
Il mondo parallelo dei troll, dei complottismi e delle post verità riscuote in Italia un successo che non ha eguali in Occidente. Non è una novità, anzi, dagli instancabili dipendenti della stimata fabbrica delle balle e dai loro soci e fiancheggiatori, questo mondo è considerato l’espressione più pura della libertà d’informazione. Si distingue per particolare purezza La7 di Urbano Cairo, un concentrato di russofilia e antiamericanismo che mai s’era visto prima. Ospiti dei talk show, si avvicendano personaggi di fede putiniana e negazionisti che attribuiscono le stragi di Bucha ai nazionalisti ucraini, storici e giornalisti faziosi che parlano di Maidan come di un colpo di stato istigato sostenuto e finanziato dagli Stati Uniti, pseudopacifisti che perdono il controllo nervoso se qualcuno osa obiettare, come ha fatto Mieli, “Quando ti arrivano dei cannoni che ti sparano, non puoi metterci dei fiori!” Mette pace Travaglio che spiega: “Il pacifismo è un’ideologia o un movimento che ritiene che con le armi non si raggiunge la pace”. E’ vero, basta smettere di inviarne agli ucraini ed ecco che Putin potrà ucciderli tutti con la scusa di denazificare il Paese, prenderselo e assicurare a tutti la pace perpetua. Ogni cosa tornerà come prima, avremo gas e petrolio a volontà, gli oligarchi (quelli rimasti in vita) torneranno a spendere e spandere nel Bel Paese gonfiando i portafogli e facendo lievitare il conto in banca di alcuni nostri concittadini, e una marea umana porterà in trionfo Petrocelli, Conte e Salvini. In questo Paese scombinato, ogni giorno che Dio manda in terra è dedicato al travisamento o alla libera interpretazione di fatti e parole in pieno spirito dadaista. Ultimamente sta girando una frase, o per meglio dire la sintesi di uno stralcio di frase estrapolata da un discorso di oltre un’ora, pronunciato dal presidente Macron al Parlamento di Strasburgo il 9 maggio scorso. “Non dobbiamo umiliare la Russia”. Esultanza di putiniani e antiatlantisti. Peccato che nell’ansia di festeggiare, sia sfuggito l’intero periodo: “Quando la pace tornerà sul suolo europeo dovremo costruire nuovi equilibri di sicurezza e non dovremo cedere né alla tentazione dell’umiliazione né allo spirito di vendetta”. La premessa è “quando la pace tornerà”. Sappiamo, perché lo ha dichiarato, che il presidente francese, come il premier Draghi, è stato chiaro nel ribadire che sta solo all’Ucraina definire i termini dei negoziati di pace. A quel punto, l’Europa stabilirà come “costruire nuovi equilibri di sicurezza”, salvaguardare cioè i Paesi indipendenti e sovrani da futuri attacchi esterni, ma senza cadere nella tentazione di umiliare l’aggressore russo con spirito di vendetta. Quel verbo, umiliare, è stato scelto intenzionalmente da Macron, per ricordare a chi lo ascoltava e a noi, a questo punto è la Storia a parlare, gli effetti disastrosi del Trattato di Versailles dopo la fine della Prima guerra mondiale. Della Germania sconfitta, responsabile del conflitto, la Francia volle vendicarsi umiliandola. Impose condizioni durissime, tra cui lo smantellamento dell’esercito, la smilitarizzazione delle regioni industriali, fulcro dell’economia tedesca, e l’occupazione militare se la Germania non avesse saldato il pesantissimo debito di guerra. Quella umiliazione, inferta a un popolo fiaccato nel morale e impoverito, innescò un meccanismo di rivalsa e un forte desiderio di vendetta che Hitler seppe alimentare e sfruttare a proprio vantaggio, al prezzo della libertà dell’Europa e della pace mondiale. Iniziò così la rapida ascesa di un dittatore sanguinario, la cui parabola discendente coincise con la presa di coscienza delle democrazie occidentali e la loro entrata in guerra. Per la seconda volta, la Germania di Hitler fu sconfitta, ma gli Stati Uniti evitarono di commettere l’errore della Francia e optarono per includere la Germania tra i Paesi che avrebbero beneficiato del piano Marshall. Quindi, sconfiggere la Russia è indispensabile per la libertà del popolo ucraino, pericoloso umiliarla.