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Sviste Inps caricate sui contribuenti. L’Anc Ragusa non ci sta

Il cittadino deve essere al riparo da atti sanzionatori che non ha causato"
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“Un numero imprecisato di contribuenti sta ricevendo dall’Inps una sconcertante quanto laconica comunicazione che annuncia candidamente la non corrispondenza delle somme calcolate per il 2019 con quelle effettivamente erogate o trattenute. A questa notizia, segue quella della necessità di ripresentare la dichiarazione fiscale con la nuova certificazione, quando oramai i termini sono scaduti da tempo”. E’ quanto afferma il presidente dell’Associazione nazionale commercialisti Ragusa, Rosa Anna Paolino, che chiarisce qual è la situazione paradossale che viene pertanto a crearsi. “In pratica – sottolinea – le maggiorazioni di legge sono interamente scaricate sul cittadino, così come lo è il costo delle competenze dovute agli intermediari (professionisti e caf); neanche le dichiarazioni precompilate, quelle che per antonomasia dovrebbero essere esenti da errori, rimangono indenni; pertanto dovranno essere ripresentate, con gli stessi oneri previsti per le altre; le nuove CU che abbiamo avuto modo di vedere e che “annullano e sostituiscono” le precedenti sono datate 31 marzo 2020, emesse il 27 novembre 2020 e inviate con lettera datata 9 dicembre 2020. Nella lettera di accompagnamento, a firma del direttore, si invita candidamente a ripresentare la dichiarazione, glissando completamente sul fatto che nulla può essere ripresentato senza incorrere in sanzioni. Viene totalmente meno il principio del legittimo affidamento, all’interno del quale il cittadino dovrebbe essere al riparo da atti sanzionatori”.
“Il fatto – sottolinea ancora Paolino che riprende le preoccupazioni manifestate dal presidente nazionale Anc, Marco Cuchel – è di una gravità senza precedenti, soprattutto per la naturalezza con la quale l’amministrazione pubblica si autoproclama libera da qualsiasi obbligo di riparare in prima persona agli errori da lei commessi, quando professionisti e cittadini per il minimo errore formale sono sanzionati, e anche duramente. Da parte dei vertici dell’Inps nessuna comunicazione ufficiale che spieghi cosa sia accaduto e perché, nessuna assunzione di responsabilità: si va direttamente sui malcapitati, con laconici riferimenti “all’eventuale (!) disagio”, a chiedere di pagare per errori non loro. Come professionisti, paghiamo sempre per gli eventuali errori che commettiamo, ma ora ci rifiutiamo categoricamente di riaprire dichiarazioni sbagliate per errori della pubblica amministrazione, la quale ha il dovere di trovare un’altra strada per riparare alle proprie sviste. Al tempo dei bonus si era chiesto a gran voce il passo indietro – per tutte le inefficienze dimostrate dall’Inps nell’incapacità di erogare bonus e casse integrazioni ai contribuenti per sopravvivere – al numero uno dell’istituto Tridico. Ora, chiediamo che l’intera dirigenza Inps faccia un doveroso mea culpa”.

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