
Chi con tanta sollecitudine si professa democratico e in nome di questa autodefinizione predica la difesa di tutte le minoranze, di colore, etnia, religione, orientamento sessuale, con la stessa sollecitudine ma di natura contraria in quanto originata da astiosa intolleranza, si avventa contro coloro che non si allineano al suo pensiero. Il supposto homo democraticus, intende ridisegnare la società secondo un modello che penalizza, escludendolo e ostracizzandolo, l’uomo bianco, occidentale, cisgender. Vittima di questa operazione di cancellazione anche la storia passata, interpretata come una sequenza di crimini di cui fare ammenda. Se è comprensibile che si deprechino soprusi, sfruttamento e violenze commessi a scopo di conquista e dominio, è insensato pretendere che si paghi oggi per colpe del passato, giudicate secondo i parametri morali attuali. Va detto, per altro, che la conquista di nuove terre con il conseguente assoggettamento di altre razze, ha favorito elementi di scambio e innescato un processo che, con termine appropriato, si chiama progresso. La costruzione del vasto impero coloniale britannico, di cui la regina Elisabetta I gettò le basi e che richiese un immane dispendio di energie, sacrifici, denaro, uomini, forze militari di terra che ne presidiassero i confini, flotte ingenti che difendessero le rotte commerciali dagli attacchi delle altre potenze coloniali, avrebbe consentito all’India, il gioiello della Corona, di trasformarsi in una potenza. Le infrastrutture di cui gli inglesi dotarono il paese e la mentalità britannica, che, nel bene e nel male, ha lasciato tracce indelebili, hanno contribuito innegabilmente alla formazione dell’India moderna. Nel 1800, Kipling, bandito dai programmi di letteratura nel Regno Unito e in America, insieme ad altri autori fino a ieri letti e studiati, oggi considerati emblemi della sistemica schiavizzazione occidentale, parlava di “fardello dell’uomo bianco” (the white man’s burden) riferendosi a quella che veniva allora rivendicata come la missione civilizzatrice dell’uomo bianco. Purtroppo, la forte tendenza all’estremizzazione e l’involuzione totalitaria della democrazia appannano la vista e ottundono il cervello. Le università, luoghi dove fino a ieri la libertà di pensiero costituiva il principio cardine, sono diventate colonie penali in cui si processa la storia passata, la si cancella con tutto il suo straordinario patrimonio culturale e artistico, terreno di coltura da cui è germinato il presente del benessere economico e della supremazia tecnico-scientifica. Il predominio occidentale di due millenni e mezzo è un dato di fatto, che un assurdo senso di colpa, ignoranza della storia e vigliaccheria impongono di non riconoscere. In questo assalto furibondo al passato, stanno per eliminare perfino Shakespeare, incredibile affronto all’intelligenza e alla sensibilità umana, per rimpiazzarlo con autori di mediocre livello, rigorosamente non bianchi. Nei “campus left” universitari, domina una cultura inquisitoria, moralista e ipocrita, che arbitrariamente ristruttura la memoria storica e spinge le menti ancora indipendenti ad abbandonare definitivamente gli incarichi. Si studiano testi di poco superiori qualitativamente alle esibizioni folcloristiche propinate a turisti ingenui nei loro viaggi stile toccata e fuga nei paesi africani. Se questa è cultura, aboliamo pure Shakespeare che sarebbe imbarazzato di vedere allineate sullo stesso scaffale le sue grandiose tragedie accanto a monotematici esperimenti di letteratura postcoloniale. Ma questo è ciò che vogliono i paladini della lotta alle discriminazioni e al razzismo, che fanno della discriminazione e del razzismo le armi con cui colpire chi si rifiuta di piegarsi al loro arbitrio. Una società di automi, spersonalizzata e disumanizzata, privata delle facoltà di pensare e giudicare è all’orizzonte. Rivolgendosi a chi subisce il fascino degli sciamani e rinnega Platone, Putin, con la lucidità e il realismo in caduta libera in Occidente, ha detto che la cancel culture, con la pretesa di abolire la Storia, è peggio dei metodi di oppressione decisi dal Settore di agitazione e propaganda del Comitato centrale del Partito comunista bolscevico. Critica alquanto pesante e superlativa visto che proviene dall’erede di Stalin.
3 commenti su “Dannata sia la cancellazione della cultura…l’opinione di Rita Faletti”
Putin è l’erede di Stalin come noi lo siamo di Mussolini!
Se continuiamo ancora con le nostre discendenze, addossandoci colpe che non abbiamo ma solo perché al contrario li abbiamo subite, non andiamo da nessuna parte, come abbiamo combattuto il fascismo, anche in Russia hanno combattuto il comunismo. Sott’inteso fascismo e comunismo in senso lato.
Come noi abbiamo la nostra democrazia, anche la Russia che seppure non gode di fama liberale, Putin non ha mancato di ridicolizzare la cosiddetta “cancel culture” e la “teoria del gender” e in particolare, ha esecrato la tendenza occidentale “a insegnare ai bambini che un maschio può facilmente diventare una femmina e viceversa”, definendola “una cosa mostruosa” e “un crimine contro l’umanità”. “ E tutto sotto il nome e l’insegna del progresso” ha ironizzato Vladimir.
Dott.ssa Faletti, condivido la sua visione sulla cultura che ci stanno defraudando per inculcarci la cultura globalista, ma nel contempo resto perplesso specie su certi commenti o articoli ove fa intendere che la sua visioni di cultura sia diversa. Se da un lato in globalismo lo vede di buon occhio e come un ideale, dall’altro lo teme, questa cosa mi spiazza e non poco. Quanto detto, solo perché la reputo una persona preparata e colta sennò non ne avrei fatto cenno.
Non ci sono dubbi che il globalismo tende ad uniformare ed appiattire tutti i popoli, tutti dovremo rispettare un unico idealismo culturale senza distinzione tra un paese all’altro. In pratica la sola cultura che dovremo avere con il globalismo, è la sottomissione al potere. Questo potere, ovviamente democratico, ce lo fanno vedere come panacea per la sopravvivenza, quindi Shakespeare, Platone, Ovidio, Dante, e tanti illustri della letteratura, sono e saranno scomodi al progresso culturale!
Putin continua ancora sulla democrazia occidentale che nonostante lo denigra ad oltranza:
“I grandi autori del passato, come Shakespeare, non vengono più insegnati nelle scuole e nelle Università, perché lì le loro idee sono considerate adesso arretrate solo perché quei classici ai loro tempi non comprendevano l’importanza del genere o della razza”.
“Contrastare le manifestazioni del razzismo è una cosa necessaria, nobile, ma nella nuova Cancel culture si trasforma in “discriminazione alla rovescia”, cioè il razzismo al contrario quando invece il sogno dei veri combattenti per i diritti civili era proprio la cancellazione delle differenze, il rifiuto di dividere le persone secondo il colore della pelle”.
Il globalismo esoterico che sta portando avanti l’Europa, è alquanto non conforme alla cultura Europea!
Europei che abbiamo lottato sempre per le libertà individuali e oggi minacciati seriamente dal potere esoterico mondialista.
Mi spiego meglio:
Con l’arrivo di milioni di migranti dal sud, e dall’est, si cercherà di creare una nuova razza di umani tendenzialmente predisposti alla sottomissione.
@Tonino Spinello
Lei si chiede, e indirettamente mi chiede, che coerenza ci sia tra la difesa della globalizzazione e la difesa della cultura nata e fiorita in Occidente. Un nesso esiste ed è la libertà. Il processo di globalizzazione, infatti, consiste nella libera circolazione, saltando i confini tra Stati e Continenti, di denaro e merci nei mercati di tutto il mondo, che significa scambi di beni e servizi, investimenti, operazioni finanziarie arrivando alla costituzione di multinazionali. Un processo che privilegia lo spirito di iniziativa, il senso del rischio, lo stimolo alla crescita e al miglioramento delle condizioni di vita. La globalizzazione ha favorito i Paesi dell’ex Terzo mondo, liberando da indigenza e povertà milioni di persone. Un altro elemento alla base della globalizzazione è stato l’informatica. Grazie alle innovazioni tecnologiche, le informazioni viaggiano e si diffondono in tempo reale, azzerando le distanze, rendendo partecipe di idee, progetti, soluzioni a problemi anche chi vive nelle parti più remote del globo. Tutto ciò è positivo e, al netto delle inevitabili implicazioni negative, è un dato di fatto e una conquista, esattamente come lo sono state le rivoluzioni industriali dei secoli passati. L’uomo non si ferma, se lo facesse andrebbe incontro a un ineluttabile processo regressivo. Evidentemente, la globalizzazione non è perfetta, ma perfettibile. Come? Con l’introduzione di norme, poche chiare e inflessibili. Maggiore è la complessità, maggiore la necessità di regolamentazione. Tra le conseguenze negative, la perdita delle identità locali, la riduzione delle sovranità nazionali, l’omologazione di modi di vivere e di pensare. E arriviamo così al pensiero unico, emanazione diretta del politicamente corretto, nato con l’intendimento di ammorbidire giudizi trancianti nei confronti del diverso. Intenzione buona, ma primo passo verso l’appiattimento, il capovolgimento di valori e la negazione del proprio passato storico. Putin ha mille ragioni. Ma non è la globalizzazione, fenomeno in sé neutro, la causa dell’autodafé occidentale e del declino spirituale e culturale, bensì l’incapacità e la mancanza di coraggio. L’Europa deve decidere come affrontare la questione migratoria, l’islamizzazione, il terrorismo, deve riconsiderare i suoi rapporti con la Russia di Putin, deve prendere le distanze da Turchia e Cina, condannare la politica aggressiva dell’Iran nei confronti di Israele e fabbrica del terrorismo internazionale. Deve anche prendere in seria considerazione un progetto di difesa comune. Lo farà?
Stavolta più che esaustiva, è stata esauriente volendo vedere il bicchiere mezzo pieno!
Si, in effetti la globalizzazione se vista come la vogliono far credere cioè che il commercio è più facile, la tecnologia è per tutti, e che “sfama il terzo mondo”, allora il bicchiere è mezzo pieno.
Un processo di globalizzazione come Lei lo definisce, è il mezzo più indolore (ma lungo) per assoggettare il mondo al proprio volere, a renderlo schiavo. La globalizzazione porta guerre per interessi e a gestirle sono le multinazionali bancarie. Questo potrebbe essere un motivo per vedere il bicchiere mezzo vuoto!
O forse fra non molto, non sapremo cosa significava la storia del bicchiere?