Cerca
Close this search box.

La pratica della non violenza…di Domenico Pisana

L’OSSERVAZIONE DAL BASSO
Tempo di lettura: 2 minuti

Nella nostra società c’è sicuramente tanta gente che fa del bene e che, in silenzio, si sforza di amare il prossimo. Questa è una realtà sommersa, che non si vede, non fa rumore. Ma c’è anche tanta gente che odia, si vendica, guarda gli altri come nemici da abbattere. E fra questa gente ci sono anche cristiani, credenti, laici e atei. Chiaramente, per quanto possiamo spellarci a parlare di carità e magari a tradurla in azione, non c’è dubbio che se nel nostro animo alberga odio e vendetta, lì Dio non vi abita.
Gesù del resto è stato chiaro: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente, ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle” (Mt 5, 38-42). E ancora: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli dei Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. (cfr. Mt 5, 43-48).
Gesù annuncia queste parole all’interno di un quadro storico- politico caratterizzato da divisioni, lotte, inimicizie, guerre; i gruppi che ha davanti a sé sono diversi:
farisei: il nome significa “separati” , appartenenti alla classe media, che custodivano la Legge e la interpretavano (rigidi tradizionalisti: orme di purità, il Sabato ecc…);
sadducei: provenienti da ricche famiglie sacerdotali, che si adattavano alla dominazione romana, conservatori che applicavano la Legge alla lettera;
scribi: erano gli “uomini del Libro”, specialisti e interpreti delle Sacre Scritture;
sacerdoti: sacerdoti e Leviti erano i soli che potevano officiare al Tempio, usufruivano delle offerte fatte al Tempio, da loro era scelto il Sommo Sacerdote (a capo del Sinedrio);
esseni: setta dei “puri”, che avevano abbandonato Gerusalemme e il Tempio, rifugiati nel deserto di Giuda;
zeloti :fazione politica fortemente antiromana, che difendevano la Legge e la loro attività era clandestina;
erodiani: la dinastia monarchica di Erode, al tempo di Gesù di Erode Antipa;
samaritani: abitanti della Samaria che ritenevano che fosse il monte Garizim e non Gerusalemme il luogo prescelto da Dio per i sacrifici;
proseliti: pagani che desideravano entrare nella religione ebraica, gli era adibita una parte del Tempio e potevano partecipare alle faste ebraiche.
Da questo quadro ad oggi guerre se ne sono succedute parecchie, e ciò potrebbe portare a concludere che quando da lui insegnato non è possibile realizzarsi. Gesù però non solo lo ha insegnato ma lo ha messo in atto, tant’è che nel momento della sua crocifissione dall’alto della croce dice: “Padre perdona loro perché non sono quel che fanno”.
La fede cristiana non fa ragionamenti politici, ma è capacità di dare la vita come Gesù e per suo dono, e anche in questa direzione la storia dell’umanità e piena di testimonianze che hanno messo in atto l’insegnamento evangelico in mezzo alle tante contraddizioni.
Rispondere alla chiamata di Gesù e mettersi alla sua sequela, implica, dunque, necessariamente l’acquisizione di uno stile di vita simile al suo. E lo stile del Maestro si caratterizza certamente per l’assenza di odio, per la non violenza e per l’amore verso il prossimo.
Prendendo spunto da questo tratto del discorso della montagna, vorrei fare una riflessione sul significato cristiano della non violenza e del comandamento dell’amore del prossimo considerato che, nella prospettiva del regno di Dio annunciato da Gesù, i rapporti tra gli uomini non sono improntati all’odio, alla vendetta, alla rivalità, ai conflitti, ma costruiti seguendo il criterio della non violenza e dell’amore.
L’invito di Gesù: “se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Mt 5, 39b) costituisce certamente una contrapposizione alla “legge del taglione” dell’Antico Testamento, la quale ammetteva la punizione del colpevole con un male simile a quello che aveva fatto, al fine di evitare la vendetta e mantenendo così una sorta di uguaglianza tra il male compiuto e il castigo imposto.
Gesù, invece, alla logica della vendetta e della violenza sostituisce la logica dell’amore, fino a comandare di porgere l’altra guancia. Qual è il senso di questo comando? Certamente l’espressione non è da prendere alla lettera, ma vuole significare l’invito del Maestro ai suoi discepoli ad avere come criterio di risposta, nelle varie circostanze della vita, non il male e l’odio, ma l’amore e il perdono; ad acquisire un atteggiamento interiore di non violenza capace di perdonare e di rispondere al male con il bene.
Certo, un atteggiamento del genere è difficile da avere, ma col suoi aiuto non impossibile. Gesù lo ha chiesto ai suoi discepoli non perché sapeva che sarebbero stati in grado di porgere l’altra guancia, ma perché, effondendo su di loro la potenza del suo Spirito, li avrebbe resi capaci di amare, di non odiare e di non vendicarsi. Lo stesso ragionamento vale per noi. Gesù, quindi, chiama a una scelta controcorrente, lucida e coraggiosa, che fa leva non sulla violenza, sull’offesa, sull’ingiustizia, sull’odio ma sul perdono, sulla misericordia e sull’amore. Scegliere di non odiare e la non violenza non vuol dire rinunciare a ogni lotta contro il male; anzi, essa è una lotta più attiva e reale, sul piano morale, della legge del taglione. Non vuol dire, inoltre, atteggiamento passivo, quietista, rassegnato, di sterile deplorazione, ma atteggiamento centrato sull’amore come forza in grado di contestare ogni sistema di vita fondato sul disprezzo dell’uomo e dei valori.
Quando poi Gesù invita perfino ad amare i nemici e a pregare per loro, sembra chiederci una cosa impossibile e irrealizzabile. Gesù, in pratica, ci esorta a non contentarci di “amare quelli che ci amano”, in quanto ciò non dà alcun merito, né a limitare il saluto ai fratelli; tutto questo, infatti, rientra nell’umana logica del rispondere con il bene a chi ci fa del bene.
Il modo di agire del discepolo di Gesù deve, invece, innalzarsi al livello del divino: rendere bene per male. Da qui l’amore per i nemici e la preghiera per i propri persecutori. Forse, in questo momento, mentre scrivo mi chiedo se è possibile raggiungere questo livello. Certo è che Gesù ce lo chiede ed è Lui stesso che lo può rendere possibile nella vita del cristiano. Non odiare e amare i nemici e i propri persecutori non è infatti un atto di bravura, una capacità umana, uno sforzo sovrumano, né un sentimento, ma è fare agire in noi Gesù, il suo Spirito di pace e di misericordia.
Viviamo in un tempo caratterizzato da conflittualità e incapacità di relazione a livello globale in tutti campi, dal sociale al politico, da quello economico a quello lavorativo, da quello ecclesiale a quello pastorale, e la conflittualità, anche fra i cristiani e le chiese di confessioni diverse, sfocia a volte nell’odio verso l’altro. Chi odia potrà avere le sue motivazioni, ritenersi a volte nella verità, pensare di essere con la coscienza a posto, ma di fronte alla Verità credo nessuno possa avere questa pretesa.
In ogni caso, i cristiani non possono dimenticare che l’odio e la vendetta, le inimicizie, la discordia, la gelosia, i dissensi, le divisioni, le guerre, le fazioni e le invidie escludono dal regno di Dio(Gal 5, 19-21).

477036
© Riproduzione riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

RTM per il cittadino

Hai qualcosa da segnalare? Invia una segnalazione in maniera completamente anonima alla redazione di RTM

SEGUICI
IL METEO
UTENTI IN LINEA
Scroll to Top