( di Giannino Ruzza)
La tensione nelle aree di confine tra i due paesi è aumentata da quando l’anno scorso i talebani sono saliti al potere in Afghanistan, dove operano, dall’interno del proprio territorio, gruppi armati (talebani pachistani, noti come Tehreek-e-Taliban Pakistan) schierati contro il loro paese di origine. Una conseguenza che ha indotto il governo di Islamabad a lanciare un raid aereo che ha ucciso una trentina di persone a Khost, mentre a Kunar, sono morti cinque bambini e una donna. Tutto questo dopo che il governo di Islamabad, aveva più volte invitato quello di Kabul ad adottare le misure necessarie per impedire i loro frequenti attacchi armati nelle zone di confine. Richieste cadute nel vuoto. In risposta al raid aereo subito, il portavoce del governo afghano e viceministro dell’Informazione Zabihullah Mujahid ha esortato il Pakistan a non mettere alla prova la pazienza degli afgani su questi temi, invitando il paese confinante a non ripetere lo stesso errore, onde evitare terribili conseguenze. Anche il ministro degli Esteri del governo talebano, Amir Khan Muttaki, dopo aver condannato le azioni avvenute a Khost e Kunar, ha sottolineato, all’ambasciatore pakistano a Kabul, la necessità di prevenire tutte le violazioni militari, in quanto non fanno altro che inasprire le relazioni bilaterali. A sua volta, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, ha manifestato la propria preoccupazione per la grave situazione creatasi al confine tra i due paesi. La Missione, ha detto il suo portavoce, che “I civili non dovrebbero mai essere presi di mira”. Le aree di confine tra Afghanistan e Pakistan sono da tempo una roccaforte di gruppi armati talebani pachistani, che occasionalmente lanciano attacchi transfrontalieri contro obiettivi civili e militari in Pakistan, un movimento che non è legato ai talebani afgani, ma che nutre profondo dissenso per le politiche adottate dalla loro nazione di origine, guidata del presidente Arif Alvi.