“Con l’inizio della campagna vaccinale e una parziale riduzione della circolazione del virus, sembrava che si potesse vedere la luce e cominciare a pensare ad una ripresa economica vera. In realtà, nel giro di poche settimane, il quadro è tornato ad essere molto critico tra stop al vaccino Astrazeneca e diffusione sul territorio delle varianti del coronavirus che hanno aumentato in modo sensibile la contagiosità. Dai dati che emergono nell’ultimo numero della “Congiuntura Confcommercio”, appare evidente che anche l’economia della provincia di Ragusa si trova a rivivere una situazione molto simile a quella di marzo e aprile dello scorso anno. Certo i vincoli alla mobilità, le chiusure degli esercizi commerciali e dei luoghi di scambio sociale, sono un po’ meno stringenti ma il problema è che si aggiungono ad una situazione economica già molto compromessa”.
E’ quanto rileva il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, dopo avere preso atto dei dati dell’Indicatore consumi Confcommercio (Icc) che, per il mese di febbraio, indicano, nell’area iblea, un andamento negativo su base annua con una flessione del 12,5% che segue la contrazione del 17,9% di gennaio. “Per quel che riguarda il Pil – afferma Manenti – a marzo dovrebbe ridursi del 4,7% su base mensile. Ma il problema è che, a questo punto, è in discussione anche una previsione di crescita del Pil attorno al 4% per l’anno in corso. Si ampliano i divari tra settori: gran parte dei servizi di mercato si trovano ormai da un anno nell’impossibilità di operare mentre almeno alcuni settori della piccola industria stanno recuperando le perdite registrate nei peggiori momenti dello scorso anno”. Guardando all’andamento economico dei vari settori dell’economia, solo i prodotti ed i servizi di comunicazione e per l’elettronica di consumo si confermano in territorio positivo. Gli incentivi hanno invece dato una buona spinta alla domanda di auto. “Un dato curioso è che – prosegue Manenti – per la prima volta dopo molti mesi il settore dell’alimentazione fa segnare un piccolo calo dopo gli aumenti continui degli scorsi mesi ovviamente dati dalla corsa alla scorta delle famiglie italiane nei periodi di lockdown. In fondo alla classifica rimangono purtroppo la filiera turistica, la mobilità ed i settori legati alla fruizione del tempo libero. Il protrarsi di riduzioni prossime o superiori al 50% da un anno rende sempre più difficile immaginare un’uscita dalla crisi, peraltro non immediata, che non implichi pesanti ripercussioni su questi settori con effetti che potrebbero durare più a lungo della crisi sanitaria. In forte difficoltà continuano a trovarsi l’abbigliamento e le calzature (-24,5% nel confronto con febbraio 2020) e la domanda di carburanti (-21,2%)”.
- 9 Dicembre 2024 -