
Sail Away – Enya
Settimana impegnativa per Conte e per l’esecutivo. Dopo quasi due anni dal crollo del ponte Morandi, il Cdm slittato alle 22 di questa sera, dovrà finalmente prendere una decisione sulle concessioni ad Autostrade per l’Italia (Aspi), la società che Atlantia, holding della famiglia Benetton, controlla per l’88 per cento. Sembra trascorsa un’era geologica da quando l’ex ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, promise con l’avventatezza di chi non conosce il diritto e da una prospettiva viziata dall’ideologia, che avrebbe revocato la concessione ad Autostrade. Da allora nessun accertamento delle responsabilità e nessuna revoca. In cambio abbiamo imparato che è canonico dei grillini promettere e non mantenere, parlare e non fare. Dunque, il governo Conte revocherà davvero la concessione ad Autostrade? Il presidente del Consiglio ha tirato fuori l’anima grillina quando ha dichiarato che non è accettabile farsi prendere in giro da chi è responsabile di una tragedia, con riferimento alla proposta ritenuta irricevibile fatta dalla società. Nei piani di Conte c’è un fine preciso: assicurarsi lo scalpo dei Benetton costringendoli all’uscita totale dal capitale di Autostrade. E’ quello che vogliono i pasdaran pentastellati- Crimi in mascherina: “Non arretreremo”- e la sinistra del Pd. E Zingaretti? Il segretario auspica un assetto societario che veda lo stato al centro di una nuova compagine azionaria. Come dire ingresso di Cdp e altri gruppi in Aspi. All’orizzonte uno Zinga pronto a cedere. Di diverso avviso Italia Viva. Renzi si dimostra cauto e per niente interessato a placare o strumentalizzare la rabbia che i grillini assecondano. Le sue preoccupazioni toccano aspetti reali: manutenzione, investimenti sulle reti autostradali, difesa dei posti di lavoro. All’incirca quanto offerto da Autostrade nella trattativa con il governo: indennizzi a Genova, maggiori controlli sulla rete, manutenzione straordinaria, accelerazione sugli investimenti, abbassamento del 5 per cento delle tariffe e un aumento di capitale di 3,4 miliardi, cifra chiesta dal governo. Ma a Conte non basta. Gianni Mion, presidente di Edizione, holding dei Benetton a cui fa capo il 30% circa di Atlantia, ha detto di comprendere la posizione del premier, ma ha aggiunto: “E’ nostro dovere difendere le due aziende, Aspi e Atlantia, e i loro dipendenti, finanziatori e azionisti”. Esattamente ciò che Conte trascura, oltre alla questione della penale da pagare alla concessionaria, ridotta da 23 a 7 miliardi, forse, e al carattere espropriativo che assumerebbe il passaggio della gestione ad Anas in assenza di indennizzo. La revoca della concessione ad Autostrade provocherebbe l’effetto default (19 miliardi) con serie conseguenze sui mercati obbligazionari e bancari europei essendo, la maggior parte del debito, costituito da titoli detenuti da investitori internazionali. Ricadrebbe sugli azionisti di Atlantia, tra cui il fondo sovrano di Singapore, e di Aspi, uno dei quali è il fondo cinese Silk Road. Il futuro della compagnia autostradale coinvolgerebbe inoltre i suoi soci stranieri: industriali tedeschi e Allianz. Anche di questo Merkel e Conte hanno parlato durante l’incontro di ieri oltre che del Recovery fund. E non vanno dimenticati i 17mila piccoli risparmiatori che hanno in mano obbligazioni retail Aspi per 750 milioni. Perché prendersela anche con loro? E se, per capirne di più, volessimo risalire indietro nel tempo, scopriremmo che i rapporti tra concessionario e concedente (Autostrade e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) sono stati all’insegna della mancanza di trasparenza al limite della legalità e in spregio ai principi di concorrenza e libero mercato come evidenziato alla fine del 2019 dalla Corte dei Conti. Logica deduzione: le responsabilità non stanno solo da una parte. Palesi le inadempienze del gestore rispetto agli investimenti: a scadenza della concessione (2038) sarebbero dovuti essere di 22,8 miliardi mentre a tutt’oggi ammontano alla metà. Le ragioni? Quelle riportate dalla società e condivise dal Mit stesso: le incertezze normative e gli abnormi tempi di approvazione dei progetti. Del che nessuno dubita sapendo bene come funzionano o non funzionano le cose in Italia, dove la catena del potere è opaca, le responsabilità mal definite e la burocrazia lenta e tortuosa. Ma purtroppo, la politica italiana opta ogni volta per soluzioni semplici e fallimentari a problemi complessi che richiederebbero intelligenza e visione. Un esempio? Affidare ad Anas, che ha già in gestione il monitoraggio di 5mila viadotti e 29mila chilometri di strade, il controllo di altri 3mila chilometri, considerando i mediocri risultati conseguiti: 28% di viadotti monitorati e 0% della rete stradale. Eppure, dal 2016 al 2020 il Mit aveva garantito fino a 29,9 miliardi per manutenzione, monitoraggio e messa in sicurezza, e nel biennio 2019-2020 altri 2,7 miliardi. E’ una conferma dell’inefficienza atavica dello Stato, che non sa fare lo Stato, figurarsi se è in grado di sostituirsi all’impresa.
6 commenti su “Governo in stato confusionale…l’opinione di Rita Faletti”
Il tutto dovrebbe risolversi entro 1 anno per l’uscita definitiva di Atlantia da Autostrade per l’Italia.
E’ quanto emerso stanotte dal Consiglio dei Ministri. Secondo me andrà a finire come Alitalia..a tarallucci e vino, soprattutto perché il governo non resisterà un altro anno.
La Faletti ha un difetto. Troppo precipitosa nello scrivere le sue opinioni, e il corso degli eventi purtroppo non le è favorevole.
Citando l’indimenticabile Gilberto Idonea, mi sento di scriverle:
“Cara Cummari l’ossa ccu sali v’ata mangiari, i cosi belli s’anna taliari!”
Babaluba
Un anno, in effetti, in politica è un periodo lunghissimo, ma è anche vero, che nessuno fino ad ora si era mai spinto a tanto
I soldi rimanevano sempre in mano a queste aziende, con la complicità morale delle Faletti di turno, e i morti alle povere famiglie
L’indicatore più importante è il mercato e non le mielose parole dei grillini. Conte non hanno raggiunto nessun risultato apprezzabile, un governo pietoso. Se la borsa premia in questo modo vuol dire che ciò che è stato fatto (anzi è stato solo proclamato) è svantaggioso per lo stato. Vedremo, purtroppo. Ci sono commenti balordi, ma va bene così.
@Sergio
Opinioni precipitose, dice. Guardiamo ai fatti. Le vittime del ponte di Genova erano ancora sotto le macerie quando il governo gialloverde promise che quei morti sarebbero stati “vendicati” con la revoca immediata della società responsabile della tragedia per inadempienza: insufficiente manutenzione e carente monitoraggio delle condizioni della struttura. I morti e le loro famiglie reclamavano giustizia. Sacrosanto. All’accusa Atlantia ha sempre risposto difendendo il proprio operato. Ma tra l’accusa e la difesa c’è l’autorità giudiziaria che deve stabilire la verità. E c’è un punto che è scomparso dalle cronache: la portanza del ponte rispetto al peso e al numero di veicoli che l’ attraversavano ogni giorno. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti avrebbe avuto il dovere di razionalizzare il traffico. Non l’ha fatto. Comunque, trascuriamo pure questo aspetto, che non è un dettaglio di poco conto, e torniamo alle parole del governo di allora. In due anni alla solenne promessa non sono seguiti i fatti. Perché? Per le complessità giuridiche e legali che anche oggi destano perplessità, per la posizione della Lega, contraria alla revoca, e perché le reazioni sull’onda dell’emotività e del pregiudizio lasciano il tempo che trovano. E’ cambiato il governo, la Lega è all’opposizione, Conte è primo ministro dei giallorossi come lo è stato dei gialloverdi e i 5s sono ancora al governo. E la revoca? E’ finita come con l’Ilva e con Alitalia: una soluzione rattoppata che lascia intatto il problema e peggiorerà ulteriormente i conti già disastrati dello stato. La public company con il 51 per cento in mano allo stato attraverso Cassa depositi e prestiti si rivelerà un buco nell’acqua e nelle tasche degli italiani. Renzi era contrario, Calenda ha commentato beffardamente: lo stato è incapace di gestione. E vorrei far notare che l’ultimo ponte caduto in ordine di tempo, il ponte sul Magra fra Caprigliola e Albiano, era affidato alla gestione di Anas. Qualcuno ha detto “a”? Qualcuno si è scagliato contro Anas? No, non ci sono stati morti. Allora? I ponti possono cadere impunemente basta che non facciano vittime? Ma che razza di paese è quello che ragiona in questo modo? La decisione del governo, grazie alla quale i Benetton non sono stati cacciati, è un altro tassello nel puzzle che il governo, o una parte di esso, ci restituisce della sua coerenza, del suo coraggio, della sua efficienza e dei suoi pregiudizi: puoi fare di tutto, basta che tu non ti chiami Benetton, basta che tu non sia una persona di successo, basta che tu non sia ricco, altrimenti sono guai. E del resto cos’ ha detto Dibba? “Finalmente c’è un governo che ha preso a sberle i potenti”. Con quale definizione va etichettata la frase ignobile se non “estratto puro di invidia”? E la giustizia nei confronti dei morti? E la giustizia nei confronti degli operatori sanitari accusati di crimini contro l’umanità per le morti lombarde? Non prendiamoci in giro e almeno riconosciamo che i morti sono strumentali agli interessi di certuni.
Partiamo dai fatti?
E, partiamo dai fatti:
28. 07. 2013
Avellino, bus nella scarpata, morti 40, condannata Aspi, controllata dalla Atlantia dei Benetton), nele persone di 6 dei suoi dirigenti (i pescetti piccoli, sacrificali insomma), che omettendo di controllare la struttura dei cordoli e dei guard rail, hanno fatto sì che non reggessero all’urto di un bus fuori controllo, precipitando nella scarpata.
14.08.2018
Crollo ponte Morandi sul Torrente Polcevera a Genova. Morti 43 indagini in corso.
Come vede cara Faletti, i Benetton con la loro Atlantia sono recidivi, e mi sorprende come lei attenta giornalista, non ha tenuto conto della prima strage. Inutile sottolineare la colpevole dimenticanza, attribuibile a semplice pigrizia, non volendo tenere in considerazione dimenticanze ben più colpevoli.
Lei usa la parola “vendicati”, ovvero vendetta a morti ancora caldi. Magari è una parola forte, e visto l’impatto che essa produce, mi sarebbe piaciuto che avesse citato la fonte affinché la si possa risalire. Per assurdo, vogliamola attribuire proprio al Ministro, sappi Faletti (mi perdoni se non faccio precedere il suo cognome da titoli e attributi), che un ministro, comunque ha dei dossier (lui nonei) sui quali riflettere e dare indirizzo politico all’evento, mentre lei riflette e giudica su dati trovati su internet , sicuramente e parzialmente interpretati da sicura simpatie (convenienze?) politiche
Ovviamente, mi permetto perché per quanto la seguo, non ha mai scritto nulla a favore di questo governo, e questo paradossale suo comportamento sottolinea a mio patere una opinione di parte, rendendola pertanto surreale e non credibile.
Lei attribuisce la colpa al Ministero delle infrastrutture, allora retto da Toninelli, assurto alla carica 2 mesi prima, asserendo di avere omesso il controllo alla struttura nonostante la mole di traffico quotidiano, e forse ha ragione. Ma prendendo per assurdo la veridicità di quanto da lei scritto, mi spieghi la ragione dell’esistenza e i compiti devoluti a un concessionario dello Stato? Vuole dire che ai Benetton spettava soltanto l’onere di depositare sui propri conti bancari i proventi della concessione?
Una bella fatica, poverini, visti i pesanti e sostanziosi introiti. Se queste erano le clausole, mica bisogna essere un Benetton per diventare un bravo imprenditore.
Lette le sue perplessità relative alla mancata revoca, lei ne dovrebbe essere contenta visti i precedenti articoli nei quali piangeva da imperbe bovino sulla decisione del governo di volerla effettuare, quindi visto che non l’ha fatto (solamente a suo parere però perché i Benetton pian piano ne usciranno), dovrebbe manifestare gioia in questo articolo.
Purtroppo essendo di parte le sue opinioni e sempre a mio parere, se il Governo dice “A” lei si precipita a scrivere che avrebbe dovuto dire “B”, se poi il Governo ritornando sui suoi passi dirà “B” l’ero correrà nuovamente a scrivere che era meglio “A”.
A parte che questo governo ha avuto delle incongruenze iniziali, dovute più al Kapitanoh, che ci ha lasciato ai posteri comportamenti degni di uno Zulù (ogni rifermento a persone e cose È CAUSALE) s’ingozzava maleducatanente di ciliege, davanti a una telecamera, e già questo è deprecabile, figuriamoci davanti al triste argomento trattato in quel frangente.
Dunque a parte quanto sopra, le ricordo che è presente nella forza governativa un certo signor Renzi che cicaleccia berciando, ma le vota tutte. Qualcosa questo significherà o no?
Per il resto della sua prosa, reputo pretestuosi gli argomenti come fossero degli “screeeeeeeek” scivolanti su di un vetro, quindi polemica sterile e inutile.
Concludo, che è bello fare i garantiti con la pelle degli altri, e immaginando lei vittima di un torto, per esempio edilizio, avrebbe rotto le balle al muratore fino alla 7ma generazione senza aspettare il terzo grado di sentenza.
Invece di rispondermi, la rimando all’Art. 41 della Costituzione.
Buona lettura.
(mi scusi gli errori).
@Sergio
Art. 41 della Costituzione:……chi arreca danni alla sicurezza..Appunto. Un pullman vetusto, peso 18-20 tonnellate al netto del carico, 800mila chilometri alle spalle, senza revisione e senza freni, tranciati dall’albero di trasmissione che si era rotto durante il percorso, solo Superman avrebbe potuto salvarlo dal salto precipitoso di 30 metri. Certo, il guard rail poteva non essere un modello di ultima generazione, ma, sempre riguardo la sicurezza, che dire del proprietario del pullman? E del ministro dei Lavori pubblici Fiorentino Sullo che fece costruire quel viadotto contro tutti i pareri dei tecnici e di tutti i partiti dell’arco costituzionale dei quali nessuno denunciò la vergogna? Com’è finita? Concorso di colpa. 12 anni al proprietario dell’azienda dei bus, 8 a una dipendente della Motorizzazione civile di Napoli, 5 a sei funzionari di Autostrade, assolto l’ad di Autostrade. Sentenza del gennaio 2019. Le notizie si danno per intero, altrimenti fanno parte della serie fake news, altrimenti la verità è una post verità. Unico merito del gov. giallorosso: dimostrare che il sovranismo è il nemico principale del paese.