
Ancora una volta un bersaglio centrato in pieno il nuovo libro di Michele Giardina! E con un tempismo eccezionale, considerata la scottante attualità della tematica! Già il titolo e la copertina catturano l’attenzione del lettore, trasportandolo in un metaforico contesto rappresentativo, il Teatro, nel quale protagonista assoluta è la Politica, non nell’impegnativo significato di Scienza, bensì in questo caso come canovaccio da riscrivere, un copione da inventare, i cui personaggi ‘recitano a soggetto’. Giornalista e scrittore, acuto osservatore dei fatti della vita, Michele Giardina, se da una parte stupisce (ma non troppo, direi, conoscendolo) per il caparbio impegno nella ricerca e affermazione della ‘Verità’ che non concede spazio alla fantasia o alle interpretazioni di comodo, nello stesso tempo lascia sgomenti e attoniti, allorché si scopre, leggendo il libro, che quella persistente inquietudine che, da non pochi anni ormai, sembra attanagliare i nostri animi, ha una ragion d’essere. Molti gli elementi a sostegno di questa constatazione.Pur nella convinzione che solo la lettura dell’appassionato viaggio che l’Autore ci propone potrà dar conto della ricchezza e della qualità dei contenuti, darò qualche spunto-flash a mo’ di traccia esplicativa, almeno per la percezione che ne ho avuto e per i non pochi interrogativi che ne scaturiscono. Nella trattazione i fatti appaiono elencati secondo una successione cronologica, ben tessuti con valutazioni e riflessioni dello scrittore, ma ben presto ci si accorge che la cronologia evoca una logica che con grande difficoltà potrebbe essere messa in discussione, ammesso che si riesca, perché è la logica evidence based, quella basata sui fatti analizzati che, riportati nella loro essenzialità dalla felice e competente penna di Michele Giardina (giornalista nel DNA, oltre che nella vita), ne rilevano la pregnanza significante per estrarne le direttrici interpretative.Nella trama delle vicende narrate gli attori che ne sono interpreti vengono dall’Autore seguiti e osservati nel loro ‘agire di ruolo’ quotidiano, in una sorta di diario day by day, con un paziente, sistematico e ben determinato progetto che ha la finalità-madre di capire, scoprire il ‘non detto’, tirar fuori con una simbolica non facile operazione maieutica la Verità, quella intuita ma non rivelata, e, quindi, apparentemente ‘debole’ ma che diventa qui paradossalmente ‘forte’, perché sostenuta dall’evidenza di tempi, coincidenze, storie del recente passato, ma anchedi altre che tanto recenti non sono: alleanze e complicità, ritardi e intrighi, gaffes dal sapore freudiano, a volte condite con l’olio fluido della buonafede e delle buone intenzioni (ma si sa, le strade dell’Inferno sono lastricate di buone intenzioni e, se quella che emerge dallo scritto di Giardina non è esattamente l’immagine dell’Inferno, si ci avvicina abbastanza!).Quali le ricadute?Le diverse successioni a catena di eventi e relativi attori, come elementi di un perfetto e articolato algoritmo, percorrono tutti i sentieri possibili, ramificandosi e man mano frastagliandosi, per arrivare a intersecare, penetrandole, le aree più significative che sottendono la vita dei cittadini, i quali rimangono imbrigliati e ingabbiati in una condizione di indecidibilità di fronte a scelte (di vita, anche) calate dall’alto (con buona pace del principio di autodeterminazione della persona), spesso contraddittorie tra loro, e, in quanto tali, non comprensibili!Le domande nascono spontanee: era, ed è, in evitabile tutto ciò, soprattutto in tale misura e in tale configurazione? Quale la responsabilità della Politica?Quel che è certo è che nell’arco di poco più di un anno la vita del Paese è cambiata: si sono ribaltati modelli di pensiero, stili di vita, abitudini, comportamenti, relazioni, ma anche la qualità del vivere ha subito un grosso scossone al ribasso!Recita il sottotitolo del libro “Politica nullista, fanfarona, incompetente”.Senz’altro forti le attribuzioni, ma ci sono buoni motivi che le giustificano e la ricerca di Michele Giardina lo dimostra: la pandemia è un evento inedito e complesso, il Paese non era (e non è ancora) attrezzato ad affrontarlo e a razionalizzarne le soluzioni. La Politica non è riuscita, ad oggi, a gestire la complessità che la pandemia ha sviluppato: impegnata alla men peggio, piuttosto, a barcamenarsi tra comunicazioni spesso autoreferenziali e contraddizioni a livello istituzionale, scientifico e organizzativo, … sembra procedere per tentativi ed errori,con ipotesi di soluzioni adottate all’insegna dell’improvvisazione, scaturite da definizioni assiomatiche, spesso disconfermate dagli eventi che non di rado appaiono fuori controllo. E su tutto l’incertezza regna sovrana!Le argomentazioni che propone l’Autore sono chiare: nella gestione della dinamica pandemica, il confine tra Scienza, Politica ed Etica appare liquido, a tratti sfumato se non addirittura ‘negoziato’, e ciò spiega perché tutte le categorie fondamentali, dai diritti dell’uomo alla democrazia, alla cittadinanza, risultano opzionali e discrezionali. L’analisi lucida e obiettiva di Michele Giardina tocca i ‘nervi scoperti’ delle molte inadeguatezze che caratterizzano questo non felice momento storico, e ci fa intuire il rischio che si consolidi la già incipiente regressione della qualità della vita; per citare alcuni aspetti:
•l’economia al collasso
•il lavoro, da tempo già carente di suo, presenta oggi una riduzione, siaquantitativa che qualitativa, statisticamente significativa
•gli indici di povertà lievitano a vista d’occhio (i ‘nuovi poveri’ e i ‘poveri invisibili’ sono le odierne realtà sociali)
•la formazione ridotta al lumicino (Quale il futuro dei giovani? Può la DAD sopperire ai danni di una limitata formazione in presenza?) Tutto ciò mentre la ‘macchina organizzativa’ dell’Amministrazione politica del Paese fa acqua da tutte le parti:
•Il parossistico susseguirsi dei DPCM, non sempre comprensibili, in concreto, né nell’utilizzo della ‘tavolozza’ dei colori decisi man mano per le Regioni non coerenti, a volte, nella definizione dei corrispondenti indici di contagio, né nella conseguente decisione di aprire o chiudere, a fisarmonica, servizi, attività o settori vari
•La disinvolta gestione della Salute dei cittadini e del correlato ‘Piano vaccinale’ •Il fisco che incombe sulla disperazione di buona parte delle famiglie, come minacciosa spada di Dàmocle (spostare di qualche mese la data di scadenza non risolve il problema)•I ‘ristori’, inadeguati sul piano quantitativo e dei tempi di erogazione che viaggiano sui binari più della promessa illusoria che della concreta e, soprattutto, efficace realizzazione
•Le contrapposizioni tra i Partiti e nei Partiti, il cui unico obiettivo sembra essere l’acquisizione di consenso.
E i cittadini si scoprono inermi, indifesi e fragili! L’analisi di Michele Giardina, come dicevo all’inizio, non concede spazio alla fantasia o alle interpretazioni di comodo, invita piuttosto, nel suo intrinseco messaggio, pur nella drammaticità di questo ‘annus horribilis’, alla riflessione e alla consapevolezza.In tale prospettiva, condivido il pensiero con il quale l’Autore conclude questoimponente lavoro:“mi piace guardare al futuro prossimo, assieme a tutti voi, cari lettori, con moderato ottimismo” E io lo ringrazio anche a nome delle sue lettrici e dei suoi lettori, sicura di interpretarne il sentimento.
Recensione di Giuseppina Pavone