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Riflessioni sul libro di M.Carmela Torchi. Perché sono una vittima?…..di Francesca Nifosi

Tempo di lettura: 2 minuti

Alla fine di un’estate cosi difficile per me, è necessario fare alcune precisazioni in merito ad una triste e dolorosa vicenda che mio malgrado mi ha visto protagonista, riguardante un femminicidio avvenuto negli anni ’70 a Modica coinvolgente i miei genitori, su cui l’autrice in questione ha deciso di basare il proprio racconto.

È proprio vero che quando si è vittima una volta, lo si è per tutta la vita. Perché è cosi che mi sento. Vittima del “diritto di cronaca” che autorizza una scrittrice – che non ho mai incontrato e che mai ha avvertito la decenza di contattarmi personalmente prima di intraprendere la scrittura del libro – a pubblicare un romanzo basato sulla mia tragedia, facendomi rivivere quei momenti drammatici. Descrizioni come: “quella donna riversa a terra in una pozza di sangue con il vestito alzato senza che nessuno si fosse preoccupata di coprirla” fanno veramente male e nascondono forse un desiderio morboso di curiosità piuttosto che la volontà di narrare una vicenda realmente accaduta. Sono vittima perché leggere che il libro in questione non possa acuire il mio dolore denota una totale mancanza di sensibilità da parte dell’autrice e del suo entourage. Sono vittima perché leggere che mia madre odiava suo padre e, soprattutto, sua madre costituisce un’invasione gratuita della mia sfera privata che nulla ha a che vedere con il fatto storico, e che unita ad altri dettagli specifici riguardanti quel fatto e quelle persone contribuisce a delineare un quadro irrispettoso della mia famiglia. Sono vittima perché leggere che le mie amiche e le persone che mi hanno tanto sostenuta e confortata stiano speculando sul mio dramma mi ha amareggiata parecchio. Tra amici veri ci si protegge gli uni con gli altri, ci si vuole bene e, quando è il caso, ci si difende. Sono vittima di commenti di giornalisti che, appellandosi all’articolo 21 della Costituzione, affermano con convinzione che un atto di cronaca nera in quanto tale “appartiene a tutti” nonostante questo sia ormai privo del requisito dell’attualità, trascurando, a mio parere, un problema etico che queste autorevoli penne dovrebbero invece porsi.

In conclusione, vorrei sottolineare che una scrittrice, specie se si erge a paladina dei diritti delle donne, dovrebbe forse avere più rispetto del proprio pubblico, se tra questi vi è chi dalle vicende descritte è direttamente coinvolto.

Francesca NifosÌ

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16 commenti su “Riflessioni sul libro di M.Carmela Torchi. Perché sono una vittima?…..di Francesca Nifosi”

  1. Quando successero i fatti io ancora non ero nato, anni dopo sentendomi fortunato di essere nato a Modica chiedevo a mia madre se in questa bellissima città fossero mai accaduti omicidi o avvenimenti brutali. Mia madre con la dolcezza che accomuna tutte le mamme mi diceva che aveva sentito dire ma non era certa che una donna aveva perso la vita per omicidio e per tranquillizzarmi concludeva che sicuramente era un invenzione “degli antichi “. Molto tempo dopo e in età matura tramite i racconti di amici e anziani vengo a sapere di ciò che realmente era accaduto ma vengo a sapere anche di omicidi voluti da mente malate che convinti di ottenere “a truvatura ” non ebbero pietà di un bambino. Ci vuole buon senso e.responsabilità nel raccontare le cose e credo che ľautrice avrebbe fatto bene a porsi delle domande prima di scrivere e poi di pubblicare. Ho capito perché mia madre non raccontava veramente i fatti, per non spaventarmi, per non intaccare ľonore della vittima e della famiglia stessa.

  2. Gent.ma Sig. Nifosì,
    è quello che ho pensato quando ho saputo del libro e quando ho avuto modo di leggerne il contenuto.
    Il diritto di cronaca è una cosa, lo scavare, fino ad un vomitevole voyeurismo è un altro.
    Sì, si può prendere spunto dal fatto di cronaca. Un bravo scrittore, poi, é chi riesce a crearne una storia nuova. Ma chi sono io per giudicare! Un abbraccio.

  3. Testimone della verità

    Intrusione nella sfera privata x diritto di cronaca ? Assurdo! il diritto alla assoluta riservatezza nella sfera privata dovrebbe sempre e comunque prevalere sul diritto di cronaca, buttare al pasto della curiosità pubblica particolari della vita intima e delle scelte personali , solo x fare audience, questo si che è scandaloso. Sacrificando la sdera privata nell’ altare del Dio denaro e nessuno degli idolatri ha alzato un dito .Pensiamo a un nostro concittadino a particolari che riguardavano solo a lui, oltre a dover subire una fine atroce; certe trasmissioni a diffusione nazionale vanno a cercare dove non dovrebbero assolutamente cercare.

  4. Immagino solamente quanto ti siano dovute costare queste semplici, belle ed equilibrate parole; fra le tante, meno belle ma altrettanto veritiere, che il testo della Torchi in realtà ispira.
    Testo tragicamente frainteso da quanti in realtà non l’hanno mai letto e falsamente ammantato di ipocriti valori da quanti ne hanno curato la pubblicazione.

  5. Anche le persone più ingenue o apparentemente tali, intuiscono che dentro una tragedia familiare vi sono persone che, loro malgrado, sono coinvolte. Mi riferisco a tutta la sfera familiare dall’una e dall’altra parte, vicende che non possono essere dimenticate, dolori con i quali si convive, giornalmente e che inevitabilmente ti segnano e ti segneranno per tutta la vita. Il lutto non può essere confortato, il dolore è lancinante e solo il tempo lenisce (non elimina) ciò che dentro ti lacera, ora dopo ora.
    Comprendo nel profondo l’amarezza di Francesca, essere immersa di nuovo nella tragedia è un fatto totalmente inaccettabile e disumano. Riportare alla quotidianità un fatto così doloroso senza che ne ve ne sia una ragione plausibile è tanto incomprensibile quanto inaccettabile, volgare, gratuito e vergognoso.
    Chi scrive, scrittore o giornalista, deve sempre soppesare i fatti e le parole e domandarsi sempre se lo scritto ha o avrà ripercussioni sulle persone coinvolte, il più delle volte vittime loro malgrado.
    La mia solidarietà nei confronti di Francesca è totale, illimitata, coinvolgente ed accorata, anche se, riflettendo, per quello che può valere in questo momento.
    Può essere efficace lo sdegno che provo per l’autrice, il mio giudizio negativo non può essere espresso come io vorrei in quanto, intuitivamente, potrei trovarmi con qualche pendenza giudiziaria a causa di ciò.
    Concludo augurando a Francesca, dal profondo del cuore, tutto il bene del mondo considerato che di male ne ha già subito più del necessario e questa ulteriore dose si poteva benissimo evitare: con un pò di buonsenso e di una stilla d’intelligenza.

  6. Il “tragico fraintendimento” da un lato e gli “ipocriti valori” dall’altro a cui mi riferivo nel commento precedente sono legati al fatto che il testo della Torchi è, chiaramente seppur inconsapevolmente, un testo contro la Donna, contro tutte le donne ritrattate nel racconto ed anche di quelle, loro malgrado, coinvolte:

    – lo è contro la vittima al centro dello scritto descritta come fragile e incapace di scegliersi consapevolmente il proprio destino mentre il suo carnefice è in definitiva solo una vittima del suo amore per lei e per le sue figlie;

    – lo è contro la protagonista, vittima a sua volta di violenza da parte del collega e che finisce per dare alla violenza il significato dell’amore (chissà come lo spiegherà un giorno alla figlia frutto di questa violenza);

    – infine ma in realtà andrebbe all’inizio, lo è contro le due “piccole” donne, le figlie, gli unici personaggi ancora tragicamente reali di questa vicenda che oltre ad aver perso in un solo drammatico istante madre e padre e la vita irrimediabilmente stravolta, si ritrovano ancora una volta vittime impotenti, colpite nella memoria degli affetti più cari.

  7. Ma se non sbaglio, sono state fatte tantissime presentazioni di questo libro, nessuno ha intuito l’inopportunità? Possibile che pur di esibirsi in pubblico, chi dovrebbe controllare l’uscita di prodotti letterari non lo fa? Ho visto anche recensioni di esimi professori, ma nessuno ha spiegato alla giornalista/scrittrice, nessuno ha detto che il dolore è questione privata, nessuno ha spiegato che indagare questioni sentimentali riservate non è cosa giusta.

  8. Il femminicidio è un triste fenomeno attuale.
    Parlarne è trendy e crea notorietà.
    Specialmente in tempo d’estate, sotto l’ombrellone.

  9. Ho scritto precedentemente che dovrebbe FARE ALTRO!! Scrivere di un evento realmente accaduto, si dovrebbe prima chiedere l’autorizzazione ai diretti interessati, stessa cosa per farci un film!! Ma come ho scritto prima, DOVREBBE FARE ALTRO!! Non si diventa scrittori da oggi a domani. Ma la colpa maggiore, per chi gli ha dato l’autorizzazione…..!! I familiari di quel teagico evento, possono rivolgersi in sedi appropriate……!! Con tutto il rispetto per i familiari di quel tragico evento, un abbraccio…..!! Per l’autrice : faccia altro…….!!

  10. Io l’ho letto, non mi è piaciuto, non so a cosa mirasse l’autrice, al fatto di cronaca? Alla caccia all’amante? Alla storia d’amore tra i due giornalisti? Parla parla, tanti luogi comuni, a che pro? E alla fine? Non ho capito quale fosse il messaggio. Sapere scrivere è un conto, sapere catturare l’attenzione e la curiosità del lettore è tutt’altro. A me non ha lasciato nulla, solo una cosa, la parola fine, deo gratias

  11. Nonostante il detto: “O si parli bene o si parli male (di qualcuno o qualcosa) l’importante è che se ne parli”, a leggere i commenti sotto l’articolo, non si può fare a meno di notare che il libro, in particolare le sue pagine, sembra si prestino al confezionamento di prodotti ittici
    Ma chi ha recensito il libro lo ha letto?

  12. @Giulio: Dipende dal significato e dall’importanza che si dà alla parola “recensire”. Ma dipende anche da chi recensisce. Ancor peggio è che nell’autrice e negli altri coinvolti in questa opera, non sia sorto il dubbio che la cronaca è una cosa ed il cattivo gusto un’altra.

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