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Con i terroristi si dialoga o li si bombarda? … l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 2 minuti

“Si deve fare il possibile per evitare una escalation”, “La crisi in Medioriente rischia di allargarsi, dobbiamo impegnarci per una de-escalation”. Queste e formule affini per esprimere lo stesso concetto, ripetuto da capi di stato e di governo del mondo libero e da noti autocrati. Condivisione più che sospetta se la solita de-escalation viene invocata dopo le risposte di Israele agli attacchi contro il suo territorio e i suoi cittadini, che si susseguono da quel maledetto Sabato nero da cui tutto, mai dimenticarlo, è iniziato. Una carneficina infame accolta con giubilo belluino dai palestinesi, dai loro sostenitori in Medio oriente e dal mandante di Teheran, l’ayatollah Khamenei, fedele all’obiettivo dichiarato dal suo predecessore, l’ayatollah Khomeini, quando, definendo la rivoluzione islamica del 1979 la lotta contro l’occidente, promise la distruzione dell’entità sionista. Grave lacuna non ricordarlo, ipocrisia ancora più grave negarlo. L’attacco di Hamas del 7/10 nel sud di Israele, è stato un assaggio finalizzato a sondare le capacità di difesa dello Stato ebraico e il successo un’iniezione di ottimismo per i vari gruppi terroristici al servizio dello stato canaglia, nonché una golosa opportunità da sfruttare per l’asse Mosca-Pechino, come confermano gli incontri nella capitale russa tra il capo del Cremlino e i capi di Hamas e i rapporti sempre più stretti tra il gruppo terroristico e la Cina, che ritiene Hamas parte integrante del tessuto nazionale palestinese. Fin qui nulla di cui meravigliarsi. Che sia però l’occidente con i suoi valori di libertà e democrazia il vero obiettivo di Xi e Putin, e che la difesa dei palestinesi sia un bluff, lo rivelano i fatti: la guerra di Putin contro i musulmani ceceni culminata con la distruzione della capitale Grozny e l’internamento nei campi di rieducazione degli islamici dello Xinjiang. Ma come spiegare il fastidio, nel caso migliore, il rancore e l’odio, nel peggiore, di molti occidentali nei confronti di Israele, affiorati con inaspettata violenza prima ancora che Tsahal entrasse a Gaza? Prima dei morti e della crisi umanitaria nella Striscia? La risposta sta nell’antisemitismo che ha coinvolto i regimi nazista e fascista, una parte del mondo cattolico e il comunismo, oltre al fanatismo islamico. L’occidente è purtroppo privo degli anticorpi che la vigilanza dei “sinceri” democratici avrebbe dovuto attivare per difendere con forza il diritto di Israele ad esistere quando era in tempo per farlo. Ormai la situazione gli è sfuggita di mano e oggi, gli stessi che erano “distratti”, chiedono a Israele di arrendersi, di rinunciare a difendersi, per scongiurare il pericolo di attacchi terroristici da parte di islamici radicalizzati che vivono nei paesi occidentali. Così, l’escalation diventa responsabilità esclusiva di Israele. Se il gabinetto di guerra di Tel Aviv decide che l’esercito entri a Gaza per stanare i terroristi e ucciderli e inevitabilmente colpisce i civili, è colpevole di genocidio, se invece sceglie l’opzione degli omicidi mirati, la condanna è di alzare il livello dello scontro e provocare una guerra, che è già in corso. In sostanza, si pretende che Israele si fermi e lasci che sanguinari terroristi, per gli utili idioti eroici resistenti, lo tolgano di mezzo, “dal fiume al mare”. Almeno che si abbia il coraggio di dirlo. Da tempo Israele è stato abbandonato dall’occidente, da quando l’occidente è stato abbandonato dalla ragione e dalla capacità di distinguere tra il bene e il male, annegato nel relativismo, vinto dall’egoismo e dalla paura.  Da 10 mesi la milizia sciita libanese di Hezbollah spara sul nord di Israele, dove, alcuni giorni fa, un missile è piombato su un campetto di calcio uccidendo 12 bambini. La risposta non si è fatta attendere: martedì notte, secondo la strategia della punizione, a Beirut, Fuad Shukr, braccio destro di Nasrallah, il capo di Hezbollah, responsabile dei legami con l’Iran,  è stato ucciso da un drone israeliano, poco prima che Ismail Haniyeh fosse trovato carbonizzato nella sua stanza da letto a Teheran, in un quartiere protetto dalle Guardie della rivoluzione, evidentemente non abbastanza efficacemente. Non sono i primi omicidi mirati di Israele, che con modalità chirurgiche, dal 2010 al 2015 ha liquidato ufficiali di Hezbollah, scienziati e ingegneri nucleari iraniani, Mohammed Deif, capo delle brigate al Qassam e un generale delle Guardie della rivoluzione, Mohammed Reza Zaledi. Yoav Gallant, il ministro della Difesa di Israele, ha detto: “Questa è la nostra Monaco. Arriveremo ovunque i nostri nemici si trovino”. Il Pentagono, che nel caso di omicidi eccellenti viene avvisato, ha dichiarato che l’America sarà accanto a Israele e inviato navi da guerra nel Mediterraneo e nel Mar Rosso. Islamisti e sinistra woke, universitari torpidi e smarriti, docenti che credono nella legittimità della violenza e della lotta armata, vogliono la scomparsa o la sottomissione dell’occidente e Guterres è pronto a celebrare la vittoria del terrorismo internazionale di cui Israele sarebbe la prima vittima in quanto avamposto delle democrazie in Medio oriente. Le altre democrazie seguirebbero. Dunque: come la mettiamo con il terrorismo? Lo bombardiamo senza pietà o ci dialoghiamo?

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8 commenti su “Con i terroristi si dialoga o li si bombarda? … l’opinione di Rita Faletti”

  1. “[…]come la mettiamo con il terrorismo? Lo bombardiamo senza pietà o ci dialoghiamo […]?”
    Dott.ssa Faletti, a questa sua domanda, pensavo cosa risponderebbe la popolazione di Gaza, che è la più informata sull’argomento, visto che Gaza è la terra attualmente più martoriata e terrorizzata del Medio oriente e forse del mondo intero. A Gaza sono degli intenditori, conoscono benissimo l’argomento “terrore” …
    Ebbene, se io fossi uno di loro, a Gaza, le risponderei ovviamente di non borbandare. Se fossi israeliano e ancor più se avessi parenti ostaggi dei terroristi, le direi la stessa cosa. Da italiano, non vedo perché la dovrei pensare diversamente.

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  2. Questi sono naturalmente i fatti, signora Faletti: – Non sono i primi omicidi mirati di Israele, che con modalità chirurgiche, dal 2010 al 2015 ha liquidato ufficiali di Hezbollah, scienziati e ingegneri nucleari iraniani, Mohammed Deif, capo delle brigate al Qassam e un generale delle Guardie della rivoluzione, Mohammed Reza Zaledi. Yoav Gallant, il ministro della Difesa di Israele, ha detto: “Questa è la nostra Monaco. Arriveremo ovunque i nostri nemici si trovino”-
    EPPURE, Israele non è stato sufficientemente pronto il 7/10 per la verità… un pò di attenzione in più e minor sottovalutazione del nemico avrebbero potuto contrastare quell’attacco con fionde e pietre, o quasi, che ha portato al rapimento di tante persone ed all’escalation che oggi ci sta portando inesorabilmente ad un conflitto globale per l’intera regione medio-orientale… sperando che tutto si fermi lì.
    Poi i maligni ci speculano sopra, signora Faletti, magari qualcuno potrebbe obiettare che è stata tutta una strategia per avere l’alibi di poter annientare tutta la popolazione di Gaza con la motivazione logica che non si possono avere bombe tanto intelligenti da poter discernere palestinesi da terroristi, nel tentativo di espiare i peccati “veri di Netaniau… forse, forse…
    Ma la storia si scrive dopo che i fatti sono accaduti, e non possiamo prevedere quello che potrà succedere.
    Israele sconta oggi le vicende personali del suo “capo” e, i suoi alleati non possono fare altro che assecondarlo, ma alla fine dei giochi ci sarà la resa dei conti, sperando che il danno non sia definitivo e lasci margine alla futura e definitiva pace.

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  3. @anonimus
    All’assemblea generale delle Nazioni Unite, il 2 ottobre 2015, Netanyahu tirò fuori un libro in farsi, la lingua iraniana, e lesse qualche riga dell’autore, la Guida suprema della repubblica Islamica: “Entro 25 anni non ci sarà più nessun Israele”. l’Iran è una teocrazia sanguinaria che uccide i suoi stessi cittadini, finanzia gruppi terroristici accecati dall’odio per lo Stato ebraico e confida nel nichilismo europeo, cioè la rivolta della coscienza europea contro la propria identità e la propria storia. Una pace definitiva non ci sarà mai finché l’Iran esisterà così com’è e finché in occidente si eviterà di guardare in faccia la realtà e prendere le dovute contromisure. La pace non basta invocarla o desiderarla, spesso occorre combattere e morire per ottenerla. Le tragedie del Novecento non hanno lasciato traccia nella nostra memoria, purtroppo.

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  4. Accadimento simile sulla guerra in atto in Ucraina..
    La russia invade un territorio scatenando una guerra (altro che operazione speciale..), e tuuto va bene..
    Se pero l’Ucraina bombarda territori russi, sono atti di terrorismo..
    “Bisogna non fare di tutta l’erba un fascio”..

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  5. In qualche modo, lei mi ha dato conferma di ciò che avevo scritto.
    Integralismo contro integralismo e sullo sfondo ideologie religiose ed anacronistiche che riemergono dal passato e che covavano da sempre, da una parte e dall’altra, purtroppo.
    L’occidente e la democrazia già da tempo sono stati messi in discussione, i movimenti sovranisti europei e la destra stanno prendendo il sopravvento e si butteranno anch’essi nell’agone…
    Che sia un modo voluto dal Creatore per ridimensionare la popolazione mondiale? E chi può ancora immaginare cosa si presenterà nei prossimi anni…?
    E’ la storia che va avanti, e in questo tutti contro tutti, nessuno potrà assolversi o rivendicare una storia più “giusta” delle altre, nessuno.

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  6. @anonimus
    Se si accetta la constatazione della confusione morale globale, e si dovrebbe, credo bisognerebbe riportare un po’ di ordine nelle coscienze. Per farlo servirebbe rieducare alla distinzione tra bene e male, sconfiggendo il relativismo che mette tutto e tutti sullo stesso piano. Hamas non è Israele, la carneficina di Hamas preceduta da ammazzamenti, attacchi a cittadini sul suolo israeliano, tre intifade, missili e droni a volontà, ricatti e minacce, non è minimamente paragonabile a un paese colpito che risponde con rappresaglie ai tentativi di terrorizzare e demoralizzare la sua popolazione in attesa di eliminarla fino all’ultimo ebreo. Nessun paese europeo sarebbe in grado di resistere una settimana al posto di Israele. E aggiungiamo le fandonie, tra cui quella del missile israeliano che avrebbe colpito l’ospedale a Gaza: era stato un missile palestinese e i nostri “sinistri” subito pronti a crederci, ignari che Goebbels ci ha insegnato che se ripeti una menzogna più volte, la gente ci crederà e la menzogna diventerà realtà. Il punto è che se l’occidente avesse dimostrato fermezza nel difendere il diritto di Israele ad esistere, i suoi nemici, che sono anche i nostri, sarebbero ora molto più deboli. La nostra decadenza morale e la nostra pavidità ci condurranno all’estinzione. E ci starà magnificamente bene. E se Israele si salverà, prego Iddio che accada, si dovrà al suo coraggio e alla lealtà degli Stati Uniti, non certo al nostro coraggio e alla nostra lealtà.

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  7. Un paese civile, democratico , efficiente, questo è Israele.
    Molto diversi sono i suoi vicini , Israele deve resistere e vivere per far sempre brillare la luce della civiltà in questa zona da sempre cerniera tra l’occidente e l’oriente .

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