
Il calcio a tutti i livelli non può prescindere da un progetto serio, mirato, razionale. Le società che immaginano di ottenere tutto e subito, di solito fanno una fine ingloriosa. Senza un minimo di programmazione e di organizzazione societaria non si va da nessuna parte. Esempi? Ne potremmo fare a centinaia.
Il discorso diventa complicato e delicato assai quando parliamo di campionati dilettanti. Chi immagina di intraprendere questo tipo di attività deve avere chiaro in mente un obiettivo fondamentale: la crescita umana e sportiva dei giovani. Non a caso la Figc obbliga le società ad utilizzare un certo numero di under per ogni campionato.
Rispetto a questa realtà, è altrettanto importante per le società poter contare in squadra sulla presenza di calciatori più esperti che, oltre a vantare una buona esperienza maturata spesso anche in campionati di serie superiore, possano soprattutto essere di buon esempio per correttezza, serietà, impegno negli allenamenti e nelle gare ufficiali.
Chiuso il girone di andata, dalla terza categoria al campionato di Eccellenza ci sono stati ricambi e sconvolgimenti di squadre che la dicono tutta sulla mancanza di progettualità. L’idea di mandare a casa nove o dieci giocatori sostituendoli con altri arrivi, immaginando di agguantare in extremis il traguardo minimo della salvezza, o di approdare ai play off, o di vincere il campionato sperando magari in un crollo delle squadre di vertice, riserva di solito amarissime delusioni.
Il calcio non è una scienza perfetta. Assolutamente si. Ma questo concetto si riferisce a certi risultati incredibili che regala il campo ove spesso diventa determinante il caso o un singolo episodio comandato e diretto dal “folletto” del pallone. Altra storia, invece, quella della competenza gestionale di una società di calcio.
Un progetto va esaminato e analizzato ben al di là del risultato finale di un campionato. Soprattutto perché un conto è retrocedere senza avere fatto spese folli e magari dopo avere contribuito decisamente alla formazione e crescita di un gruppo di giovani sui quali scommettere nell’immediato futuro, altra triste storia, invece, precipitare nella serie inferiore dopo avere fatto spese incredibili, utilizzando nel corso del campionato una trentina di calciatori, fra cui molti stranieri, poi regolarmente mandati a casa.
1 commento su “Calcio, occorrono progetti seri…di Michele Giardina”
Non ho capito se nell’articolo ci sia una morale, oppure è indirizzato a qualcuno in particolare.