocco e paesaggi di grande suggestione ed effetti cromatici. Dunque, non solo con la mente e il cuore ma anche con l’occhio del mezzo fotografico, il poeta ha voluto e saputo cantare il carme d’amore alla sua Modica, che ha allietato i suoi sogni, accompagnato la sua presenza in città fino – direbbe San Paolo – alla scomparsa dalla scena di questo mondo.
A Modica
È la nostra anima
tu largamente prepari
a incanti di tramonti
e rilevi nei tuoi panorami
rievocazioni di miti a noi
sorretti da antiche nostalgie.
Modica, ci persuadi
a recuperi, a ritorni
nel ritmo qualificante
dei nostri esigli;
e sfumate leggende
mai più vere
nel repertorio emozionante
dei tempi.
Tu ci fai dono di un impossibile morire,
Superba,
nella tua perennità.
Monserrato
Non so descriverti Monserrato,
te che sai suscitare
immagini di un mondo mitico
ove fanciulla l’anima
si sperde in immaginazioni
Ti elevi come a difesa
della Città
e il cielo tutt’insieme gioca
piacevolezze con le tue asperità;
alla sommità “La Vetta”
che chiama avventori
col suo vario gioco di luci
e l’aria salubre
e il panorama stellato del Corso
a sera.
La nostra vita è un desiderio
d’infinito,
un’ansia di altezze irrefrenabili,
un ascendere perenne verso
l’ultimo confine.
Tu sei il simbolo della vita,
Monserrato,
sei colui che sprona
e dà possanza a questo popolo;
lo tempri, lo custodisci,
lo infervori a sentirsi storia
e segno di una forte operosità.
Vago al chiaror della luna,
fai pensare a quei colloqui d’amore
che, sussurrati, traducono
accenti di passione veementi
quando l’essere si annulla
in una concezione che è fuori
della realtà
e potrebbe essere realtà fuori
del possibile e dell’immaginabile.
Il pensiero si nutrica
della tua stravaganza,
delle fantasie arabescate
che disegni con le mille fronde
con i toni delle tue asperità…
Ma il poeta non ha voce
pel canto delle tue armonie!
2 commenti su “Il poeta Saluzzi e il suo canto per Modica…di Domenico Pisana”
Un invito a amare Modica cogliendone l’essenza, a non snaturarla , vestendola, nell’ebbrezza arraffona e esibizionista, di carnevale e presentandola alla vetrina dei turisti
Saverio,ha voluto che lo vivessi come non più in vita quando c’era e ora che più non è lo sento come vivo nella sua poesia. Uomo dal grande spirito poetico, sempre…