
L’idea di porre in essere un “viaggio memoriale” con l’intento di offrire uno spaccato sui principali personaggi che hanno caratterizzato un periodo storico del mondo musicale della Contea di Modica, ha trovato nel libro dal titolo “Musici della Contea di Modica. Sessant’anni di storie, note e canzoni”, Adierre editrice, 2021, la sua essenza più bella, riuscendo a ricostruire, con l’ausilio di fonti, aneddoti e narrazioni di esperienze, un quadro davvero interessante ed unico sul piano del genere musicale locale.
Ad essere protagonisti di questa rivisitazione storica, sono stati i due modicani Saro Cannizzaro e Francesco Roccaro, i quali sin dalla giovane età hanno avuto la musica nel sangue; anche se l’uno e l’altro non provengono da particolari studi musicali – (Il primo dichiara di “non aver studiato mai musica”, mentre il secondo di aver maturato la passione per la musica grazie al “padre che suonava la fisarmonica”) -, entrambi tendono, con questo libro, ad esprimere una “meta-narrazione” al fine di testimoniare una idealità insita nel loro modo di intendere la musica, atteso che scrivono nell’epigrafe del volume:
“La musica è un mare in cui per navigare non servono remi o motori.
Le nostre mani, il nostro corpo, le nostre labbra, le nostre voci sono vele spiegate al vento di sofferte passioni, di milioni di parole, di miliardi di note che, in ogni istante, il mondo ci soffia addosso”.
Il volume è impreziosito dalla copertina del pittore Guido Cicero, che raffigura e tratteggia il volto del maestro di musica Giovanni Bergamasco, una figura che ebbe modo di formare e introdurre alla musica tanti giovani grazie anche alla sua personalità affettuosa ed empatica, e chi scrive ne sa qualcosa avendo ricevuto da lui, negli anni ’70, lezioni di solfeggio in uno studio nei pressi della Chiesa Madre di S. Maria a Modica.
Anche la prefazione di un grande mito della musica italiana, Roby Facchinetti dei Pooh, traccia le coordinate del libro evidenziandone i pregi, cogliendone le motivazioni di fondo ed apprezzando anche “la ‘narrazione romanzata’, basata sempre su fatti certi e trattati con quello spirito di “goliardica narrazione popolare”.
L’apertura del testo è dedicata ad un grande musicista modicano, Pietro Floridia, nato a Modica Alta il 5 maggio 1860, in un palazzo di Corso Regina Margherita, la cui produzione musicale risulta caratterizzata da opere come Carlotta Clepier (1882,) Sinfonia in re minore (1889), Maruzza (1894), Ouverture (1897) La colonia libera (1900) Paoletta (1910), opere considerate straordinarie da personalità della musica, come il critico musicale e scrittore Rupert Hughes, il critico musicale Neue Freie Presse di Vienna, Tebaldini della Gazzetta Musicale di Milano, cui si aggiungono recensioni e giudizi sull’opera musicale di Floridia espressi sul Musical Courier di New York, sulla “Rivista Teatrale Melodrammatica” di Milano, sulla “Gazzetta del popolo” di Torino, su “La Stampa”, sull’Enciclopedia della Musica Ricordi, etc…
Cannizzaro e Roccaro delineano i principali passaggi della vita del Maestro Floridia, soffermandosi, fra l’altro, sull’ultima soddisfazione artistica dell’illustre musicista modicano risalente al 1930 (due anni prima della sua scomparsa), allorquando la “American Opera Society of Chicago” gli conferì la blasonata onorificenza della “David Bispham Medal”, e illustrando inoltre “Il Progetto Lucca-Modica” dedicato a Pietro Floridia, che prevedeva il coinvolgimento delle due amministrazioni comunali, dell’Associazione “Laboratorio Brunier”, dei due Licei “Passaglia” e “Verga”, del Centro Studi “Floridia” e della Fondazione Teatro Garibaldi, e che poi non andò in porto:
“Purtroppo – scrivono gli autori del volume – dopo la partenza con fuochi d’artificio di quel 2016, il progetto naufragò in un mare di problemi ed incertezze, fra il disinteresse generale dell’opinione pubblica, dei media e delle stesse amministrazioni pubbliche che avevano creduto e partecipato con entusiasmo alla prima fase. Rimane certamente un buon ricordo di quanto fatto ma, nel contempo, resta il grande rammarico per la mancata realizzazione del progetto in toto”.
La ricostruzione di Saro Cannizzaro e Francesco Roccaro, dopo questo “dovuto ricordo” a Pietro Floridia, si snoda su tre versanti corredati da foto storiche e aneddoti:
– il periodo post bellico con un ventaglio sulla musica a Modica, animata da “Barbieri/Musicisti”, “musicisti per cerimonie e intrattenimenti, personaggi tipici e gruppi musicali come “L’orchestra di Gino Livia”, “L’Orchestra Bergamasco”, “I Picciutti ‘ro lottu”;
– il periodo compreso tra gli anni ‘60-70, dove spiccano i “Gemini 7”, Gli Orsi, “Giorgio e gli Astri”, il “Group 70”, Federica Dolcetti Poidomani, “Il Nostro Parere”, “Gruppo folcloristico della Contea di Modica”, Cecilia Pitino, “Espressione Vivente”, “Sistema 33”, “La Quinta Stagione”, il “Corpo Bandistico Città di Modica”, Francesco Roccaro e Giorgio Cannizzaro;
– il periodo compreso tra gli inizi degli anni ‘80 fino al 2000, che passa in rassegna diversi musicisti-compositori, tra i quali spicca il pianista Sergio Carrubba, per poi soffermarsi su gruppi eterogenei, fra i quali “La Nuova Dimensione”, “Proposta Folk”, “I Contemporanei”, il Coro “Johann Sebastian Bach”, Grupposettanta e Duosettanta , la Nuova Quinta Stagione, il Coro Polifonico “Claudio Monteverdi”, Odepoietoi e Muorika Mia, Tariqa e tanti altri.
Leggere la vivace e articolata esperienza di ognuna di queste realtà musicali è stato davvero un godimento; i due autori consentono al lettore di poter cogliere la bellezza della musica che, nelle sue variopinte espressioni, ha connotato Modica e dintorni. Direi che questo libro è una fonte di rivelazione di un mondo che è divenuto patrimonio di tutti e il conoscerla spinge ad amare particolarmente la nostra Modica che ha sempre mostrato, a vari livelli e in tutti campi, persone creative, uomini e donne con passione artistica, che Cannizzaro e Roccaro riportano sulla pagina consegnandoli alle future generazioni come in un “set cinematografico”, ed offrendo – scrivono gli autori – “lo spaccato di vita musicale dei vari protagonisti in una città che, come tante, si è ripresa dalla tragedia della guerra, nella fierezza del suo antico ruolo che la storia le ha sempre attribuito”.
Con questo volume Saro Cannizzaro e Francesco Roccaro ci dicono, insomma, che la musica di questi protagonisti non ha avuto pretese, ma ha sicuramente circondato e accompagnato molti dei momenti importanti della loro vita, atteso che era difficile immaginare anche solo una giornata senza ascoltare una canzone.
Quando ancora non c’era tutta quella realtà dei social di oggi, mettersi in gruppo nella classica forma del “complesso”, era sicuramente voler dire che la musica era un aiuto a rilassarsi, permetteva di fare amicizie, di allontanarsi momentaneamente da problemi e di ricaricarsi. Rileggendo, così, le esperienze di tanti gruppi e singoli musicisti del libro, di cui vengono riportate foto, aneddoti, esperienze e commenti, debbo dire che per colui che scrive è stato come essere attraversato da un momento di serena nostalgia, da un invito alla riflessione, al confronto con se stesso e con i propri sentimenti.
Se un merito hanno gli autori di questo libro, è certo quello di far comprendere che la musica è arte, che il suo scopo è di cercare il bello, regalare emozioni che raggiungano l’anima; e se attraverso questo percorso storico, il duo Cannnizzaro – Roccaro ha dato voce a persone semplici quali “barbieri”, “intrattenitori” “fisarmonicisti” (lo era pure mio padre ferroviere, anche se suonava solo in famiglia), nonché a gruppi di dilettanti, di complessi più raffinati e preparati e di livello professionale, questo spiega come la musica non sia stata nell’area della Contea di Modica solo musica di intrattenimento, ma anche arte che ispira e insegna, e con una funzione educativa e sociologica che non va dimenticata.
I protagonisti narrati in questo libro ci testimoniano, in buona sostanza, come la musica oltre che forma di arte, è stata per loro soprattutto passione e espressione di socialità.
In una contemporaneità in cui la musica si è molto tecnologizzata dandoci effetti speciali anche molto belli, non si può sottacere che, a volte, essa si piega solo al commercio, concentrandosi su temi “di tendenza”, in vari casi banali e scontati, e puntando a “fare colpo”, a stupire, perché la case discografiche possano avere il loro ritorno. Leggere il percorso storico-musicale di Cannizzaro e Roccaro, è stato molto rilassante, e ci ha fatto pensare alle parole di Aristotele quando diceva che la musica non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici: può servire all’educazione, per procurare la catarsi, per la ricreazione, il sollievo e il riposo dopo lo sforzo.
Come bene dice il prefatore del libro Roby Facchinetti, il lavoro di Cannizzaro e Roccaro fa rivivere l’esperienza dei “protagonisti di quei magnifici anni”, consentendo “di ritornare indietro, non solo nel tempo, ma nella nostra profonda interiorità, rivivendo le nostre emozioni, gioie, delusioni, passioni che ci hanno fatto crescere e fatto diventare uomini nel mondo”.
Per concludere, credo che Musici della Contea di Modica ci consegni l’idea che la musica, anche quando non trasmette un messaggio specifico e traducibile in parole, è una forma di comunicazione, che riflette e interagisce con il contesto sociale nel quale è generata e agita; e dai protagonisti raccontati – come si evince da questo libro – traluce una visione della musica quasi con una “funzione terapeutica”, di sano rilassamento, nonché l’idea di un rapporto tra musica e identità, l’identità di quell’area geografica dell’ex Contea di Modica ove anche l’esperienza musicale ha svolto un ruolo importante nella formazione e nell’affermazione di identità individuali e collettive distinte e a volte contrapposte.
I tanti musici di questo volume forse hanno voluto dirci che al di là delle forme, delle tendenze e delle professionalità, ascoltare, ballare e magari eseguire musica ha rappresentato lo stile di vita e i valori della comunità di un territorio ricco di storia, di bellezze, di arte e di cultura.
Insomma, i protagonisti di questo bel libro sembrano ricordarci che -direbbe Goethe – “si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole.”, e, altresì, che “la musica – aggiungerebbe il poeta Khail Gibran “ è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che ascolta.
1 commento su “Musici della Contea di Modica… di Domenico Pisana”
Ricordo con nostalgia il Maestro Bergamasco. Sono stato un suo allievo nella prima metà degli anni 80. Veniva a Scicli e teneva le lezioni a domicilio. Lezioni di teoria e solfeggio e poi lezioni di pianoforte anche se utilizzavamo una tastiera. L’impostazione delle dita sui tasti la voleva rigorosamente “a martello”. Una persona preparata e scrupolosa. Indimenticabile la sua Fiat 500 (forse gialla) parcheggiata davanti casa quando rientravo in ritardo dal gioco. Era sempre puntualissimo. Riporto un aneddoto simpatico: raccontò un giorno prima di salutarci che aveva un nipote che di musica non voleva sapere, e lui per amore di indottrinarlo lo pagava mille lire a lezione. “Ha capito dove siamo andati a finire???? Devo essere io a pagare per insegnare!!!