
Vincenzo Solarino, dopo cinquant’anni di attività, cede “Caffè Italia” alle figlie Fiorenza e Maria Adele. Enzo, a tredici anni, anno 1969, aiuta il padre nel “Bar Venezuela” realizzato quasi di fronte alla Piazza della Madonnina. Lavora ancora con il padre nel “Bar Solarino” aperto in corso Vittorio Veneto, nel cuore della città. Nel 1980 rileva l’attività e inizia la sua personale avventura in un settore commerciale che comincia a presentare notevoli incognite legate a fattori esterni e ambientali, a prescindere dalla professionalità dei titolari delle attività. Sono gli anni di stanca e di incertezza che seguono al boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta. Anni di cambiamento progressivo e quasi ineluttabile di stili di vita e abitudini consolidate. Nel 2001 Enzo decide di spostare l’attività in periferia, esattamente all’uscita della città verso la provinciale per Ispica, di fronte al Piazzale Italia.
“Signor Giardina – mi chiede un giorno mentre mi serve un caffè nel bar di corso Vittorio Veneto – che ne pensa di questo mio progetto? Ho fatto una specie di ricerca di mercato; temo che i bar del centro non avranno vita facile, mentre sono convinto che potranno avere sicuro successo i locali di periferia aperti in un posto strategico, di transito continuo, magari attrezzati di servizio panineria, snack e licenza di monopoli di Stato”.
Rispondo immediatamente in senso positivo e gli faccio subito i migliori auguri. Enzo, collaborato dalla brava moglie Giuseppa Giardina e dal genero Francesco, marito della primogenita Fiorenza, lavora serenamente per lunghi anni.
Ora, dopo 50 anni di attività, Vincenzo Solarino, da tutti chiamato Enzo, decide di trasferire la titolarità del “Caffè Italia”, locale conosciuto e frequentato da centinaia di automobilisti di transito e da numerosi residenti della zona, alle figlie Fiorenza e Maria Adele che, con i rispettivi mariti, Francesco e Fabio, porteranno sicuramente avanti la fiorente attività donata dal padre.
“Non vedevo l’ora di farlo, dice Enzo non senza commozione. Mi porto nel cuore il dolore della prematura scomparsa di mia moglie alla quale devo gran parte del successo commerciale. Oggi, nel corso della cerimonia di passaggio del testimone, alla presenza del sindaco della città, Roberto Ammatuna, di don Salvatore Cerruto, del presidente provinciale della Confcommercio di Ragusa, Gianluca Manenti e di numerosi amici, ai quali va il mio sentito ringraziamento, colgo con la mia Pinuccia la soddisfazione di dare continuità al nostro lavoro di una vita, affidandolo sicuramente in ottime mani”.