
Sarà l’anno della bellezza. Se il presidente del Consiglio intendeva provocare uno scoppio di ilarità non si può dire che abbia mancato l’obiettivo, facendosi bersaglio dell’inevitabile sfottò di chi preferisce la realtà alla fiction. Ma c’è poco da scherzare. Lo stato di prostrazione in cui è caduto il paese da quando due maleducati tracotanti se ne vanno in giro a propagandare le loro imbecillità, uno addirittura all’estero dove sovversivi del par suo lo snobbano, è il segno di un fallimento politico e sociale di cui non si era avuta esperienza eguale in passato. In grave difficoltà la tenuta economica, crescita prevista 0,2 per cento, frenata della produzione industriale (-5,5 per cento) frenata dei consumi, frenata degli investimenti, frenata dell’occupazione, fuga dei capitali, fuga dei giovani, fuga dei pensionati, aumento del lavoro nero, aumento dell’evasione fiscale, aumento dell’illegalità. Il risultato di una sciagurata manovra in deficit che ci vede in recessione. Cosa è successo in sette mesi di governo gialloverde e cosa ci aspetta se qualcosa o qualcuno non interverrà a fermare quelli che Giampaolo Pansa ha definito, condivisibilmente, terroristi? Cominciando dal tema immigrazione, il 90 per cento di sbarchi in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno non autorizza Salvini a cantare vittoria. Per due motivi. L’accoglienza non può non prescindere da decisioni prese a livello europeo. Fino a quel momento, si riproporrà la trafila logorante che già conosciamo e che contribuirà ad avvelenare ulteriormente i nostri rapporti con l’Europa. Il secondo motivo è politico e riguarda la tenuta dell’accordo Lega-5stelle e perfino la sopravvivenza del governo. Salvini rischia di andare a processo per il caso Diciotti e l’esito potrebbe essere esiziale per il ministro. Al Tribunale dei ministri spetta archiviare l’indagine o procedere, ma molto dipenderà dall’alleato di governo che potrebbe scegliere la linea rigorista. In caso contrario, l’esecutivo dovrebbe provare la collegialità della decisione, in aperto contrasto con i principi dei 5stelle. Nella prima ipotesi, i grillini potrebbero trovarsi azzoppati: privati dell’alleato i cui consensi salgono mentre i propri sono in caduta libera come dimostrato dal voto in Abruzzo. Nella seconda, potrebbero giocare l’arma del ricatto con la Lega. Caso esemplare la Tav che Salvini vuole e che i 5stelle ostacolano per non tradire la loro base elettorale. Un gioco senza fine che bloccherebbe definitivamente le grandi opere e assesterebbe il colpo di grazia all’economia. C’è poi un altro aspetto non meno grave: l’isolamento dell’Italia in una fase in cui anche i paesi più critici nei confronti dell’Europa stanno rivedendo la loro posizione. Ad accrescere questo isolamento, l’appello rivolto dal presidente autoproclamato Guaidò al governo perché lo sostenga contro il dittatore Maduro e a difesa del popolo venezuelano. La quasi totalità degli stati europei, ad eccezione di Romania, Slovacchia, Grecia e Irlanda, ha aderito, unica ad astenersi l’Italia. Non Salvini, che ha più volte ripetuto che Maduro è fuorilegge e tortura il suo popolo. I 5stelle, invece, rifiutano di pronunciarsi in nome del principio di non ingerenza, applicato, invero, in modo stravagante. Nel caso della Francia, accusano il primo ministro Macron e offrono una sponda alle frange più eversive dei gilet gialli, nel caso del Venezuela, difendono la legittimità di un dittatore sanguinario e affamatore del popolo, eletto con brogli. E’ la prova della confusione mentale di una banda da museruola e guinzaglio che quando è entrata in Parlamento sosteneva il sistema politico e ideologico di Hugo Chavez, il distruttore di un intero paese in nome del socialismo del XXI secolo, che nel 2014 ha impegnato il governo italiano a rafforzare i rapporti politici, culturali, diplomatici ed economici con l’ALBA (Alleanza Bolivariana per le Americhe) e che nel 2017 ha diffuso dati spudoratamente falsi: “Il Venezuela è tra i 29 paesi nel mondo che ha raggiunto gli obiettivi di sviluppo del Millennium e la meta di vertice sull’alimentazione”(parole del grillino Manlio Di Stefano). La verità è ben diversa. Il Venezuela sta vivendo una crisi umanitaria senza precedenti. Chi è ancora intrippato della rivoluzione bolivarista? ritafaletti.wordpress.com