Si allarga sempre più, dopo essere stato rilanciato dall’area iblea, il movimento d’opinione del brand “No mafia” che sta raggiungendo le varie zone del territorio siciliano, coinvolgendo sempre più rappresentanti istituzionali. Un’azione a supporto del Comitato amministratori Regione Sicilia, fondato tempo addietro, che, adesso, però, vanta al proprio interno più di trecento tra sindaci, assessori e consiglieri comunali, per dire no alla vendita di oggettistica e gadget che, in varie parti d’Europa e anche all’interno del territorio nazionale, si rifanno a simboli che inneggiano alle varie forme di mafia risultando essere sempre di più il brand (ovviamente falso) dell’Italia nel mondo. Il consigliere comunale di Ragusa Mario D’Asta, che per primo ha posto la necessità di rilanciare la questione nelle scorse settimane, è stato anche sentito da alcune testate giornalistiche nazionali, il Corriere della Sera in particolare, che hanno voluto comprendere la ratio di questa presa di posizione. “Il brand che stigmatizziamo – sottolinea D’Asta – è non più accettabile poiché l’immagine della nostra terra nel mondo non è legata alla mafia bensì alla cultura, alle bellezze naturali, alla storia e all’arte. Abbiamo voluto lanciare un messaggio forte e chiaro nei confronti di qualsiasi oggetto che possa richiamare al malaffare”. Lo ribadisce anche Gianfranco Gentile, portavoce del Cars e presidente del Consiglio comunale di Pettineo. “Ecco perché – sottolinea quest’ultimo – abbiamo predisposto una mozione consiliare al fine di sensibilizzare ogni amministrazione comunale ad avviare un percorso virtuoso, teso a stimolare sia il Governo regionale che nazionale all’approvazione di norme che vietino la diffusione di tale oggettistica. Rappresenta un’offesa per le famiglie delle vittime di mafia e per tutti coloro che giornalmente sono impegnati al contrasto della criminalità organizzata”. Oltre a D’Asta, a presentare la mozione in Consiglio comunale sono stati anche Francesco Bertolino consigliere comunale di Palermo; Agatino Giusti, consigliere comunale di Catania; Paolo La Lima, consigliere comunale di Resuttano; Anna Allegro, consigliere comunale di Alcamo; Mariangela Cacciatore, consigliere comunale di Joppolo Giancaxio; Betty Morello, presidente del Consiglio comunale di San Fratello. Tutti hanno immediatamente manifestato l’intenzione di farsi promotori dell’iniziativa e quindi presentarla in seno al proprio civico consesso. Tanti altri si uniranno nei prossimi giorni per seguirne l’esempio. “E’ un movimento virtuoso quello che si sta cercando di portare avanti – aggiunge D’Asta – e, soprattutto, trasversale. Non ci sono primogeniture, non ci sono rivendicazioni partitiche. Abbiamo avvertito una precisa necessità, quella di rendere un servizio di fondamentale importanza per il rilancio della nostra terra che non può più essere ancorata a certi stereotipi. Noi ci siamo. E vogliamo fare in modo che si possa crescere sempre di più in futuro”.
- 9 Dicembre 2024 -
1 commento su “D’Asta, Ragusa. Si allarga movimento d’opinione brand “No Mafia””
“Strani gli Italiani: sono cosi pignoli che in ogni problema cercano il pelo nell’uovo. E quando l’hanno trovato, gettano l’uovo e si mangiano il pelo”.
Benedetto Croce
State alimentando una crociata contro i gadget mafiosi, quando la mafia è parte integrante del “vostro” sistema politico, giudiziario e bancario!
Invece di fare la lotta a questo, viene molto facile togliere un gadget, cosi diventa tutto più omertoso! Tutto il mondo sa che le mafie (di qualunque genere) è presente nel governo e in tutte le istituzioni Italiane, quindi non c’è bisogno di raccontare stronzate ai cittadini solo per purificare le vostre anime perse!
Se veramente rispettate la memoria delle vittime di mafia, dovete fare pulizia dentro i vostri dicasteri.
Ad iniziare dai Comuni, Province (anche se avete cambiato solo il nome) Regioni, Governo, Magistratura, Forze dell’Ordine, banche, e tutte le Istituzioni che esistono!
Ma siccome questo è un lavoro per “Uomini”di un certo spessore, voi non potete fare altro che la guerra ai gadget che sono tanto offensivi. A questo punto, mi sento più offeso da voi che dai souvenir.
Andate a chiedere alle famiglie vittime di mafie cosa è più offensivo; i gadget o Voi?
Se questo vi serve per farvi belli e puri all’occhio della società, fate pure, ma una purga ogni tanto prendetela, forse vi farà bene!
Siete tristi e statici, o forse siete solo vittime di voi stessi!