
Fino a non molti anni fa si parlava della Nazionale maggiore come la fidanzata d’Italia. La nazionale metteva d’accordo tutti gli appassionati di calcio. Anche le tifoserie tradizionalmente acerrime nemiche, deponevano l’ascia di guerra in nome della Nazionale maggiore di calcio. Questo amore per la Nazionale è stato indubbiamente alimentato negli anni dai trofei ottenuti, 4 titoli mondiali: 1934, 1938, 1982, 2006 e due titoli continentali: 1968 e 2020. Anche gli atleti che si sono avvicendati negli anni hanno dato il loro contributo a diffondere l’amore per la Nazionale, Zoff, il mitico capitano dei mondiali di Spagna, Cabrini, Rossi, Tardelli, ma anche Totti, Baggio Schillaci, Del Piero, Pirlo, Maldini, Baresi, giusto per citarne alcuni.
Nonostante questo, a un certo punto il giocattolo si è rotto, per così dire. I club, sempre più holding e sempre meno società sportive, gli atleti (e i loro procuratori) sempre più interessati ai soldi e meno alla gloria hanno cominciato a obbiettare su soste, raduno e quant’altro. A onor del vero la colpa di questa disaffezione è dovuta anche ai calendari sempre più fitti di impegni nazionali ed europei, in una misura certamente maggiore rispetto agli impegni dei club all’epoca dei mondiali di Spagna (1982).
Attualmente la Nazionale maggiore è alle prese con le qualificazioni ai prossimi mondiali di calcio, 2026. Per i nostri si profila lo spettro dei play off come secondi del proprio girone alle spalle della fortissima Norvegia, play off che ci hanno arrecato profondi dispiaceri negli ultimi anni. Del resto le quote calcio collocano l’Italia nella seconda fascia delle favorite, alle spalle di Spagna, Brasile, Inghilterra e Francia, in compagnia di Spagna e Germania.
Le perplessità sulle soste della Nazionale maggiore sono legate a diversi fattori, primariamente economici. Le soste, pur non essendo direttamente collegate ai costi operativi della Serie A, hanno un impatto economico indiretto attraverso la sospensione temporanea della vendita di biglietti e merchandising, la riorganizzazione dei calendari e la possibile necessità di recuperare le partite, che può comportare costi aggiuntivi. Un altro capitolo assai dibattuto è quello degli infortuni. La lista degli infortunati dopo l’ultima pausa per le nazionali è piuttosto nutrita:
- Rafa Leao, Adrien Rabiot (Milan) niente di grave dovrebbe recuperare per domenica, Christian Pulisic, Pervis Estupinan, Alexis Saelemakaers (Milan).
- Gleison Bremer, Pedro Felipe (Juventus).
- Tati Castellanos (Lazio).
- Moise Kean (Fiorentina).
- Stanislav Lobotka (Napoli).
- Jayden Addai (Como).
Le società maggiori guardano già con apprensione alla sosta di novembre, sessione che chiuderà le qualificazioni per la fase finale dei mondiali 2026, temendo possibili infortuni dei propri tesserati. E’ un timore senza dubbio legittimo che, tuttavia, attesta la progressiva crescita di peso dei club a danno della Nazionale con conseguente disaffezione a un simbolo che per molto tempo è stata realmente vissuta come una sorta di fidanzata d’Italia.












