di Giannino Ruzza
Il governo iraniano ha spostato la produzione di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio in un luogo più affidabile, un anno dopo il sabotaggio avvenuto nell’impianto di Karaj, ha riferito il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, Behruz Kamalvandi. Come si ricorderà l’anno scorso in giugno si era verificata un’esplosione in una struttura del sito nucleare. Teheran in seguito aveva accusato Israele di essere coinvolto nell’operazione di sabotaggio. “Data l’importanza delle macchine (per la produzione) delle centrifughe, le abbiamo spostate in un luogo più sicuro e ora stanno lavorando. Abbiamo rafforzato le misure di sicurezza. Una parte significativa della produzione di centrifughe è stata trasferita a Natanz e Isfahan”, ha confermato Kamalvandi. Le macchine, del sito nucleare di Karaj, ora chiuso, verranno utilizzate per realizzare tubi e soffietti a rotore centrifugo, parti cruciali per dispositivi che ruotano a velocità molto elevate per l’arricchimento dell’uranio. Ha anche affermato che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) non avrà accesso ai dati delle telecamere di sorveglianza installate nel nuovo stabilimento di Natanz fino a quando l’Iran e altri paesi non raggiungeranno un accordo sul programma nucleare iraniano nell’ambito dei colloqui di Vienna. Infatti, l’Iran e i “sei” mediatori internazionali (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania) nel 2015 avevano adottato un Piano d’azione congiunto (PACG); accordo che prevedeva la limitazione del programma nucleare di Teheran in cambio dell’abolizione delle sanzioni internazionali e unilaterali contro lo stato islamico. Tuttavia, l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel 2018 si era ritirato unilateralmente dal JCPOA e reintrodotto le sanzioni contro l’Iran, spingendo Teheran a eliminare gradualmente alcuni termini dell’accordo. Mentre con il presidente Joe Biden, l’amministrazione della Casa Bianca, aveva espresso la volontà di ripristinare il JCPOA, senza compiere in realtà significativi passi in avanti. Dall’aprile 2021, l’Iran e diverse potenze mondiali, stanno negoziando nella capitale austriaca, nel tentativo, non facile, di ripristinare questo benedetto auspicato accordo.