
E’ corretto gettare discredito sulle due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici? La domanda è rivolta a tutto il corpo elettorale del paese, che in piena libertà sostiene questo o quel partito. Ebbene, chi quel voto lo da dato al governo gialloverde, deve essere cosciente del fatto che, con il suo voto, non si è limitato a chiedere il cambiamento, ma il sovvertimento, cosa ben diversa. E arriviamo al punto. Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, cui si deve la paternità del decreto dignità, intende, con esso, ridurre la precarietà eliminando quella che lui considera esserne la causa, la flessibilità. Sic et simpliciter, la possibilità, da parte delle imprese, di assumere in rapporto alle necessità del mercato, ricorrendo a varie forme di contratto. Una è quella del tempo determinato, vero ingombro da rimuovere, stando a Di Maio, perché, così com’è nel jobsact, aumenterebbe la precarizzazione del lavoro. Senza scendere nel dettaglio, Di Maio ha catapultato una pietra contro l’impalcatura della riforma voluta dal governo Renzi e introduce norme che, secondo esperti economisti, avranno l’effetto di deprimere l’economia. Nel faccia a faccia con il presidente di Confindustria Boccia, il ministro del Lavoro ha espresso con parole e toni sprezzanti le proprie critiche ai governi precedenti in tema di occupazione e si è spinto oltre fino a mettere in dubbio l’attendibilità dei numeri forniti dalla Ragioneria dello stato e dal presidente dell’Inps, il bocconiano esperto in scienze economiche Tito Boeri, sulle conseguenze del decreto dignità. Da dove saltano fuori quei numeri? “Una manina sospetta” li avrebbe messi in circolazione per dimostrare tutto il contrario di quanto Di Maio sostiene con tanto spocchiosa certezza. Questi i numeri incriminati: meno 83.300 posti di lavoro per i contratti a termine; meno 527,7 miliardi di euro di entrate contributive e fiscali; più 322,3 miliardi di euro di maggiori oneri per il Naspi (Nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego). Se posso capire il disappunto del ministro, trovo biasimevole l’attacco frontale a Boeri, perché a lui esso è diretto, quando Di Maio parla di “manina sospetta”. Non solo l’offesa a Boeri e alla competenza del presidente dell’Inps, ma anche al decoro delle istituzioni, rivela mancanza di prudenza e volontà di boicottaggio politico. Salta fuori, una volta di più, l’affezione del grillismo per le tesi complottiste, una strategia architettataapposta per colpire gli oppositori. Fuffae truffa come la pretesa cura dei tumori con l’urina di capra, le scie chimiche, l’autismo causato dai vaccini…Ma siamo proprio sicuri che costoro non ci porteranno alla rovina? ritafaletti.blog
4 commenti su “Il potere dei numeri e la spocchia dell’incompetenza……l’opinione di Rita Faletti”
Fatevene una ragione: Giggino è un genio dell’economia, prossimo premio Nobel, che tutto il mondo ci invidia e che miracolosamente è stato tirato fuori da un destino di precarietà, dalla quale salverà anche tutti gli italiani…
Non solo: così il nostro buon Ministro ha palesato esplicitamente la propria incapacità visto che di fatto ha ammesso di essersi fatto “fregare” sotto gli occhi da qualcuno che gli ha cambiato il decreto da lui firmato…
(e trascuriamo il fatto che l’INPS ha mostrato le prove che invece il ministro sapeva perfettamente di quei dati). Roba da barzelletta… che tristezza.
I po…i che hanno votato questa gente, avranno ciò che meritano. Purtroppo chi si affida a coloro che sono tanto incompetenti, è questo che meritano.
Caro Giggino, pare che il decreto dignità, non sia farina del tuo sacco, visto che sarebbe opera di Pier Giovanni Alleva, giuslavorista vicino alla CGIL. Se così fosse, che bel Ministro del Lavoro che abbiamo.