Esulta la Francia, tira un sospiro di sollievo l’Europa. Emmanuel Macron si conferma vincitore al secondo turno delle presidenziali battendo Marine Le Pen. La ragione ha prevalso sulla moltitudine di sentimenti opposti e di riflessi mentali di segno contrario che agitano e agiteranno la Francia, tra i paesi europei quello che più di tutti offre un ritratto composito e in movimento del nostro continente. Aver deciso di affidare per ulteriori cinque anni la guida della nazione al presidente uscente, evento raro che colloca Macron, a soli 44 anni, accanto a De Gaulle, Mitterand e Chirac, è stato un segnale di prudenza e lungimiranza. Il voto, come spesso accade, non necessariamente va letto come approvazione tout court delle politiche messe in campo durante il mandato precedente, ma come fuga dal rischio di consegnarsi a un partito e a una leader sostanzialmente ostili all’Europa e alla Nato. Questo è Rassemblement national , questa è Marine Le Pen. Il risultato delle presidenziali di domenica, se confrontato con quello del 2017 in cui Macron vinse con un altissimo scarto, è perfino più importante dal momento che allora Macron rappresentava il nuovo, il suo programma e la sua energia coinvolgente e carismatica avevano entusiasmato la Francia giovane e meno giovane, in una fase in cui le forze socialiste stavano vivendo il loro momento più basso. Non che oggi stiano meglio, ma è certo che cinque anni fa i francesi avevano raggiunto il punto di saturazione con Hollande. Oggi la situazione è cambiata, e malgrado la sconfitta dei sovranismi alle europee e di Trump negli Stati Uniti, se si escludono le forze politiche centriste di impronta liberal democratica, e la République en marche di Macron lo è, le formazioni e i movimenti anti Europa e anti Nato non sono scomparsi, si sono anzi radicalizzati a destra e a sinistra con tratti comuni, trovando sostenitori e simpatizzanti in alcune aree e fasce della società, in particolare quelle in cui più acuto è il disagio provocato dalle diseguaglianze. Le Pen e Mélenchon a questa parte della società francese si sono rivolti. Chi ha scelto Macron, nonostante sia un personaggio divisivo, non amato cioè né dalla destra né dalla sinistra perché percepito distante nel linguaggio e nello stile, ha bocciato sia l’alternativa del nazionalismo lepeniano e filorusso, anche se verniciato per l’occasione con colori soft, ma considerato irreversibile per la sua stessa natura, sia la truffa del populismo dietro cui si nascondono progetti eversivi. L’agenda riformista di Macron si è imposta e con essa le riconosciute bravura e competenza del giovane presidente e l’ottimismo della sua visione di un’Europa integrata, democratica e liberale, contro le forze oscure della disgregazione alleate di Putin e contro il predominio di giganti delle dimensioni di Cina, India e Stati Uniti, con cui è necessario confrontarsi ma non in posizione di subalternità.
- 18 Settembre 2024 -
2 commenti su “Macron: candidato migliore alla guida europea…l’opinione di Rita Faletti”
che dire. Macron in questi giorni di campagna elettorale ne ha fatti di passi indietro (a parole). Ha detto: il lavoro prima ai francesi, daremo meno soldi per rimanere in Europa, strette di mano anche agli ultimi, ecc ecc. Ma in questi anni ha fatto tutto il contrario. Per non parlare dei green pass anche per accedere alle banche, per i propri risparmi. Come in Italia, dove decidono sui risparmi del popolo, quanto prelevare, per l’accesso alle banche per operazioni sui conti propri, il Green Pass. E non dimenticare una cosa importantissima, al ballottaggio ha votato SOLO IL 28% DEGLI AVENTI DIRITTO! E festeggia pure!! Un po come il nostro Letta, che si è candidato in un posto sicuro come sindaco, e non l’ha votato praticamente nessuno. Ma tutti a festeggiare. Ma effettivamente la Le Pen una volta al potere, sarebbe diventata come Macron. Un po come i 5 Stelle in Italia, che una volta al potere sono diventati esattamente come gli altri. Anzi, forse peggio.
Ho sbagliato. Il 28% non ha votato. Scusate.