
Una volta valeva la parola nonostante l’invito prudente dei latini ad affidare alla scrittura qualsiasi accordo o contratto. Verba volant, scripta manent. Le parole volano. Lo sa Giuseppe Conte che proprio su questo ha fatto affidamento e nel giro di pochi giorni è passato dal “mai più sulle reti nazionali” causa mancato lotto Rai al MoVimento, all’ “avevamo scherzato”. Ieri, poco prima del convegno della Camera sulle comunità energetiche con i ministri Cingolani e Patuanelli, Giuseppi ha cercato di uscire dalla trappola del suo diktat, ammorbidendone il significato: “La decisione non è irreversibile. Era solo per mandare un segnale e ottenere un chiarimento”. Conoscendo il personaggio, in zona Rai avevano già annusato il bluff, tant’è che non hanno inviato alcun segnale e tanto meno un chiarimento. Fuortes ha ratificato le nomine, lasciando intendere che quelle sì, erano irreversibili. Neanche Di Maio si è dato la pena di attenersi agli ordini di Conte, partecipando a tutti i tg Rai. Una mossa che ha il sapore di un messaggio ai suoi fedelissimi sulla “reversibilità” del capo. Il ministro degli Esteri sembra impegnato da qualche tempo a fare le scarpe a Conte e intanto che si profonde in elogi pubblici nei suoi confronti fa da sponda al governo. Ma chi più di tutti dimostra di tenere in scarsa considerazione l’avvocato del popolo è il garante del MoVimento. Sempre ieri, al termine del convegno, l’ironia tagliente di Grillo si è abbattuta come un siluro sull’ex premier: “Mi fa piacere che siamo qui con la stampa. Giuseppe è uno dei più grandi specialisti di penultimatum che abbia mai visto”. Conte non ha fatto una piega. Tutto scorre lieve sull’abito ingualcibile e il sorriso ineffabile di un capo che è tale più per esigenze altrui che per meriti personali. Questa è forse la ragione per cui lo vedremo per molto ancora.