
Sono passati tre anni dalla morte di Piero Vernuccio e tutti avvertiamo come la sua assenza fisica sia stata sostituita da una fortissima sua presenza, morale, umana, di competenza, di robustezza culturale e di carattere, così come ieri sera i presenti alla commemorazione, presso la domus SanctiPetri, hanno sentitamente percepito dalle struggenti parole della moglie, precedute dai ricordi prof. Giuseppe Giannone Malavita, dell’avv. Carmelo Ruta e da un magistrale racconto dell’ing. Giovanni Savarino che, dopo aver superato un iniziale momento di commozione, ha costruito, con rara maestria, traendolo dal libro di Piero “Scempi urbanistici nel salotto di Modica”, un profilo di Piero Vernuccio davvero completo.
Il Presidente dell’Associazione “Dialogo” ci ha fatto toccare, in maniera solare,la fortissima presenza di Piero, nel mondo culturale modicano,quando dalla puntuale genesi dei singoli “scempi”da Piero descritti,ha ricavato l’accorato appello ad una reazione, rivolgendosi anche al Presidente della Pro loco, presente in sala, per una mobilitazione di tutte le associazioni modicane prima che sia troppo tardi.
L’appello va raccolto ed interiorizzato ma, ciò che conta di più,deve essere reso operativo con iniziative adeguate che non possono essere il solo parlarne o farne la storia. Occorre assumere la consapevolezza di elaborare nuovi metodi ed andare oltre la semplice denuncia individuandoefficacicriteri di intervento che non possono essere, solo per fare un esempio, la raccolta di firme per singoli “scempi”oppure l’evocare meriti passati su “salvataggi” vari, che possono servire per la storia ma non certamente per essere operativi; perché poi al Male basta eleggere 20 consiglieri su 24 per fiaccare ogni resistenza.
La resistenza può avere successo altrove, in quei luoghi in cui il Resistente può averecome ottima alleata la Legge[già minata da ricorrenti disattenzioni della magistratura]e non la discrezionalità partitica.
Solo la Legge può stare al di sopra anche dei 20 consiglieri su 24, ecco perché portare la battaglia, come ha detto Giovanni Savarino, sulla trasparenza degli atti vale molto più di una raccolta firme.Ed è nella stessa logica che con Piero iniziammo, nel 2015 ( vedi Verso la “Consulta per lo sviluppo economico?” in Dialogo gennaio 2016) una battaglia dalla quale maturò la stesura di una bozza di “Regolamento per l’istituzione ed il funzionamento delle Consulte comunali” che io preparai per presentarla in un “tavolo tecnico”,presieduto dal Presidente del Consiglio comunale Garaffa, bozza che con Piero decidemmo di non pubblicare,per non “bruciarla”, quando il “tavolo tecnico” venne sciolto.
E’ su questa via che noi volevamo proseguire perché unico modo per creare strumenti normativi che potessero divenire buoni grimaldelli a disposizione.E se la proposta di un grande convegno fatta dall’ing. Savarino al Presidente della Pro loco, nella consapevolezza che tutti sanno che solo una Modica accogliente e bella avvantaggia anche lo sviluppo economico connesso al turismo, è pur vero che essaproposta non può essere sporadica ma deve essere espressione di un laboratorio culturale permanente, di un “serbatoio del pensiero”, direbbero gli americani che lo inventarono; un organismo indipendente che si occupa di analisi su problemi pubblici con lo scopo ultimo di produrre dati, informazioni, consigli e previsioni ai responsabili della politicaper costringerli ad un confronto sulla qualità delle possibili soluzioni.
Questo progetto mi ricorda un aneddoto personale che meglio caratterizza la caratura culturale del mio caro amico e maestro Piero. Sarà stato intorno a metà del 1999, era da un anno che curavo “Carta bianca” quando mi disse, conlinguaggio perentorio, “Carmelo hai pareggiato!” Ed al mio atteggiamento interrogante su cosa significasse quella frase continuò, “hai pareggiato perché,da quando scrivi per Dialogo, tanti sono gli abbonamenti che mi hai fatto perdere quanti quelli nuovi che hai fatto sottoscrivere, ma Dialogo ci ha guadagnato: è divenuto un laboratorio culturale e non la espressione di diverse sfumature dello stesso colore;colore per mebellissimo ma di per sé sempre totalizzante perché unico”.
E si avvidero in molti di questo Laboratorio, ricordo ilgiudizio più esplicito, quello di Uccio Di Maggio quando nella Prefazione al mio “Storia nascosta di Modica” scrisse:
“ […] Nell’ambito di questa operazione editoriale determinante risulta essere il ruolo svolto dal mensile ‘Dialogo’ nel pubblicare l’attività pubblicistica del Nostro. Bisogna riconoscere alla linea editoriale del suo Direttore, Pietro Vernuccio, una chiaroveggenza culturale e politica con la sua reale e concreta apertura al dialogo fra gli opposti: la Destra Sociale, la Sinistra in tutte le sue sfaccettature, la Società Civile, il filone post-Anarchico. Il primo tentativo di raccogliere il meglio di tale attività pubblicistica[…]
Un laboratorio culturale intestato a Piero Vernuccio potrebbe essere un’idea oltre a quella, ottima, di “Via Piero Vernuccio, fondatore di Dialogo.”
6 commenti su “Piero Vernuccio, la sua azione culturale continua”
Sono contento dell’iniziativa portata avanti dall’Associazione “Dialogo” e dall’articolo del sig. Carmelo Modica, è importantissima, occorre avviare un laboratorio culturale a Modica.
Detto questo però, dissento dall’affermazione “Solo la Legge può stare al di sopra anche dei 20 consiglieri su 24”, credo invece che la politica deve avere la supremazia in un discorso culturale.
Se occorre solo la verifica di legge per risolvere le questioni, allora eliminiamo i consigli comunali e mettiamo un gruppo di giuristi… non cred proprio sia questa la via giusta.
La politica deve fare le scelte di indirizzo, seppur compatibili con le norme ovviamente, ma la supremazia è quella politica.
Volevo riferirmi ad un commento fatto qualche giorno addietro che in merito evidenzia questo mio pensiero.
Si è discusso di difformità urbanistiche durante la esecuzione dei lavori per la costruzione di un complesso edilizio nel cuore di Modica Sorda, davanti a piazza Libertà, si è parlato di regolamenti, di diritto, di eventuali irregolarità, ma, ma nessuno ha menzionato la scelta dell’amministrazione di far costruire all’interno di un polmone verde nel centro abitato, fare uno scempio urbanistico che verrà criticato poi nei prossimi decenni, no di quello non se ne parla.
Gli intellettuali dove sono? Perchè nessuno dice una parola o nessuno ha detto una parola? Il diritto sono sicuro sarà dalla parte dei costruttori (palazzinari come notoriamente chiamati), ma la politica e la cultura dove stanno? Per difendere il diritto di costruire basta un avvocaticchio da quattro soldi, ma stiamo parlando del futuro di Modica, stiamo parlando dell’immagine che daremo a Modica nei prossimi anni.
Anche gli edifici di cui si parla nel libro di Vernuccio furono costruiti legittimamente, figuriamoci, nessuno potrebbe metterlo in dubbio, ma è l’indirizzo politico che mancò allora come sta mancando adesso.
Non è il solo rispetto della legge a fare il bene di una comunità… o no? La politica può intervenire in tanti modi, ogni privato può costruire in tante zone edificabili che non siano solo il centro storico, l’indirizzo politico che viene seguito durante la progettazione del PRG, le scelte di programmazione… dov’è tutto questo? Io non lo vedo, vedo solo un ammasso di cemento armato che penalizzerà il mercato immobiliare, diminuirà il verde e vedo tanto sonno ed inerzia di una cittadinanza.
Signor Carmelo Modica lei cosa ne pensa? Mi piacerebbe leggere qualche commento in merito e ringrazio anticipatamente.
Gentile sig. Vincenzo, devo dissentire da quello che scrive, le cose sono andate esattamente al contrario. Gli scempi nel salotto di Modica furono realizzati per espressa e convinta volontà della politica e contro ogni norma di legge. Se fosse venuto al convegno avrebbe appreso che l’allora sindaco Terranova si oppose con tutte le sue forze alle ingiunzioni di sospensione dei lavori che gli piovevano addosso dalla Soprintendenza di Catania, dalla Prefettura e persino dal Ministero della pubblica istruzione allora competente in materia. Dal libro di Piero Vernuccio apprenderà che durante la realizzazione del “palazzo Tumino” (quello centrale) la Prefettura di Ragusa dispose addirittura il piantonamento armato per fare rispettare il fermo dei lavori, addirittura mentre gli operai, nascosti all’interno, continuavano a lavorare alimentati e riforniti di nascosto. La politica di allora fece una scelta scellerata, offuscata da una visione “modernista” del futuro, ripudiata anni dopo (parecchi purtroppo) dallo stesso sindaco Terranova che, con rara onestà intellettuale, dichiarò di avere fatto, con quelle scelte, il suo più grande errore. Venendo ad oggi, quel quartiere soffre, e non è il solo, per la mancata scelta, tecnica e politica, della tutela di un’area che meritava di restare, come era sempre stata, destinata alla conservazione delle aree a verde privato e relative pregevoli villette. Piangere oggi perchè vengono legittimamente attuate le scelte urbanistiche che nessuno si è sentito di cambiare, o anche solo mettere in discussione, è ipocrita (non mi riferisco a lei ovviamente). Sono anni ormai che le parole “Piano regolatore” o “Piano Particolareggiato del centro storico” non fanno parte del dibattito politico. Purtroppo questi danni sono ormai irreversibili. Ho proposto di parlarne alla città, spero di riuscirci,
Caro Vincenzo
Tenterò di spiegarmi meglio, quando scrivo “Solo la Legge può stare al di sopra anche dei 20 consiglieri su 24” intendo dire che a chi vuole tentare di contrastare questa attività scellerata in atto che è certamente il frutto di un Potere onnipotente ed arrogante (questo è un dato di fatto) l’unica possibilità che gli rimane è quella di affiancare alla normale attività di denuncia, con segnalazioni, raccolta firme, presidi e quant’altro, che sono quelli che pur utilizzati solo raramente hanno prodotto risultati apprezzabili (e gli scempi descritti da Piero Vernuccio ne sono la prova), affiancare un’azione che cerca di creare strumenti normativi che possano essere utilizzati.
Faccio un esempio, se si riesce a disciplinare con un regolamento la elargizione di contributi ad associazioni culturali sarà più semplice per chi vuole opporsi ad elargizioni clientelari utilizzare tale regolamento come strumento di lotta contro l’arroganza dei “20 consiglieri su 24”: bene, cercare di ottenere un regolamento del genere mi sembra più utile che inseguire ogni singolo atto arbitrario del governo locale.
Attuare le direttive che lo Statuto del Comune (che è come la Costituzione per lo stato italiano) in materia di consulte, referendum ed altro mi sembra più fruttuoso che denunciare decisioni politiche scarsamente partecipate in un mondo in cui si parla di urbanistica partecipata.
Ma per restare nel tema, solo un laboratorio come quello che indico si può spostare sul piano dei doveri giuridici le carenze degli enti istituzionali locali in materia di Catalogazione dei beni culturali, in un mondo in cui se è vero che le direttive europee indicano la quantità di buchi del soffione doccia, vivaddio producono anche nella legge nazionale buone norme che rimangono disattese nell’incuria di tutti. Per esempio, a memoria ricordo che nel duemila il Sindaco Buscema nominò un esperto per la catalogazione dei beni immateriali del Comune di Modica e nessuno ne seppe più niente.
Grazie per il suo commento sig. Giovanni, comprerò al più presto il libro di Piero Vernuccio.
Cercherò di capire, al di là delle istituzioni, chi contrastava la costruzione di quegli edifici a Modica, comprendo che il contrasto alla realizzazione di quegli edifici avvenne da parte di istituzioni pubbliche [la Soprintendenza di Catania, dalla Prefettura e persino dal Ministero della pubblica istruzione], ma il punto che più mi interessa è, cosa ne pensavano allora i cittadini modicani? esistevano cittadini pensanti? gli intellettuali dell’epoca da che parte stavano?
Ho idea che il problema modicano sia un problema sociologico e non di mera legalità, mi creda.
Come posso pensare che non sia esistito un dibattito in città, anche se per la verità neppure oggi esiste alcun dibattito, la gente ammutolita guarda e non si immischia nelle scelte del potente di turno sia che esso rispetti le leggi, sia che non le rispetti.
Le scelte politiche non possono prescindere dalla volontà di chi vota quella politica, poichè se così non fosse, allora, dovremmo più lamentarci di chi vota e non di chi era stato scelto a governare.
Ma il Sindaco era stato votato da qualcuno o no? Credo che allora la “vecchia” Democrazia Cristiana, il partito di Terranova, avesse più che la golden share a Modica o mi sbaglio?
Oggi abbiamo:
“Legittime scelte urbanistiche che nessuno si è sentito di cambiare”, comprendo perfettamente, ma è proprio questo il punto, oggi come allora la politica non cambia perchè circondata dalla indifferenza, quasi sonnolenza, della nostra cittadinanza.
Sulle reali motivazioni sia allora che oggi, non commentiamo, ma sono sicuro che esiste una sufficiente capacità di comprensione.
Anche oggi la golden share della politica modicana è sempre la democrazia cristiana “nuova”, gli scempi nel nuovo salotto del quartiere Sorda di Modica sono stati realizzati nel rispetto delle norme urbanistiche fatte dalla volontà politica modicana… ma non per questo non si comprenderà nei prossimi anni l’enorme errore fatto.
Il fatto che le norme urbanistiche diano la possibilità di demolire un villino liberty e poter costruire in uno dei pochi polmoni di verde nel centro abitato è proprio il problema, il fatto che rispettino la normativa urbanistica non vuol dire che sia una scelta corretta.
Sperando aver espresso chiaramente il mio pensiero, ringrazio e saluto.
La ringrazio sig. Vincenzo perchè mi da l’opportunità di citare l’unica persona di cui è rimasta memoria, che si oppose con tutte le sue forze alla realizzazione di quelle mostruosità. Trattasi del consigliere (allora ex) Giovanni Ragusa, meglio conosciuto come Nannino, il quale fece, praticamente da solo, tutto quanto era umanamente possibile per fermare lo scempio. Si deve sostanzialmente alle sue segnalazioni se la Soprintendenza, allora con sede unica a Catania, si mosse coinvolgendo Ministero e Prefettura di Ragusa. Piero Vernuccio lo cita con ammirazione ricordando però che per questa sua attività venne bollato come Don Chisciotte. Di questi figli preziosi, ai quali a nessuno verrà mai in mente di dedicare un qualsiasi pertugio, Modica avrebbe tanto bisogno; resta il fatto che Nannino Ragusa restò solo contro maggioranze consiliari bulgare ed opposizioni timide e reticenti. Niente di nuovo sotto il sole.
Ho visto il suo commento ora signor Carmelo, grazie