
Mercoledì scorso il presidente ucraino Zelensky era al Palazzo di vetro a NY per partecipare a una sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ha preso la parola per primo, provocando l’irritazione di un diplomatico russo al quale Edi Rama, il premier albanese, ha risposto: “Se voi fermate la guerra, Zelensky non prende la parola”. Ineccepibile osservazione alludente alla determinazione di Putin, malgrado il capo del Cremlino finga il contrario, di continuare la sua guerra di aggressione. Chi fosse malizioso e non tenesse in particolare considerazione quel carrozzone mangiasoldi che è l’organizzazione onusiana, potrebbe interpretare la prima parte della frase “Se voi fermate la guerra” come un’accusa di inefficienza rivolta ad un organismo che assai poco ha fatto e sta facendo per il mantenimento della pace, della sicurezza internazionale e la protezione dei diritti umani. Obiettivi impegnativi da perseguire soprattutto oggi e soprattutto da parte di una pletora di personaggi prodighi di chiacchiere, discussioni infinite sullo stato del mondo, il terrorismo, i conflitti in corso, il clima, l’apartheid di Israele, unico stato democratico ad essere criminalizzato tra paesi che promuovono il terrore e lo praticano con costanza. Uno di questi è l’Iran che il 12 maggio è stato eletto a capo del Forum sociale per i diritti umani. Pochi giorni prima erano stati impiccati tre giovani. Se non fosse tragico sarebbe ridicolo. In oltre settant’anni di esistenza, la lista dei fallimenti dell’encomiabile organizzazione supera quella dei successi. Basta citarne un paio: l’incapacità di coordinare gli interventi militari contro lo stato islamico che ha potuto agire ed espandersi indisturbato, seminando terrore e tagliando teste e l’inerzia totale davanti alla tragedia del popolo sudanese costretto a scappare dal proprio paese per non finire nel fuoco incrociato di due generali assetati di potere. Ma la dimostrazione più plateale di inania ci viene offerta da quando è iniziata l’“operazione speciale” russa in Ucraina. Il 27 febbraio dello scorso anno il Consiglio di sicurezza aveva convocato una sessione speciale di emergenza per condannare l’invasione illegale di quel paese. Chiedeva la cessazione immediata dell’azione militare russa entro i confini ucraini riconosciuti a livello internazionale. La richiesta è caduta nel vuoto. La spiegazione è tanto semplice quanto paradossale: ognuno dei cinque membri permanenti del Consiglio (Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina, Stati Uniti) ha il potere di veto. Era realistico aspettarsi che la Russia potesse votare contro se stessa? No, ovviamente, ma il voto non è neanche obbligatorio perché l’articolo 27 dello Statuto delle Nazioni Unite consente di impedire l’approvazione di una risoluzione semplicemente non esprimendo voto. Cosa che va a tutto vantaggio dei regimi autocratici che della pace e dei diritti umani se ne strafottono, non solo, ma quando tocca a loro la presidenza del Consiglio di sicurezza, che dura un mese e segue le regole della turnazione, ne approfittano per diffondere disinformazione. Alla Russia è toccato nel 2022, un mese prima dell’invasione, e quest’anno in aprile. L’operato dell’Onu, si fa per dire, registra tristemente il ribaltamento del mondo che per uno stato costretto a difendersi da un’aggressione barbara è insopportabile. Zelensky ha riportato a galla la questione del potere di veto, “Bisogna eliminarlo” ha dichiarato, in sintonia con Biden. E ha proseguito chiedendo come sia possibile che una condanna nei confronti di chi invade illegalmente, uccide, deporta bambini, stupra, devasta e affama il mondo bloccando il commercio del grano, non abbia alcun seguito. “Questa è una guerra globale, ha detto, ma il costo umano è degli ucraini. I soldati ucraini fanno con il loro sangue quello che il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe fare con i suoi voti”. In sostanza, ha dato voce al pensiero di molti: l’Onu è inutile.