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Confcommercio, Covid. Si spende 1.800 euro in meno in media

"Serviranno cinque anni per tornare ai livelli del 2019"
Tempo di lettura: 2 minuti

Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio, ogni ragusano spenderà circa 1.800 euro in meno quest’anno. Questo significa che saranno bruciati decine di milioni di euro di consumi. Il calo più forte è destinato a registrarsi nelle aree periferiche della provincia mentre a livello percentuale il primato (-16%) appartiene alle città della zona orientale. “Nessuna area del nostro territorio provinciale – commenta il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – è stata risparmiata dalle conseguenze del Covid. Nell’anno in corso perderemo dai 40 ai 60 milioni di euro di consumi e circa 8,5 punti di Pil. Per tornare a crescere, grazie anche ai fondi europei, servono provvedimenti più incisivi, come invocati dal nostro presidente nazionale Carlo Sangalli, e certamente più rapidi nella loro applicazione. Il tempo non gioca a nostro favore e i nodi fiscali e burocratici che rallentano la crescita devono ancora essere risolti”. In ogni caso si ha a che fare con un effetto-Covid a diverse velocità che è quello che emerge dall’analisi dei consumi nelle varie zone dell’area iblea per il 2020 effettuata dall’Ufficio Studi Confcommercio. Se a livello nazionale la previsione è di un calo del 10,9% (pari a una perdita di 116 miliardi, 1.900 euro pro capite), il Nord risulta l’area più penalizzata (-11,7%, con il Trentino Alto Adige capoclassifica a -16%), con quasi il 60% del calo complessivo concentrato nelle sue otto regioni e con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto (oltre 22,6 miliardi di consumi), mentre nel Mezzogiorno la riduzione della spesa sul territorio è più contenuta (-8,5%, Molise con -7,5% la regione meno penalizzata) a causa della minor presenza di turisti stranieri e di una minore caduta dei redditi. In provincia di Ragusa, in particolare, il dato si attesta intorno al -9% con un quadro complessivo che appare comunque poco confortante. “Nel nostro territorio, per differenti ragioni – prosegue Manenti – dovrebbero passare almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019. Ecco perché diciamo che rimangono fondamentali le riforme strutturali, da finanziare in parte con i fondi europei, per tornare a crescere a ritmi più coerenti con le legittime aspettative di famiglie e imprese”.

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