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Ha guidato per 40 anni la comunità acatese. Muore Don Dimartino

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Le comunità di Pedalino e di Acate e l’intera Diocesi di Ragusa annunciano la scomparsa del sacerdote don Rosario Dimartino. I funerali saranno celebrati giovedì 3 giugno alle 10.30 nella chiesa Maria Ss. del Rosario di Pedalino. Il giorno dopo, alle 19, una messa in suffragio sarà celebrata nella chiesa di San Nicolò di Bari ad Acate.
Originario di Pedalino, fu ordinato sacerdote il 15 agosto 1965 e nominato vicario parrocchiale a San Giovanni Battista a Vittoria. Successivamente fu superiore al Seminario diocesano. Il 18 dicembre 1976 fu nominato parroco ad Acate e ha ricoperto questo incarico per quasi 40 anni, sino al raggiungimento dei limiti di età, nel 2014. La sua missione sacerdotale è inscindibilmente legata alla realtà di Acate. Ha accompagnato e cresciuto nella fede intere generazioni, meritandosi anche la cittadinanza onoraria della cittadina. Parroco zelante ha unito un’incessante attività pastorale, promuovendo la diffusione dell’Azione cattolica, a un generoso impegno caritativo che gli sono valsi un encomio della Caritas diocesana e del vescovo monsignor Angelo Rizzo. Contemporaneamente ha coltivato i suoi studi e i suoi interessi in ambito storico e culturale. Sarà ricordato anche per il restauro della chiesa Madre, della chiesa di San Vincenzo e della chiesa della Madonna del Carmelo ma soprattutto per aver ingrandito, dando esecuzione al progetto originario mai sino a quel momento attuato, la chiesa Madre senza chiedere alcun finanziamento pubblico e realizzando tutti gli interventi necessari attingendo alle offerte dei fedeli e al generoso impegno personale. A lui si devono anche gli studi su San Vincenzo Martire, il cui corpo è venerato in un’urna di cristallo di Boemia all’interno del castello dei principi di Biscari. Don Rosario Dimartino sfatò una secolare leggenda seconda la quale il corpo venerato ad Acate fosse quello del figlio di un emiro turco, convertitosi durante le Crociate e per questo ucciso dal padre. I suoi studi lo condussero invece in Spagna e consentirono di appurare che si tratta in realtà di un diacono di Saragozza martirizzato sotto Diocleziano.

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