
Che la Sicilia fosse terra di contraddizioni, di indolenza sociale, di rigetto di ogni cambiamento, accollandosi l’assioma per eccellenza esemplificato nel neologismo “gattopardescamente”, secondo cui si fa mostra di aderire alle novità per non perdere alla fine potere e privilegi antichi, in poche parole per non cambiare nulla, mi era, da siciliano, cosa arcinota, ma che si arrivasse addirittura, sfacciatamente, a mettere in piena evidenza queste contraddizioni, soprattutto su un argomento delicatissimo in Sicilia come la lotta alla mafia, è sembrato anche, per me, fuori dal comune senso del pudore stesso delle parole.
L’altra sera attendevo, nella sala arrivi dell’Aeroporto di Comiso, la cui già intitolazione “Pio La Torre “ dovrebbe essere già indicativa delle buone intenzioni, in tema di lotta alla mafia, poste in essere dalle Amministrazioni pubbliche che hanno concorso alla realizzazione dello scalo ibleo, un
mio amico londinese, il quale puntiglioso e attento nelle proprie cose, come alle cose che lo circondano, appena sbarcato, e dopo un colpo d’occhio attorno, mentre si prendeva ancora un caffè, mi riprendeva così: “Certo che voi siciliani non vi smentite mai, siete pervicacemente attaccati alle tradizioni, ecco perché poi nei paesi anglosassoni siete additati come il paese dei mandolini, degli spaghetti e della mafia.”.
Stupito di tale affermazione, non certamente per l’oggettività delle cause per cui egli aveva fatto questa osservazione, gli ho chiesto cosa aveva visto che non andava, peraltro appena sbarcato!
Allora mi faceva, con il suo solito aplomb british, che vi era una forte segnale negativo nel messaggio che passava attraverso la contraddizione tra i tre pannelli didascalici dedicati alla lotta alla mafia e alla legge La Torre – Rognoni, come uno strumento di contrasto alla mafia, fortemente
voluto a causa degli avvenimenti tristi a cavallo degli anni 80 e 90 e quanto esposto nella vetrina del negozio accanto, divisi entrambi solo dagli ingressi ai WC!
Infatti, facendo attenzione avevo modo di constatare effettivamente che i tre pannelli, posti poco prima dei WC e che narravano la storia dell’antimafia siciliana e in particolar modo del fenomeno legato al martirio di Pio La Torre, avevano, a pochi metri, la vetrina di un negozio di souvenir che esponeva in bella vista una t-shirt di colore nero con l’immagine del classico “Padrino” interpretato da Marlon Brando, con la scritta “Sicilia” e “Il padrino sono io”!
A dire il vero sono rimasto senza parole e non ho potuto far altro che condividere quello che è stato il pensiero espresso del mio amico, a cui ho sottolineato, però, che esiste un’antimafia vera, fatta da persone che rischiano la propria vita giorno per giorno e poi c’è l’antimafia delle parole,
quella degli slogan, degli interessi personali, degli interessi politici e trasversali, dell’attivismo di facciata, fatto da persone che hanno a cuore altri interessi e non quello delle persone e delle terre infestate da questa malapianta!
Il mio amico ed interlocutore mi ha fatto a questo punto una lezione sull’antimafia(sic!), la stessa che mi ha fatto il mio amico e giornalista Paolo De Chiara, che rischia si la vita ogni giorno per diffondere nelle scuole, tra la gente, il messaggio per cui “…la mafia è una montagna di merda”,
quando a Fossano, nel 2012, abbiamo inaugurato una via a Lea Garofalo, quella si vittima della mafia (ndrangheta), che ha rifiutato ogni tipo di scorta e che ha pagato un prezzo salatissimo, con la propria vita, il dissenso e la ribellione al condizionamento territoriale e sociale della mafia!
La morale di questa “lezione” è che il fenomeno della mafia prima che sul terreno, dove si può sconfiggere militarmente e con i sistemi di polizia previsti dalla legge, deve essere sconfitto nelle menti degli uomini e delle donne, altrimenti si avrà in mano solo una vittoria di Pirro, perché sarà questione di tempo ma il fenomeno ritornerà, anche su altre mentite spoglie e con aggressività diversa, ma ritornerà.
Occorre togliere quell’humus ideale, soprattutto popolare, di individuale interesse e ancora più pericoloso, di identificazione “epica” e dire che il male è male, senza se e senza ma e che non vi è nulla di positivo o da emulare nell’essere assassini delle persone e delle proprie libertà!
Questo mio amico, per finire, ha aggiunto ancora che all’aeroporto di Stansted, peraltro secondario rispetto agli altri due principali, sarebbero stati gli stessi cittadini e non già le autorità preposte, a fare togliere immediatamente una
maglietta del genere dalla vetrina!
Il fatto che ancora sia invece lì, in bella vista, quasi a sfregio di quello che sta illustrato a pochi metri, è la dimostrazione lampante che si tratta di ”una mafia”, “una mafia delle parole”, ma altrettanto e corrispettivamente, di
“un’antimafia”, “un’antimafia dalle parole”!
lettera firmata
3 commenti su “La mafia delle parole. Ovvero, la vera sconfitta della mafia deve avvenire nelle menti prima che nei fatti. Riceviamo e pubblichiamo”
Allora, volendo imparare davvero qualcosa dall’inglese, togliamo la scritta “Mafia” da alcuni locali pubblici (vedi ristorante a Modica), se ne siamo capaci, visto che la guerra va fatta prima nelle teste, che sono ancora e saranno più attratte dai soldi che dai buoni principi. Se così non fosse, la Sicilia e il Sud Italia non sarebbero quello che sono.
Per favore indicamene qualcuno che provvedo io!
Il Signore inglese ha perfettamente ragione,la maggioranza dei siciliani non siamo mafiosi grazie a dio però tolleriamo il fenomeno e quando andiamo a votare quasi sempre ce ne dimentichiamo.