
Tutti negano, ma con significati retroscena e obiettivi diversi. Ieri, a 40 chilometri da Teheran, un vecchio camion con esplosivo nascosto sotto un carico di legna è esploso a poca distanza da una berlina scura. Alcuni uomini, quattro o cinque, sono saltati fuori e hanno sparato ripetutamente contro i cristalli dell’auto, ferendo gravemente Mohsen Fakhrizared-Mahabadi, morto subito dopo in ospedale. Il nome dell’uomo era noto all’Agenzia atomica dell’Onu già nel 2011, quando veniva indicato come uno dei più importanti scienziati iraniani coinvolti nello sviluppo del programma militare nucleare. Allora Teheran negò di averne mai avuto uno. Gli ispettori dell’Agenzia atomica chiesero di poter incontrare Fakhrizared, ma la richiesta non fu accolta. Segno che quel programma esisteva. Nel 2007, in un report consegnato dalla Cia all’Amministrazione Bush, quel nome compariva ma nella funzione di ricercatore presso l’Università Imam Hussein. Era evidentemente una copertura se nel 2008, in una risoluzione dell’Onu, Fakhrizared era nella lista delle persone che operavano nelle attività nucleari. Una conferma ulteriore che l’Iran ha svolto attività rilevanti per lo sviluppo di un ordigno esplosivo nucleare in “un programma strutturato”, il programma “Amad” o “Hope”, a partire dalla fine del 2003, viene dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Israele, molto sensibile a questo genere di attività portate avanti dal suo nemico dichiarato, il regime degli ayatollah, ha pubblicamente definito Fakhrizared “il padre della bomba atomica iraniana”. Da questo a collocare lo scienziato in cima alla lista degli obiettivi del Mossad il passo è breve. Almeno apparentemente. Quando il regime ha confermato l’uccisione, dopo averla negata, ha emesso un avvertimento su Twitter: “Negli ultimi giorni della vita politica del loro alleato- il riferimento è a Trump- i sionisti cercano di intensificare e aumentare la pressione sull’Iran affinché intraprenda una guerra in piena regola” e una roboante minaccia “Scenderemo come un fulmine sugli assassini di questo martire oppresso e faremo rimpiangere le loro azioni”. Un giornalista israeliano ha commentato così l’attentato: “Un grave colpo psicologico e professionale per l’Iran”. Quello che sembra certo è che senza Fakhrizared il programma iraniano subirà un arresto. Un funzionario israeliano ha detto infatti a Kan news che senza lo scienziato sarà molto difficile per l’Iran continuare il suo programma militare nucleare. Rispetto alle responsabilità dell’uccisione mancano le prove contro Israele, così come quelle che gli americani fossero a conoscenza dell’operazione. Israele infatti non ha mai messo al corrente gli Stati Uniti delle proprie intenzioni; questa sarebbe la prima volta e potrebbe essere spiegata in relazione agli “Accordi di Abramo” tra Israele e Emirati Arabi e Bahrein, con l’intermediazione di Trump, e all’incontro avvenuto la scorsa settimana tra il primo ministro Netanyahu e il capo del Mossad con Mike Pompeo e il principe saudita Bin Salman a Neom, città della tecnologia in costruzione. Cinquecento miliardi di investimento che guarda al futuro del Paese, dove c’è posto per gli israeliani e la loro tecnologia. Verosimilmente un incontro-anticipazione per la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele in chiave anti-iraniana. Riguardo all’attentato, ci sono commentatori che sostengono che sia stato compiuto con l’appoggio dei Mojahedin del Popolo Iraniano, un’organizzazione terroristica che promuove il rovesciamento della leadership iraniana. Israele tace ma è un silenzio che ha il valore di un’intimidazione: se siamo riusciti a colpire una delle persone più protette, possiamo colpirvi tutti. In un momento delicato, la transizione da Trump a Biden, Arabia Saudita, Israele e Iran si avviano alle mosse future.
1 commento su “Ucciso scienziato nucleare iraniano…l’opinione di Rita Faletti”
Tempo fa, nel contesto dell’esplosione del deposito di nitrato d’ammonio in Libano, su questo sito fu commentata la notizia (terrorista) con una previsione di ulteriori azioni belliche nell’aria mediorientale .i