“La cultura a Modica, non avrà mai valore se non la valorizziamo”. Riceviamo

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Mi viene da piangere, vedere turisti affamati di cultura adamantina, arrampicati sui muri a secco dei vicoli a cercare con lo sguardo e trovare il nulla solo perché nascosta e proibita a chi ha interesse a trovarla.

Franco Libero Belgiorno nel suo libro “Modica e le sue Chiese” invita i lettori a continuare le ricerche sul territorio di Modica affinchè la storia e la cultura del nostro paese non si perda nel tempo, ma oggi come oggi per far ciò bisogna avere a disposizione mezzi, permessi e, perché no, anche fondi destinati a tali ricerche. Ma come ben sappiamo, a Modica diventa difficile mettere a segno un progetto del genere purché il  “sistema” diventa tortuoso, però  ci si lamenta se i turisti non riescono a trovare i tesori e scappano via a gambe elevate.

Chiese, Monumenti, siti, Palazzi storici, documenti e storie nascoste, che appartengono anche al popolo modicano, chiusi con un lucchetto e chi sa in quale buco più profondo.

Penso che realizzando un progetto del genere ci si arricchirebbe di fondi economici e di soddisfazioni e tutti ci sfameremmo di un cibo assai prelibato.

Per un istante fermiamoci a riflettere!

Non potete sapere quanto lavoro potrebbe portare un progetto del genere a tante famiglie, potremmo vivere del pane quotidiano senza perdere la dignità. Tanti ragazzi potrebbero essere a guardia di vari siti da aprire al pubblico, magari seguendo l’esempio di altri paesi, facendo pagare al turista un piccolo contributo per il mantenimento.

Si potrebbe realizzare un piccolo albergo comunale offrendo ospitalità a gente che viene da fuori a visitare la città, magari solo per il fine settimana, ad un costo accessibile a tutti. Piccole cose che potrebbero fare grande la nostra ospitalità nei confronti dei turisti, fare in modo che esso possa ritornare spesso e portare con sé altra gente per nutrirsi nella nostra meravigliosa Modica ricca di storia e di tesori.

Non è vero che Modica non ha soldi per realizzare il realizzabile, bisognerebbe solo che chi li possiede li tiri fuori dalle proprie tasche e li faccia girare per le vie del paese.

Ai cittadini stessi vorrei dire che non serve possedere una laurea per valorizzare il territorio e valorizzare il proprio essere, basta solo volerlo ed il progetto arriverà alla meta, aprite le vostre case, i vostri palazzi nobiliari, raccontate le vostre storie, soprattutto quelle più remote, non tenete nascosto ciò che può portare al vostro paese solo benefici.

Chiudo questo articolo presentandovi lo storico che ha dato il via alla valorizzazione del nostro paese affinché possa essere di esempio per tutti noi, nessuno escluso.

<<Placido Garrafa fu uno storico modicano che visse dal 1617 al 1674, egli scrisse un piccolo volume dal titolo “Prospetto corografico istorico di Modica”, questa opera fu pubblicata a Palermo nel 1653, la città dove egli risiedette sino quando si recò a Roma e dove nel 1640 si laureò in legge e teologia. Nel 1868, un illustre modicano, dal nome, Filippo Renda, fece ristampare il raro e prezioso volume, aggiungendovi una Memoria storica e un discorso tenuto da suo padre, Giovanni Renda, il 2 febbraio del 1808, nell’aula magna della risorta accademia messa a disposizione dal modicano, Carlo Rizzone, nella sua patrizia casa.

Il Garrafa, nel volumetto, racchiuse la storia di quel che era avvenuto ai suoi tempi e si intrattenne soprattutto sulle Chiese maggiori, non lasciando però alcun riferimento dal punto di vista topografico, iconografico e stilistico. Le Chiese minori le elencò solo alfabeticamente senza fare nessun accenno alla loro ubicazione.

Nel 1650, secondo lo storico, vi erano a Modica 95 Chiese fra maggiori, minori e periferiche, questi comprendevano anche conventi e monasteri.

Altri uomini continuarono il lavoro del Carrafa, la loro fatica fu, quindi, quella di rintracciare questo notevole numero di edifici religiosi.>>

Uomini che riedificarono e fecero grande parte della nostra storia.

Lucia Cannata

 

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