
L’operazione militare condotta da Israele nella notte tra il 13 e il 14 e proseguita nel pomeriggio contro obiettivi militari iraniani, centrali di lavorazione dell’uranio, il principale a Natanz, fabbriche di missili balistici e contro la capitale Teheran, non è un atto di guerra ma un’azione di contenimento mirata a sabotare il programma nucleare della Repubblica islamica. “Nessuna ambiguità: l’Iran non può avere la bomba atomica”, ha detto il ministro degli Esteri Tajani in audizione alle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, “ma il nostro governo sarà in prima linea per favorire la de-escalation.” L’intelligence israeliana ha definito i raid “preventivi”, spiegando che l’accelerazione del programma nucleare iraniano consentirebbe di avere, a breve, abbastanza materiale fissile per 10 bombe nucleari e di oltre 2000 missili per poterle lanciare, verso Israele e non solo. Una minaccia esistenziale per lo Stato ebraico, confermata dalla Repubblica degli ayatollah che da anni proclama apertamente la volontà di cancellare Israele dalla carta geografica. Non solo a parole. Teheran finanzia arma e coordina attori non statali in sei teatri operativi: Gaza (Hamas), Libano (Hezbollah), Cisgiordania (cellule del jihad islamico), Siria (milizie sciite), Yemen (houthi) e Iraq (Kataib Hezbollah, Harakat al-Nujaba). Soggetti che non rappresentano solo un rischio per la sicurezza israeliana, ma agiscono come strumenti di proiezione del potere iraniano nella regione. Un potere aggressivo che allarma i paesi del Golfo che già nel 1979, quando entrò in vigore la Costituzione teocratica voluta da Khomeini e invano osteggiata da buona parte del clero sciita, temevano le conseguenze del nazionalismo iraniano, l’esaltazione del martirio come precetto e l’oltranzismo religioso espresso nell’intenzione di invadere l’Arabia saudita per riportare la Mecca e Medina sotto il controllo della “vera fede”. Ma oggi il punto di svolta è il programma nucleare di Teheran, giudicato altamente pericoloso dall’AIEA che ha documentato, ancora una volta, le violazioni iraniane sul tema dell’arricchimento dell’uranio. Teheran ha risposto che intende proseguire e Israele ha scelto di agire con l’obiettivo di prevenire. Un atto politico dunque, che pone al centro un termine usato spesso e superficialmente a sproposito: escalation. Quando c’è di mezzo Israele, la certezza annulla ogni dubbio: Israele è l’aggressore, il colpevole, l’agente destabilizzatore, il guerrafondaio. Eppure, se esiste la volontà di guardare alla realtà dei fatti con onestà e lucidità, non si può non riconoscere che l’escalation non inizia mai a Tel Aviv ma a Teheran. E’ legittimo discutere delle scelte di Israele a Gaza, dell’ostinazione di Netanyahu, delle uccisioni e delle sofferenze di tanti civili innocenti, ma su una cosa non si può non essere d’accordo: il rischio di un Iran nucleare nello scacchiere mediorientale. Un rischio di cui i Paesi arabi e la Turchia sono consapevoli e che conferisce alla condanna da essi espressa contro l’attacco israeliano un valore poco più che formale, lungi dal trasformarsi in un fronte musulmano contro “l’entità sionista”. Una condanna che nasconde piuttosto l’auspicio della sconfitta di un regime fanatico e pericoloso benché indebolito e inviso a una grossa parte di iraniani. Anche Putin e Xi Jinping, preoccupati per le conseguenze che una eventuale sconfitta del loro alleato iraniano potrebbe causare ai loro interessi, hanno sollecitato Israele a “cessare ogni provocazione militare” e offerto di mediare in un dialogo tra le parti, precisando però di voler rimanere fuori dal conflitto. L’Occidente continua a difendere l’unico pilastro della democrazia in Medioriente e la superpotenza americana sostiene Israele di cui ha elogiato la strategia adottata, avvertendo l’Iran che un attacco alle basi americane nella regione determinerebbe interventi pesanti da parte degli Stati Uniti. Per concludere: chi accusa Israele di “escalation” confonde la causa con l’effetto. La vera minaccia alla stabilità della regione e del mondo non è la reazione israeliana, ma la prospettiva concreta che un regime fanatico possa dotarsi di armi nucleari.
10 commenti su “Israele e Iran: il significato reale dell’escalation. Dai fatti all’opinione, di Rita Faletti”
Israele domina i cieli, Iran perderà la guerra..
Ecco che Putin, cerca di proporsi da mediatore, per limitare i danni..
Putin non può permettere la sconfitta dell’Iran, perderebbe un valido alleato..
Sarebbe troppo, dopo quanto accaduto in Siria..
Trump fa il furbo, e gioca con mazzi di carte segnate..
Terrorista, non è Putin che si propone mediatore, è Trump, in un momento di “lucidità” che lo propone.
La comunità internazionale chiude gli occhi, nella speranza che si possa cancellare l’IRAN e il rischio nucleare. Vedremo!
@terrorista
In 24 ore fermerò la guerra in Ucraina.
Trasformerò Gaza in un resort.
I miei dazi arricchiranno a dismisura gli americani.
Porterò Israele e Iran al tavolo dei negoziati.
E Netanyahu che ha isolato Israele, gli israeliani sono odiati in tutto il pianeta, provate a uscire e chiedere in giro per le capitali europee cosa dicono degli israeliani…… e per salvare cavoli e agnelli ha spostato l’attenzione con l’attacco all’ Iran, con la buona scusa che l’Iran era vicino alla bomba Atomica. Balla colossale.
E ricordate che Israele vincerà, ma il prezzo sarà catastrofico, e senza l’aiuto dei paesi occidentali, soprattutto americano la guerra potrebbe prendere un’altra piega.
Niente è scontato. E niente dura per sempre. Anche il potente impero Romano è crollato.
E il prezzo lo pagheremo pure noi…….
Giusto Gino, Netanyahu è un criminale come lo è Hamas (spero sia d’accordo per Hamas…), ma questo vale anche per suo compare Putin: “nun so scurdassi!”
L’impresa è prendere o distruggere Fordow, senza l’aiuto degli Yankee..
A meno che non hanno un “topo” all’interno..
@Gino;
In quel che scrive c’è del vero, ma solo in parte..
Io ho visto gatti diventare tigri, e correre in lungo ed in largo su muri verticali..
Metti una squadra esperta e disarmata, in un fosso, ed assisterai a reazioni umane esplosive..
Veda Gino, se qualcuno verrebbe a domandargli quale è l’arma più potente?
Sono certo che lei direbbe l’atomica??
Ed invece no!!
È la potenzialità del cervello umano..
In particolare, il cervello di uomini addestrati ad usarlo..
Sono d’accordo sia con Terrorista, sia con anonimus, ma solo in parte, e vi spiego perché, da molto tempo ormai vedo che nel mondo vige la legge del più forte, come succede tra gli animali, e a me questo non è mai piaciuto. E io sono, e sarò sempre dalla parte della verità. Hamas sono dei terroristi, ma sono una faccia della stessa medaglia.
Anche i partigiani erano definiti terroristi, e uccidevano e stupravano in nome della libertà, vi posso fare pure i nomi di vittime ragazzine stuprate è uccise dai partigiani sotto gli occhi dei loro genitori.
Se non opprimi, e non provochi, non hanno motivo di esistere gruppi come Hamas, Ira, Eta, o altri. Putin è stato provocato, e bastava rispettare gli accordi di Minsk, e non sarebbe successo nulla.
Le guerre sono facili da innescare, ma difficilissimo da fermare. Io la penso così, voi la pensate diversamente? Pazienza! Sicuramente non saranno i nostri commenti a fermare le ingiustizie. Il tempo ci darà le risposte.
@terrorista
se Israele riuscisse a distruggere Fordow la guerra potrebbe concludersi. La struttura fu tenuta nascosta da Teheran fino al 2009, quando se ne scoprì l’esistenza attraverso la declassificazione di documenti d’intelligence che mostravano l’esistenza di un impianto nucleare clandestino, incompatibile con un programma pacifico. Dai britannici Fordow fu definito “l’inganno seriale iraniano”. Se non venisse distrutto, gli analisti ritengono che “potrebbe diventare il cuore della strategia iraniana per compiere il break out”, uscire cioè dal trattato di non proliferazione nucleare, interrompere la cooperazione con l’AIEA e costruire rapidamente un’arma nucleare, il suo vero obiettivo che contrasta con quanto dichiarato in questi giorni: il nucleare ci serve per scopi civili. L’Agenzia ha invece rilevato che le scorte iraniane di uranio arricchito sono passate dai 274,8 Kg di inizio febbraio a 408,6 con un aumento del 50% circa. Un combustibile sufficiente per nove testate. Fidarsi del regime iraniano?
@Rita Faletti
Ma non le basta avere scritto l’articolo, interviene anche nei commenti con spirito polemico?
Mi corregga se sbaglio, non è sicura di ciò che sostiene e cerca di puntellare la sua opinione per convincere se stessa oppure i lettori nei loro commenti la mettono in difficoltà?
Male, male…
Che caduta di stile