Cerca
Close this search box.

Credere nel nostro tempo/8… di Domenico Pisana

Rubrica di Teologia. Il I° comandamento: “Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altro Dio fuori di me”
Tempo di lettura: 2 minuti

La nostra rubrica vuole avviare un percorso di riflessione su un dato della nostra fede certamente non trascurabile: il Decalogo, ovvero i dieci comandamenti. Tale scelta appare importante perché oggi sembra diffondersi sempre più l’idea che le famose “dieci Parole” che Dio rivelò direttamente al popolo ebraico non siano più attuali e idonee a guidare il cammino dei cristiani del nostro tempo; in altre parole, si va affermando la convinzione che i comandamenti in se stessi siano in contrasto, proprio per la loro formulazione negativa, con la libertà del credente, il quale deve invece essere libero di lasciarsi guidare dall’amore spontaneo nel suo agire umano, senza dare ascolto a norme che vengono dall’esterno.
Fatta questa premessa, è opportuno che il cristiano di oggi ponga a se se stesso degli interrogativi: che cos’è un comandamento divino? Perché esistono i dieci comandamenti? Chi li osserva è davvero meno libero? La risposta a queste domande esige, per un attimo, un tuffo nella visione biblica veterotestamentaria, dove il Decalogo si inserisce all’interno del rapporto di alleanza tra Dio ed Israele: esso non è l’imposizione arbitraria di un Dio oppressore e tirannico, ma la proclamazione del Dio vivente, che parla e dà un insegnamento, come il padre istruisce il figlio.
I comandamenti, in sostanza, non sono norme proibizionistiche né un ingabbiamento della libertà del credente, quanto invece l’espressione di una relazione nella quale si manifesta un atto di fedeltà al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto.
In questo contesto, allora, ogni comandamento va accolto alla luce del primo: “Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altro dio fuori di me”; il “non” nominare… uccidere…rubare.. etc.. non sono imposizioni, ma la conseguenza dell’aver scelto Dio come unico Signore della propria vita.
Il cristiano di oggi prima di guardare ai “comandamenti di Dio” deve guardare al “Dio dei comandamenti”, deve cioè dire a stesso se davvero Dio è l’unico Signore della sua vita o se, invece, altri dei hanno preso il suo posto; se gli idoli del nostro tempo, ossia l’avere, il potere e il sapere hanno preso il sopravvento nel suo cammino di vita fino al punto di richiuderlo nella forza distruttiva dell’egoismo, dell’odio e della menzogna.
Quando Dio ordina ad Israele di non farsi altri dei, lo fa perché è “geloso”, una gelosia che nell’accezione ebraica indica un “essere innamorato”; il comando allora non è un’imposizione ma l’espressione di amore di un Dio che si dona totalmente da volere un uguale amore e un’uguale dedizione da parte del suo popolo.
Osservare i comandamenti è dunque rispondere ad una chiamata di amore, è accettare Dio come Signore della propria vita; chi vive la propria fede in questa prospettiva non sentirà minimamente di essere minacciato nella sua libertà, anzi proprio nell’osservanza dei comandamenti di Dio sentirà di essere più libero e di vivere in pace con se stesso e con il prossimo.
La vita morale del cristiano non può dunque fare a meno del decalogo, perché esso non è un codice di precetti da osservare esteriormente, ma un cammino di vita da percorrere alla luce del comandamento nuovo dell’amore di Gesù.
Il problema vero non è quello di chiedersi se i dieci comandamenti sono attuali oppure no, se inducono semplicemente all’osservanza di precetti o se ingabbiano la libertà del credente, quanto invece di verificare se nella propria vita Dio è l’unico Signore o se il suo posto è stato preso da altri dei: il denaro, il potere, l’arrivismo, la carriera, il successo, la vanità, etc.., al punto da trasformare il comandamento da “Io sono il Signore tuo Dio, non avrai altro Dio fuori di me” in “Io sono il denaro-potere-successo- scienza Tuo Dio, non avrai altro Dio fuori di me”.
La risposta a questa domanda di fondo che ognuno deve far risuonare nel proprio cuore, è la chiave per poter accogliere con serenità l’insegnamento contenuto nel Decalogo, evitando così di cadere nella morale dell’osservanza per poter vivere la morale dell’alleanza e dell’amore.

449644
© Riproduzione riservata

2 commenti su “Credere nel nostro tempo/8… di Domenico Pisana”

  1. Tonino Spinello

    Dalla premessa del Prof. Pisana, un po’ mi ci rivedo, specie quando parla della libertà del credente, ma posso spiegarne (se ci riesco) il mio punto di vista.
    Fin da piccoli, i dieci comandamenti li abbiamo insegnati nelle catechesi, e preti o laici, dopo averceli fatti insegnare a memoria, c’è li spiegavano punto per punto. Siamo cresciuti con la convinzione di essere dei buoni cristiani ed osservatori della fede perché li sapevamo addirittura a memoria. Negli anni a seguire e approfondendo scopro tante cose distolte di quello che mi era stato indottrinato.
    Ad esempio mi è stato “inculcato” che Gesù ha lasciato chiaramente detto che, chiunque non avesse rispettato anche una sola virgola dei Comandamenti sarebbe stato l’ultimo nel Regno dei Cieli. Questo è vero, però non mi è stato detto che i comandamenti di cui parla Gesù sono quelli inseriti nella Sacra Bibbia (la Torah) che Dio ha dato a Mosè sul Sinai.
    Ma quali sono i comandamenti di cui parla Gesù? A questa domanda risponderemmo quelli indicati dal Vangelo o nelle catechesi della Chiesa Cattolica, sicuri e fieri di saperlo. Ebbene, approfondendo, e leggendo molto su questo, scopro che non è cosi. Gesù infatti non parla dei comandamenti della Chiesa, (cioè i preti) ma di quelli risalenti al 1200 aC. circa, che Dio aveva dato a Mosè sul Sinai, quelli appunto citati nella Sacra Bibbia (la Torah). Ebbene quei dieci comandamenti, sono stati modificati, ma per spiegarli, mi prolungherei troppo e forse non sono in grado di farlo comprendere, sicuramente il Prof. Pisana sa di cosa parlo, e sicuramente lo saprebbe spiegare di gran lunga meglio.
    Ma, tralasciando i comandamenti modificati dalla Chiesa, la domanda è: Perché esistono i comandamenti?
    Secondo me perché a quei tempi, l’uomo per vivere da uomo e non da bestia, aveva bisogno di regole, di decoro, di umanità, (non c’erano le leggi democratiche) e come meglio farlo se non con il timore di un Dio misterioso e severo, che ti vede e ti osserva ovunque sei e ti potrebbe punire all’istante? Con l’andare dei secoli siamo arrivati ai giorni nostri con questo timore e forse a volte tante cattiverie non li facciamo perché questo timore inconscio, frena la nostra natura malvagia. Ma tutto questo fino ad un certo punto, perché specie oggi, ci sono molte cose apparentemente divine, come la tecnologia, e i comandamenti non sono visti come Sacri, ma come qualcosa che apparteneva al passato e anche se i preti si danno da fare per farlo capire ai fedeli, sanno che ormai nutrono solo velleità, perché il denaro ha sopraffatto anche i “Misteri di Dio”, e la mia impressione è che loro sono i primi ad esserne convinti. Anzi, a volte ho la sensazione che quando parlano di Dio, parlano del denaro!
    Ma oggi non è facile scorgere un uomo o anche un prete che vede la vita come un dono, (che non per forza deve essere di Dio) e viverla da essere libero. Purtroppo il Dio denaro non ci renderà mai liberi, e questo vale per chi ne ha troppo e per chi non ne ha per niente!
    L’uomo è stato talmente intelligente che si è incastrato con le sue stesse mani, chi di noi oggi può fare a meno del denaro? Anche solo per vivere! Chi invece può fare a meno di Dio e dei suoi comandamenti?
    Chi è disposto a morire per andare in paradiso? E quanti invece per il denaro?

  2. Tonino Spinello

    Città del Vaticano – La Pasqua si avvicina e il Papa Francesco punta il dito contro i danni fatti dal ‘dio’ denaro che influisce persino sulla più grande realtà di fede, la resurrezione, rendendo gli uomini ciechi e sordi. All’udienza generale fatta in streaming per via della pandemia in corso, il pontefice riflette così sul racconto evangelico che narra gli ultimi giorni di Gesù, dalla crocefissione, fino alla morte e la resurrezione.
    Ecco le parole del Papa;
    «Gesu’ disse una volta: ci sono due Signori nel mondo, Dio e il denaro, chi serve il denaro e’ contro Dio (…) Le guardie, i soldati che erano nel sepolcro, hanno visto Gesu’ vivo e risorto. I nemici lo hanno visto e poi hanno fatto finta di non averlo visto. Perche’? Perche’ sono stati pagati”, ha spiegato. “qui il denaro ha fatto cambiare la realta’: avevano visto la meraviglia della resurrezione, ma sono stati pagati per tacere. Pensiamo tante volte che uomini e donne cristiani sono stati pagati per non riconoscere nella pratica la resurrezione di Cristo e non fanno quello che Cristo ci ha chiesto di fare come cristiani».

    Prof. Pisana,
    Guardando la Chiesa dal Papa all’ultimo chierichetto in tutta la sua grandezza e potenza finanziaria, mi chiedo:
    Ma cosa ha chiesto Cristo di fare come cristiani?
    I preti quale esempio danno del Cristo morto e risorto per noi? I preti quale Dio Servono?
    O dobbiamo essere ubbidienti e ciechi, ed ascoltarli con fede cristiana, senza domandarci e soprattutto senza entrare nei misteri di Dio o del denaro?
    Dalle parole di Francesco, capisco che ha parlato più del potere del denaro che della misericordia di Dio!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Articoli correlati

RTM per il cittadino

Hai qualcosa da segnalare? Invia una segnalazione in maniera completamente anonima alla redazione di RTM

SEGUICI
IL METEO
UTENTI IN LINEA
Scroll to Top