Disegno di legge per aspettativa retribuita ai sanitari volontari nei Paesi in via di sviluppo

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Gli Onorevoli Ignazio Abbate e Carmelo Pace hanno presentato un disegno di legge finalizzato a colmare una lacuna che riguarda il personale sanitario (medico e paramedico) e che darà nuovo slancio al volontariato nei Paesi in via di sviluppo. Il personale medico e paramedico del Sistema sanitario nazionale che opera nel territorio della Regione siciliana potrebbe usufruire, a richiesta, di aspettativa retribuita per lo svolgimento di attività umanitarie sanitarie di volontariato da svolgersi in paesi in via di sviluppo per una durata complessiva che non superi i 60 giorni l’anno. Toccherà poi all’assessorato alla Sanità redigere un elenco contenente i Paesi in via di sviluppo dove l’operatore sanitario potrà prestare la propria opera in regime di aspettativa retribuita. “Grazie a questa legge andremmo ad incentivare un tipo di volontariato di fondamentale importanza perché aiuterebbe ad alleviare le sofferenze di tantissime persone che hanno bisogno di ogni tipo di cura ed assistenza, dalla più semplice alla più impegnativa. Le cure sanitarie sono al primo posto tra le esigenze da soddisfare per far sì che gli abitanti delle zone più svantaggiate del mondo possano sperare di migliorare la propria qualità di vita. L’indice di mortalità infantile a causa della denutrizione o di malattie che nel mondo occidentale sono state debellate da decenni ci impone di intervenire ma per far questo occorrono infrastrutture e personale sanitario, medico e paramedico, che possa offrire la propria professionalità tramite il volontariato che non rappresenti un danno economico per la persona che con altruismo decide di intraprenderlo. In sostanza abbiamo bisogno di una umanità concreta e non solo di facciata che possa realmente essere d’aiuto a chi lotta quotidianamente per la vita. Come rappresentanti istituzionali abbiamo il dovere di sostenere chi vuole impegnare la propria vita e la propria professionalità anche se per un periodo limitato di 60 giorni. Abbiamo scelto questa durata temporale massima per non creare troppi disagi al nostro sistema sanitario dove queste persone giornalmente lavorano”.

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