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Personaggi degli Iblei di ieri… di Domenico Pisana

Il modicano Giorgio Candiano, poeta, umanista, docente, traduttore
Tempo di lettura: 2 minuti

Giorgio Candiano è stata certamente un’altra figura di intellettuale di rilievo nella città di Modica. Nato nel 1921, completò gli studi al Liceo Classico “T. Campailla” di Modica dopo aver frequentato prima il Seminario di Modica e poi quello di Noto. Tutta la sua vita fu dedicata alla ricerca, alla letture di testi letterari, filosofici e ad approfondire liberamente lo studio del tedesco, russo, inglese, spagnolo e francese. Si dedicò con passione all’insegnamento, esercitando per più di quarant’anni la professione di docente di latino e greco, di lingue e letterature moderne e di discipline storico-filosofiche.
Molte le sue frequentazioni culturali con poeti e scrittori come Saverio Saluzzi, Elio Galfo, Nannino Ragusa, Meno Assenza e Giovanni Rossino; quest’ultimo nel mensile “Dibattito” di Scicli pubblicava, di tanto in tanto, delle recensioni sulle opere di Candiano e delle testimonianze che sono state anche riportate nel volume Il mondo, Antologia di poesie, pubblicato dalla famiglia nel 2014.

1. L’itinerario intellettuale di Candiano

L’itinerario intellettuale di Candiano è stato abbastanza articolato e ha lasciato alla città di Modica un patrimonio di opere, di scritti e saggi filosofici, nonché la traduzione dell’opera Omnia di Catullo in poesia italiana. Nel 1981 pubblicò un libro di poesie sull’amicizia in onore del prof. Salvatore Triberio, al quale era legato da grande e fraterna amicizia. Fra le sue opere vanno citate Il mulino, Dio ragione pura, Amore e vita, A ttia, poesie in dialetto; Modica o del luogo natio, Il tramonto della città, A te, o donna!, liriche scelte.
Candiano ha scritto poesie in lingua e in dialetto. La sua è una poesia che piace perché offre, anzitutto, una “poetica dell’essere”, riuscendo , attraverso un armonico intreccio di lingua e parola, a toccare tematiche liriche che si dispiegano con un linguaggio declinato su vari versanti: il linguaggio affettivo, il linguaggio ermetico, il linguaggio memoriale, il linguaggio paesaggistico dell’ibleide mediterranea e il linguaggio dell’anima e della spiritualità.
L’amore per la vita è, senza dubbio, il filo interiore ed emotivo che unisce lingua, linguaggio e parola e che in tutta la poesia di Candiano trova la sua essenzializzazione in una parabola esistenziale infittita di contenuti lirici e di stilemi tematici che le permettono di raggiungere un orizzonte nel quale la “geografia interiore” della sua anima si confronta fortemente con l’essenza dell’esistere.
Certo, in tutta la sua produzione ci sono aspetti più interessanti, altri di tono minore, ma nel complesso Candiano è stato un uomo che ha trovato nella poesia l’Alter ego; la poesia è stata il “proprium” del suo modo di parlarsi e parlare nel silenzio; del suo interrogarsi di fronte alla vita. L’itinerario poetico di Candiano si sviluppa in climax, nel senso che cresce progressivamente trovando approdo e maturazione sia sul piano dei contenuti che a livello formale e stilistico.
Il primo Candiano poeta scrive buttando giù versi di impronta memoriale (per esempio, i ricordi liceali, belli, magmatici) prediligendo l’uso della rima , ora baciata ora alternata:

“Bellezza / ebbrezza”; “delizia / milizia”; “stallo / ballo”; “parodia / allegria”; “viso / paradiso”; “cagna / si lagna”; “giubilante / brillante”;
“delicata / ingarbugliata”; “manto / canto”; “seno / veleno”;
“bigotte / furbacchiotte”; “insidia / perfidia” (si leggano, a riguardo, le poesie “Programma” , “La scolaresca” e “La filastrocca”.)

La poesia di Candiano muove poi i primi suoi passi poggiata non solo sui ricordi giovanili, ma anche sulla dimensione del “sentimento del tempo”. Egli, da grecista, conosceva bene la differenza tra Kronos e Kairos, e interpretava il tempo non come mero ciclo di stagioni che si ripetono, ma come tempo di scelte, di discernimento, di contemplazione della bellezza della natura, di riflessione esistenziale:

“…In me le idee nascono furtive;
dai come un segno di vita che muore,
dai come un segno di vita che vive”.
( Inverno)

“Febbraio, sei davvero breve mese
e passi come un lampo, prestamente,
ti culli come un bimbo, dolcemente,
e spandi la tua grazia nel paese”.
(Febbraio)

“Avanzi con mantello colorato
di tinta oro, bianca verde e nera;
ridendo ti ci mostri rischiarato,
ma la tua luce, non, non è sincera…

“Vizio e virtù concentri , sano e insano,
gemito d’ali che ti corre a stuolo;
vociar di bimbi che non è lontano…”
( Marzo)

“Soffice come neve stende il prato
Una morbida coltre smeraldina
Trapunta dei colori del creato,
che all’uomo parla di un’arte divina…”
(Aprile)

“…Regali rose di tipo sfumato,
vezzeggi pur le bianche e incarnatine,
plasmi le gialle e poi ne resti amato;
ma le più belle sono le porporine…”
(Maggio)

2.La poesia del secondo Candiano

La poesia del secondo Candiano è quella della maturità; in essa troviamo un magma sentimentale forte e intriso di nostalgia, ma anche segnato da domande, messaggi di fede, da richiami a sogni e a bisogni di verità che trovano spazio nell’orizzonte di quella che lui chiama “ragione pura”, cioè Dio. Proprio nella raccolta Dio Ragione pura, Candiano è sottile, il suo linguaggio è rarefatto, quasi epigrammatico; egli si avvale di una forma poetica breve e circoscritta in componimenti ove c’è una ricerca metafisica costruita all’interno di metafore ed analogie fortemente significative. Ecco alcuni liriche con questi versi brevi e fortemente allusivi:

E questo lieve carezzare
d’aura,
il brusire fantastico del
vento,
come labbra socchiuse a grande
idillio,
m’invitano a capire
l’ideale
infuso nell’universo
dall’Artefice.
(Credo!)

Caldo rifugio, miraggio
dorato,
il cuore nostro
brilla
come stella;
ed è per questo
che
bramian
l’Eccelso!
(Angolazione realistica)

La morte non è scoglio
di tristezza,
bensì approdo morbido
e sicuro
d’esser giunti
al Porto.
(Prepararsi)

Ognuno tiene dietro
un suo passato,
ma è meglio aver davanti
l’Infinito.
(Preferenza di vedute)

Nei versi di Candiano troviamo anche il rapporto con Modica, definita “gemma del sud”: ed ancora l’orologio-simbolo di Modica, i suoi luoghi , le sue case, le sue tradizioni religiose, le sue radici storiche. Nella struttura poematica di Candiano troviamo pure i sentimenti dell’amicizia, specialmente con il prof. Salvatore Triberio, filosofo modicano e con personaggi modicani come Mommo Pulino, Giovanni Ragusa, Raffaele Galazzo, Pietrino Alfano, u zi Tano Vasta, il dott. Carlo Pulino, Enzo Sipione, Giovanni Rossino. Troviamo, infine, poesie dedicate a grandi uomini della storia come Galilei Galilei, Totò, Papini, Omero, Cristoforo Colombo, Quasimodo Giovanni Paolo II e Nietzsche.
Ci piace citare la poesia Nietzsche, dove Candiano con la pacatezza del suo verso ci fa vedere la dimensione religiosa di questo filosofo che è stato il cantore della morte di Dio:

Eppure il tuo Pensiero
è Religione
in ogni branca
del vagare umano;
è l’arte delle arti,
che ci plasma
e ci dirige e salva:
il tuo è il misticismo
più completo.
(F.G. Nietzsche!)

Questi versi esprimono lo stesso sentimento che Nietzsche esprime quando parla di Gesù Cristo rivolgendosi ai cristiani: “Bisognerebbe che essi mi cantassero dei canti meravigliosi, perché io imparassi a credere nel loro salvatore. Bisognerebbe che i suoi discepoli avessero di più l’aria di gente salvata”.
E infine la poesia di Candiano è uno scavo dentro la dimensione religiosa dell’uomo; su questo versante si trovano parecchie liriche che dimostrano come per il poeta la fede non consista in un credere a qualcosa, ma in un “avvenimento ermeneutico”, cioè un evento nel quale Dio non è un’idea, un concetto, una elucubrazione teologica, ma l’abbandonarsi dell’uomo nelle mani di Dio per intraprendere una relazione che cambia la vita.
Dentro questa “poetica dell’essere, Candiano affida i suoi messaggi ad una miscela immaginifica poggiata sull’uso di un codice linguistico ricco e carico di rimandi; e difatti i sostantivi, gli aggettivi, i verbi, i riferimenti interiori, i riferimenti a personaggi costruiscono un percorso lirico che trascende la genericità descrittiva per leggere la vita, nelle sue forme e decifrazioni, con lo sguardo distaccato da un lato e coinvolto dall’altro. Come un esegeta, Giorgio Candiano estrae dalla vita e dal fluire dell’esistenza cocci lieti e cocci tristi, per poi tradurli in linguaggio metastorico e formare un impasto ora più raffinato, ora minimalista, ora aulico ed elegante, ora disincantato ed estasiato.
Dall’inquietudine, all’amore, all’amicizia, alla speranza, al sogno: è in questo passaggio che le liriche di Candiano acquistano un fascino particolare ed una prospettiva esistenziale ove i colori, le luci, l’amore, i segreti, la terra, gli slanci d’un cuore che sa sperare e stupefarsi si armonizzano in un dinamismo poetico che sa cogliere i valori etici dell’itinerario umano, intrecciando ricordi, emozioni e silenzi, caducità ed eternità, mito e realtà.
Chiudiamo questo ricordo di Giorgio Candiano, riportando alcune sue poesie:

Da: IL MONDO – Antologie di Poesie ( 2014)

Modica – Terra!

Ti canto come tale
e ci sorridi
da poggi, balze, rialti
e collinette,
traforate, nicchiate,
eppur splendenti!

Ti canto e ci rispondi,
mia conchiglia,
incavatura plurima
di estasi ,
novella, magna Niobe
del Sud!

Hai l’atteggiamento
di chi soffre
e si rammarica
ben pianamente,
senza perdere mai
la dignità!

Salve, mia terra,
verde di sospiri,
albero dalla vita
multiforme:
Tu trai rispetto
dalla vetustà!

Parole e note

Mi torna il quadro
degli uccelli
sempre,
remissivi
nel nido che
riscaldano,
a rincuorarmi spesso.

Dal pigolio, al loro
piumaggio,
al volo;
al canto,
trillo
della tenerezza,
natura
li
sublima.

La vita
è
un’apertura
d’ala
candida!

L’uommunu!

L’Uommunu è mascaratu ri minzogna
è bboli appariri cinu i veru;
ma intra e riddu ammuccia na carogna
e appizza i passi ni ‘nfassu sintieru;
eppuri è gghiustu ca leva la menti
e fissa l’uocci a Diu, cristianamenti!

Si…!

Ju ni sta cava
ci campu rammiru,
a chistu munti
ci rugnu lu cori;
u ma risiu è chiddu
ri siri
na cosa sula
ccu sti mà scaluna!

E cchista vuci,
sta vita, sta menti
trovunu paci
ammienzu a sta Ghhenti!

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2 commenti su “Personaggi degli Iblei di ieri… di Domenico Pisana”

  1. Francesco Galazzo

    Sono contento che oggi, questa rubrica, sia stata dedicata a Giorgio Candiano. Auspico che altre iniziative possano essere messe in campo per continuarlo a ricordare. Mi riferisco ad un’idea che mi è balenata nella testa, della quale ho scritto su facebook. Come alcuni hanno potuto constatare, l’idea consisterebbe nell’acquisizione da parte del Comune o attraverso esso, dalla Regione, della casa natale con annesso edificio del mulino, di Candiano. In quella casa, ancora oggi tale e quale, egli nacque e visse, e mentre si dedicava allo studio e alla scrittura, aiutando i genitori nella gestione del mulino ad acqua. Quell’edificio, molto modesto, restaurato e ripristinato, potrebbe diventare un percorso didattico oltre che attrattivo dal punto di vista culturale, sulla falsariga di casa Quasimodo. Sarebbe un modo per rendere omaggio ad un figlio di Modica oltre che valorizzare una zona che non merita essere abbandonata.

  2. La figura di Giorgio Candiano è stata attenzionata dall’AIMC di Modica in occasione dell’evento IO E GLI ALTRI, ma ritengo che ci vorrebbero iniziative permanenti per puntare i riflettori sui tanti personaggi modicani che meritano, e non limitarsi esclusivamente ad un premio Nobel che con Modica ha solo una breve incidenza temporale.

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