
Modica, dunque, ha il suo primo sindaco donna. E’ Maria Monisteri, la prima nella storia della città. E’ stata scelta dalla maggioranza dei modicani votanti, che hanno accolto la sua proposta programmatica.
Noto che ogni tornata elettorale, nei suoi vari livelli, viene caratterizzata da una informazione pubblica che usa linguaggi che non condivido, perché la riducono ad una partita di calcio, ad una gara sportiva con vincitori e perdenti. Che cosa ha vinto, c’è da chiedersi, Maria Monisteri e che cosa hanno perso Ivana Castello e Nino Giarratana? A volte si ribalta addirittura il ragionamento, dicendo che il non aver votato una persona al posto di un’altra è una perdita per la città.
Le tre persone che si sono candidate a sindaco sono state anzitutto persone coraggiose, perché sapevano di correre andando ad accollarsi una situazione finanziaria difficile e di scongiurato dissesto, e della quale, tranne se disonesti intellettualmente, non può attribuirsi a qualcuno o a uno schieramento in particolare, atteso che la storia ne documenta l’origine, lo sviluppo fino ad oggi.
Questa era la situazione nel 1986:
La situazione amministrativa del Comune accusava già una situazione debitoria, tant’è che «nella seduta del 30 gennaio 1986 il sindaco Scivoletto presentava un’allarmata relazione sulla situazione debitoria del Comune: la colpa, nella sua relazione era: 1) della estensione della rete elettrica che aveva portato ad un aggravio di circa due miliardi di lire (forse intendeva dire estensione dell’illuminazione pubblica); 2) delle indennità per espropriazioni; 3) dei canoni SIP cresciuti di 300 milioni lire l’anno. Proponeva di chiedere un contributo straordinario alla Regione. La proposta fu approvata all’unanimità, ma dalla Regione non giunse alcun soccorso». (1)
IL 29 marzo 1988 l’allora sindaco Agosta così si esprimeva nelle sue dichiarazioni:
«La situazione di cassa del Comune è preoccupante; infatti la scopertura con la cassa di Risparmio, dopo il pagamento degli stipendi di questo mese, supera i 6 miliardi (cifra che è prossima a quella massima consentita dalla legge per il nostro Comune)
(…) La situazione che dovremo affrontare nei prossimi mesi sarà, quindi, pesante. La questione, nota a questo Consiglio, dei debiti fuori bilancio riguarda l’ENEL e la SIP, per una cifra di circa 1,2 milioni e quello (non quantificabile ma rilevante) derivante dalle procedure espropriative mai definite dal Comune.(…) E’ un dato drammatico e preoccupante rispetto al quale non possiamo solamente denunciare la nostra impotenza.(2)
La pesante situazione finanziaria del Comune di Modica è stata sempre un problema della città. Così in una nota del gennaio 2006 i consiglieri comunali della Margherita (Antonello Buscema, Salvo Maltese e Giorgio Assenza) e di “Progetto per Modica” (Nino Frasca Caccia), puntavano, in particolare, il dito sulle continue transazioni con alcuni creditori e sui decreti ingiuntivi promossi da parte di altri:
“… Con delibera di Giunta n.163 è stato riconosciuto un debito col Comune di Scicli per il con- ferimento dei rifiuti solidi urbani nella discarica di San Biagio negli anni 2002-2005, pari ad euro 7.787.376, di cui ben 1.313.000 per interessi maturati a seguito dei ritardi nel pagamento delle fatture e di non rispetto di precedenti piani d’ammortamento. Con delibera n.155 è stato riconosciuto un debito con la Modica Multiservizi di euro 883.365 accumulati al 30 novembre in pochi mesi di attività della stessa. Con delibera n.157 è stato riconosciuto un debito con l’Enel di euro 932.447. Con delibera n.160, a seguito di atto di diffida, è stato riconosciuto un debito con la Catania Multiservizi per il servizio di pulizia, custodia e piccola manutenzione del Palagiustizia pari ad euro 677.067 oltre gl’interessi…(3)
Non è il caso di continuare a fornire dati che dimostrano la costante problematicità finanziaria dell’ente comunale che si è protratta fino ad arrivare all’ultimo sindaco di Modica, ma ho voluto citarli per dire che i sindaci precedenti hanno saputo destreggiarsi anche con debiti di bilancio per gestire e far crescere la città a vari livelli. Una cosa è certa: la crisi finanziaria che la prima donna sindaco del Comune di Modica trova, non è responsabilità di singoli sindaci o solo di alcuni gruppi politici; tutte le amministrazioni, e con schieramenti politici diversi che hanno abitato Palazzo San Domenico, hanno sempre trovato e gestito situazioni debitorie; anche Maria Monisteri troverà una situazione difficile; fare polemiche in questa direzione per trovare un capro espiatorio, è una palese chiara disonestà intellettuale.
Mi chiedo allora se per il neo sindaco amministrare dovendosi barcamenare nella situazione finanziaria attuale, che poi è quasi della maggior parte del comuni siciliani, sia stata una vittoria; la chiamerei un atto di coraggio e un impegno notevole che per essere rispettato richiederà intelligenza, collaborazione, capacità di circondarsi di gruppi di lavoro che con competenza sappiano affiancarsi al lei nella guida della città.
Essere sindaco di una città come Modica è una forte responsabilità, atteso che il primo cittadino non è un semplice dirigente aziendale, ma una figura chiamata a rappresentare tutti, sia quelli che lo hanno votato sia quelli che non lo hanno fatto; una personalità nella quale devono coesistere competenza amministrativa, capacità di dialogo e di incassare anche le critiche, empatia e intelligenza comunicativa, visione della città, fattività e operosità. Maria Monisteri è stata scelta perché ha già, nei suoi anni di amministrazione, dimostrato di avere alcune di queste caratteristiche, e il tempo a venire dirà se è la donna giusta per guidare la città di Modica.
Maria Monisteri dovrà “prendersi cura”, per stare al nome della sua lista, della gestione dei problemi finanziari lavorando “per conto terzi”, che sono i quartieri, i lavoratori, i disoccupati, le associazioni culturali e sportive e quanti lavorano nei settori vitali dell’economia cittadina: il turismo, l’agricoltura, l’edilizia, le piccole e medie imprese, le realtà commerciali, e incarnando la sua azione amministrativa sia nelle fasce medio-alte della città, sia nelle fasce popolari, sia nel territorio e le campagne del modicano, sia nelle fasce più deboli della città.
Dai fatti si vedrà se Modica, eleggendo Maria Monisteri, avrà “perso”, verbo non mio ma dell’altra candidata donna avversaria, o avrà scelto bene e cognizione di causa senza pressioni di alcun “sistema di potere”.
Al di là di considerazioni pregiudiziali che vorrebbero la neo sindaco di Modica etero diretta dall’on. Ignazio Abbate, ( affermazioni che ricorrono ciclicamente nella storia di Modica dai tempi di deputati come l’ on. Nino Avola, il Presidente della regione Giuseppe Drago, l’on Antonio Borrometi e l’on. Riccardo Minardo, i quali, tra luci e ombre, hanno apportato sicuramente del bene alla città), Maria Monisteri ha fatto intendere che la sua amministrazione continuerà la strada tracciata da Abbate ma nella diversità, come è giusto che sia. Va da sé che avere in questo momento storico un deputato a Palermo con cui il neo sindaco potrà interagire costantemente non è un fatto negativo di etero direzione, ma positivo per la città, che così potrà avere un riferimento diretto ed una collaborazione finalizzata a tramutarsi in risultati più efficaci per Modica e la terra iblea.
La presenza, poi, di nove donne in consiglio comunale, compreso il sindaco, è una cosa che trovo positiva e di auspicio perché la città possa essere ben governata. La democrazia non si esprime solo nel dovere del voto. Mi auguro che tra i nuovi amministratori (anche se non sono quelli che ogni cittadino auspicava) e i modicani si instauri un rapporto di collaborazione. Si può collaborare dando idee, suggerimenti; si può collaborare con la critica, non quella distruttiva ma costruttiva, con richiami improntati alla serietà ed onestà. In politica la collaborazione dei cittadini ( al di là dello schieramento che si vorrebbe) deve essere finalizzata al miglioramento delle istituzioni, alla crescita democratica, civile della propria città. Solo chi ama la propria città, sente dentro il bisogno di collaborare per il suo sviluppo e benessere, anche da semplice cittadino.
(1) D.Pisana, Modica in un trentennio. Percorsi di storia di una città in cammino, 1980-2010, Ragusa, 2010, p.146.
(2) Ibid., p.166
(3) Ibid., p.361