
Il “j’accuse” del Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo, non può lasciare indifferenti. La riflessione sulle parole dell’omelia del solenne pontificale non può non riguardare tutti:
“Carissimo fratello San Corrado,
oggi più che mai chiediamo supplici la tua protezione su Noto e sull’intera Diocesi.
La storia racconta della bontà e della passione del popolo netino. dell’amore verso le tradizioni e l’attaccamento ai fasti di un tempo che non è più. Dal giorno dell’elezione a Vescovo di Noto, la mia personale biblioteca si è arricchita di volumi, studi e saggi sulle città della nostra Diocesi, e in modo particolare, su Noto «città ingegnosa che mai fu conquistata». Preziose testimonianze di laici e sacerdoti, diversi presenti ora in questa celebrazione, cultori della fede e dell’amore patrio.
Il tempo presente racconta di sofferenze e inadempienze, di rallentamenti e gravi omissioni, di logiche, progetti e poteri forti che hanno trasformato Noto e dintorni in terra di conquista.
Altro che “numquam vi capta!».
Noto non ha più voce, la fama per la sua manifesta bellezza si va sostituendo con il progetto di una città dove tutto è possibile, dove le politiche agrarie sono in libera caduta e i casolari e le masserie della nostra fertile e invidiata campagna diventano location per il turismo di nicchia e, purtroppo, non solo. A Noto non conviene ammalarsi perché le politiche sanitarie regionali stanno trasformando il nostro ospedale nell’ennesimo gigante addormentato da svendere. per l’occasione, al milionario di turno. E noi, non possiamo rimanere inermi, con le mani in mano!
A Noto non esistono regole e la cultura, quella vera, stenta a decollare viaggiando su binari morti. Ciò che fu culturalmente costruito dalla genialità e operosità di molti oggi perde la sua forza originaria! Chi vuole creare laboratori, contenitori di speranza e spazi di riflessione per la crescita culturale stenta a trovare nei singoli o nelle associazioni, validi alleati con cui intraprendere percorsi di maturazione intellettuale. Non condividiamo l’idea che l’unica agorà sia quella virtuale dove, senza cognizione di causa, tutti si assurgono a paladini o detentori della verità.
La coscienza critica viene messa a tacere dalla mediocrità imperante e il progetto dei mecenati del profitto sta trasformando la città in una sorta di slot machine dove la morale dice che, anche con la complicità del dio denaro e di qualche affarista di turno, tutto è lecito e possibile: ma non è così perché, come affermava Martin Luther King «la libertà propria finisce dove inizia quella degli altri».
Alle comunità cristiane, alle istituzioni civili, alle famiglie, alla scuola. ai cittadini che, nonostante tutto, continuano ad amare Noto, tu caro San Corrado ricordi la necessità di alzarsi, di camminare, di progettare in tempi brevi, percorsi di vera umanità dove le relazioni dicono rispetto accoglienza, amore disinteressato, dialogo.
1 commento su “Il “j’accuse” del Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo”
Mons. Rumeo belle parole, specie quando accosta denaro con morale. Solo che vado in corto circuito quando proprio Lei ha avvallato il ticket per entrare i turisti in chiesa.
Perchè ho nominato il ticket: Perchè una volta un prete mi disse che quando ti trovi in un città che visiti la prima volta è buona abitudine visitare almeno una chiesa. Ti arricchisce culturalmente e alla fine se non fai una preghiera, sono sicuro che almeno farai il segno della croce. Basta questo per avere pace tutto il giorno. Da allora quando andavo in una città per me nuova, ho visitato una chiesa. In effetti era vero, dopo uscito mi sentivo in pace…..ma non durava tutto il giorno.
Ora se un turista come me non vuole pagare il ticket, deve andare in una chiesa di seconda classe per salutare Gesù. Anche con un semplice sguardo!
Le parole sono belle, ma dovrebbero combaciare con i fatti.
Disinteressato di San Corrado