Per non dimenticare! E’ questa la frase che si sente spesso pronunciare in varie occasioni celebrative della nostra storia. Il 2 giugno, ad esempio, non deve farci dimenticare la scelta della repubblica come valore e strumento di democrazia e di libertà.
Ma diciamocelo con franchezza: quanta retorica e ipocrisia si nasconde a volte dentro tutta questa realtà! In un tempo come il nostro in cui la democrazia sembra sfociata in una sorta di “laisse faire” per cui nella Repubblica , in nome della libertà, ognuno fa tutto e il contrario di tutto senza norme e regole; in un tempo in cui la coesione sociale sembra utopia e in cui il conflitto e la delegittimazione dell’altro sembrano le regole che animano quotidianamente la vita degli italiani in tutti settori ( da quello politico a quello sindacale, da quello sociale a quello economico, da quello culturale a quello dell’informazione etc…) che senso ha celebrare una festa come quella del 2 giugno, in cui l’unica cosa che vale sembra essere la vacanza per andare al mare e fare un ponte più lungo? La festa della Repubblica mi sembra solo una festa mediatica che serve a ricordare, a far risvegliare per un istante la nostalgia, ma senza alcuna ricaduta umana e di riflessione sulla vita degli italiani. Per il mondo della scuola è solo vacanza; non aiuta gli studenti, come di fatto dovrebbe accadere, a fare una riflessione per un arricchimento di crescita sul piano umano, culturale, storico e civile.
Qualcuno dirà: allora la eliminiamo? No! Il problema è un altro.
Bisognerebbe cambiare la frase, passando dalla visione della “festa per non dimenticare” alla visione della “festa per testimoniare”: partendo dal Presidente della Repubblica per arrivare all’ultimo cittadino. La festa dovrebbe far nascere la convinzione che ognuno di noi, a vario titolo, è chiamato ad essere “costruttore di repubblica”, “costruttore di democrazia”.
Serve una Repubblica con presidenti e politici non “nominati” ma “eletti” dal popolo, che sappiano testimoniare l’altra faccia della politica, quella in grado di smentire, con i fatti, tutte quelle persone che si sono ormai rassegnate a pensare che la politica non è altro che ricerca di potere, e pertanto ha un volto diabolico in quanto la smania del potere induce al ricorso di qualsiasi mezzo, anche il più scorretto e disonesto, pur di conquistarlo e mantenerlo.
Serve una Repubblica in cui coloro i quali detengono incarichi pubblici e assumono poteri, sappiano testimoniare l’altra faccia del potere, quello cioè che non si fa servire ma che, al contrario, viene esercitato come servizio all’intera comunità, allo Stato in quanto garante del bene comune, alla propria Regione, città o Provincia; quello che evita il dominio sugli altri, il loro asservimento e sfruttamento, il ricorso all’inganno e alla malizia; quello che sa essere libero dal pregiudizio, dalla prepotenza, dal ritenersi superiore alle leggi stesse e che rifugge dalla corruzione.
Serve una Repubblica e una generazione di cittadini che sappiano rimettere al centro i valori morali senza far ricorso alla menzogna, all’uso spregiudicato del denaro, al trasformismo, allo scontro fine a se stesso. Non serve una Repubblica “ring – arena” dove alcuni devono vincere e altri devono perdere, ma una Repubblica in cui i valori del dialogo, della libertà, della solidarietà, dell’uguaglianza e della giustizia non siano “predicati” ma “testimoniati”. Da tutti. Utopia? Forse! Ma se non ci sforza di tendere verso questi ideali repubblicani aspettando solo che comincino gli altri, forse è meglio smettere di festeggiare. Tanto non cambia nulla!
- 11 Ottobre 2024 -
1 commento su “2 Giugno: festa di che cosa?… di Domenico Pisana”
Credo che solo migliorando se stessi si possa rendere più sana e più equa una comunità, o se vogliamo la società.
E migliorare se stessi non vuol dire essere i più bravi o occupare i primi posti nelle classifiche – di qualsivoglia attività umana (o di forzata inattività, comunemente interpretata come colpa di chi vi è costretto) – utili per valutare ogni genere di prodotti ma non per misurare, stoltamente, il valore delle persone.
Penso che sia possibile migliorare se stessi attraverso uno sguardo puro, con un’apertura all’altro senza pregiudizi e preconcetti.
E credo che proprio la Costituzione della Repubblica Italiana sia il più alto invito a essere migliori, per se stessi e per il Paese.
Penso, con non poco dolore, alla scarsa considerazione riservata da famiglia e scuola alla Carta costituzionale, a quanto sia poco sentita l’esigenza di educare alla sua scoperta e alla valorizzazione del suo tesoro inestimabile.
Troppo spesso, se lo si possiede e se non è intonso, il libro della Costituzione lo si colloca in un angolino della libreria o in un cassetto, abbandonandolo come un inutile e noioso volume alla polvere del tempo e dell’oblio.
Sulla quarta di copertina di un bel libro, che spesso tiro fuori dallo scaffale della mia libreria, scritto a quattro mani da Michele Ainis e Vittorio Sgarbi: “La Costituzione e la bellezza” (La Nave di Teseo), sono riportate due citazioni degli autori:
“La Carta costituzionale italiana è una sorgente di bellezza, oltre che la prima fonte del diritto” (Ainis).
“L’Italia è il paese più bello del mondo. Non può non avere la bellezza come elemento costituzionale” (Sgarbi).
Basterebbe avere questo sguardo per ritenere la Costituzione un’opera mirabile da scoprire, dispensando i suoi preziosi contenuti, dopo averli fatti propri, con “la potenza di un sorriso…. che non costa niente ma crea molto….arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dispensa….nessuno è tanto ricco da poterne fare a meno, né tanto povero da non poterne dare….e tuttavia, non può esser comprato, né elemosinato, né preso a prestito o rubato, perché la sua intima essenza è quella del dono” (Santi Correnti).
La Costituzione della Repubblica Italiana è un dono dei Padri costituenti agli Italiani del tempo nuovo della rinascita. È stata scritta da uomini diversi per idee e formazione, rappresentanti le varie anime di un Popolo eterogeneo nella cultura e nelle tradizioni ma accomunato dal determinato proposito di dare un futuro migliore alle nuove generazioni, dopo il dolore e la devastazione del secondo conflitto mondiale, con ammirevole generosità e con la forza positiva di un sorriso, aperto alla speranza.
Ignorare o disprezzare la Costituzione è rinnegare le radici della nostra storia recente e seppellire la memoria dei nostri avi.
Se conserviamo ancora qualche residuo di sensibilità, prendere tra le mani la Costituzione per farla vivere nel quotidiano è il modo migliore per esprimere gratitudine a chi ce l’ha generosamente donata.
Buona Festa della Repubblica Italiana.