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Burocrazia. Le disavventure di un pozzallese

Pozzallo, città di marittimi, accusa più di altre realtà il problema dei ritardi della burocrazia che è dura a morire anche in momenti terribili come quello in cui siamo precipitati.

Giancarlo Lauretta, autore della lettera a me indirizzata, un caro amico, molto noto e stimato dalla comunità locale per le sue doti umane e professionali, trascorre per motivi di lavoro lunghi periodi all’estero.

Impegnato da sempre nel sociale, anche in questo momento di grave emergenza nazionale ha fatto il possibile per rendersi utile.

Ma qualcosa non ha funzionato. Qualcosa di imponderabile e negativo che, in questo nostro Paese bello e triste, rende terribilmente difficile fare anche del bene.

Qui di seguito la lettera a me indirizzata.

 

Caro Michele,

ti scrivo per portare alla tua attenzione ed a quella dei tuoi lettori, la mia situazione. Come molti nostri concittadini che vivono all’estero o comunque lontano da casa, sono rientrato a Pozzallo, mia città di residenza, il 13 Marzo scorso. Mi sono subito registrato, come da prassi, presso l’ASP ed ho svolto il mio periodo di isolamento. Terminati i 14 giorni, ho chiesto ripetutamente di fare il test (tampone) per accertarmi di non aver contratto il virus, prima di ricongiungermi con i miei familiari. Il medico di famiglia mi ha riferito che non mi avrebbero fatto il test in quanto questi non erano disponibili e che comunque  venivano eseguiti solamente a pazienti con comprovati sintomi. Ho aspettato ancora qualche giorno per poi ricongiungermi con i miei familiari ed ho quindi iniziato, una volta a settimana, a fare la spesa.

Nel frattempo, essendo io stato sempre impegnato in prima linea per importare mascherine e presidi medici, naturalmente non a scopo di lucro, e dopo varie vicissitudini, sono riuscito, tramite la conoscenza di un caro amico e di un avvocato Romano, ad essere incaricato da questo e dall’Ambasciata Cinese in Italia alla distribuzione gratuita del materiale sopra citato, ricevuto a titolo di aiuto solidale.

L’Ambasciata Cinese mi ha, quindi, inviato le prime millecinquecento mascherine da distribuire su un totale di 16mila.

Il Giorno 20 Aprile scorso, a distanza di 25 giorni dalla fine del mio periodo di quarantena, venivo invitato ad eseguire il test (tampone) presso l’ospedale Busacca di Scicli. Nulla in contrario contro il test, che tra le altre cose avrei voluto fare sin dall’inizio, ma la tempistica e l’iter mi sembrano veramente un’assurdità. Quale sarebbe il senso di farlo dopo tutto questo tempo?

Il giorno seguente mi reco a Scicli e faccio il test. Aspetto ancora il risultato e cosa ancora più grave, nessuno mi sa dire quando questo risultato sarà in mio possesso. Per di più vengo esortato a rimanere in regime di isolamento fino all’esito del test!

Una sorta di quarantena ad intermittenza. Quindici giorni si, tre settimane no e poi di nuovo in isolamento fino a data da destinarsi.

Sia il mio medico curante che il Sindaco di Pozzallo si sono interessati a questa vicenda anche perché nel frattempo ho ricevuto il primo carico di mascherine da distribuire ma sono prigioniero dell’ASP e della burocrazia. Da Roma mi hanno chiesto se ho iniziato con la distribuzione del materiale donato ma ho risposto che purtroppo, nonostante l’Italia, il mio Paese, sia una Repubblica Democratica, mi sento prigioniero Politico. Prigioniero della Politica e della Burocrazia.

Ho saputo che ci sono miei concittadini che aspettano il test da settimane ed altri ancora che lo hanno fatto ma non hanno i risultati. Il 4 Maggio si avvicina e molti di questi miei concittadini, incluso il sottoscritto, potrebbero rimanere a casa ad oltranza. Molti altri, ai quali avrei potuto fare avere le mascherine, che saranno obbligatorie nella fase 2, saranno forse costretti a casa.

Tutta questa storia mi ha fatto molto riflettere sul significato della libertà e sul diritto dei cittadini di essere trattati in maniera dignitosa da un sistema che si è mostrato balordo.

Ho anche ripensato alla mia cocciutaggine nel volere a tutti i costi aiutare la comunità in cui vivo, spendendomi per fare arrivare alla gente ed alle associazioni, quello che finora le istituzioni avrebbero invece dovuto garantire. Mi sono chiesto se ho fatto bene. Evidentemente no.

Concludo questo mia missiva ringraziandoti per la tua disponibilità. E’ giusto che la gente sappia da chi siamo circondati. I buoni, i brutti e i cattivi.

Cordialmente,

Giancarlo Lauretta.

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© Riproduzione riservata

6 commenti su “Burocrazia. Le disavventure di un pozzallese”

  1. Giancarlo,
    quello che tiene reclusi in casa migliaia di siciliani non è la burocrazia, ma una ordinanza che si è rivelata fallimentare, ma che qualcuno si ostina a non voler rivedere. È evidente che se si vuole costruire una casa si acquistano i mattoni, così come se si vuole giustamente fare tamponi a tappeto si acquistano i kit. Se non è possibile la soluzione non può essere sequestrate le persone, comunque coraggio alla fine tutto ” diventerà bellissima”.
    Ad maiora

  2. …e giusto oggi l’assessore alla sanità, appena il giornalista ha “osato” parlare di tamponi, ha fatto una figura pietosamente barbina…

  3. Non è burocrazia tutto ciò, è sana e consumata ignoranza di un branco di ciarlatani che credendo di giocare a monopoli vorrebbero incastrare 70 milioni di cittadini italiani che questo Paese hanno saputo ricostruirlo e alfabetizzato dalle rovine di due guerre mondiali e adesso ci tocca subirne una terza per incapacità di quattro cialtroni che sapevano solo aprire scatolette di tonno ed a cui si sono aggiunti anche delle sardine

  4. Quentin Quarantino

    ritengo che Lei non doveva essere sottoposto a tampone, in quanto secondo l’ordinanza del Presidente della Regione Sicilia impone l’obbligo del tampone a chiunque entri in Sicilia a datare dal 14 Marzo. Ordinanza n. 7 del 20.03.2020, articolo 1 comma 3
    http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_Covid19OrdinanzePresidenzadellaRegione/Ordinanza_n7_del_20032020.pdf
    Di fatto poi, credo per mancanza di tamponi, e con i ritardi per la grande quantità di tamponi da effettuare, diverse persone entrate in Sicilia dopo il 14 marzo, che hanno finito la quarantena entro l’8 di Aprile, non sono stati più sottoposti a tampone, e non avendo avuto sintomi sono cittadini liberi

  5. @Angelo
    Dai, racconta cosa avresti fatto al posto del Governo, per tutelare la salute degli italiani?

  6. @davide
    Per tua conoscenza e di quanti leggono informo che grazie alla ordinanza regionale che obbliga chi riantra in Sicilia a effettuare il tampone dopo i famosi 14 giorni di isolamento,tampone che non riescono a fare per le note carenze strutturali, qualche persona ha dovuto rimandare urgenti cure oncologiche. Quindi è giusto tutelare la salute ma di tutti, anche di quelli che la stanno perdendo per motivi diversi dal covid, io mi rifiuto di pensare che anche in periodo di emergenza non si possono mettere in conto esigenze non rimandabili,altrimenti è come vivere in Guatemala.

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