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Ragusa. Biagio Pace, il tutto per la parte

Tempo di lettura: 2 minuti

Alla luce delle dichiarazioni su Biagio Pace e il Museo Antropologico di Ragusa è difficile tenersi fuori dalla discussione perché non sono indolente alla realtà che mi circonda e perché mi assiste, inoltre, il diritto di intervenire come ogni cittadino che si preoccupa della sua città.
Dopo la dichiarazione del sindaco (e molte altre) in cui si considera di separare il personaggio  professionale dal personaggio politico il mio problema era trovare una giustificazione. All’inizio
pensavo che il Primo Cittadino avesse ragione. Se i testi di Biagio Pace sono così buoni e si continuano ad essere consultati in facoltà, questa è già una giustificazione sufficiente perché un museo porti il suo nome. Poi, non so perché, mi sono ricordato di Louis Ferdinand Celine, sicuramente per il meraviglioso “Viaggio alla fine della notte”. Celine era un collaboratore del regime di Vichy, confesso simpatizzante nazista e autore di tre opuscoli antisemiti. A quanto pare non c’è una sola piazza o strada in Francia che porta il suo nome. Il giornalista Stèphane Bern, collaboratore in Beni Culturali del governo Macron, ha dichiarato tempo fa “L’opera di Celine merita di essere letta, ma la sua vita è più controversa”. E ha detto che il Ministero dei Beni Culturali non intende comprare la casa di Celine. In altre parole. Una cosa è l’opera letteraria di Ferdinand Celine, che merita di essere letta e valorizzata e un’altra di dare il suo nome a un’istituzione pubblica. Non è così anche per Biagio Pace? Se i suoi testi sono consultati in facoltà perché sono buoni, ciò non significa che devi mettere il personaggio come esempio o omaggio. Come persona era un fascista convinto. Il dizionario Treccani Biografico degli Italiani (volume 80, 2014) lo ricorda cosi: “… la adesione al movimento fascista (nel 1921) non fu solo un romantico sentimento di orgoglio nazionalista. Anche la convinzione di dover difendere ‘una posizione di classe’, nell’idea di una investitura che il proprio nucleo familiare aveva storicamente ricevuta, sin dal primo Risorgimento, di garante politico degli interessi del notabilato agrario nella Sicilia sud orientale” Se le cose continueranno così i nostri figli in futuro confonderanno totalmente l’orrore del fascismo e crederanno che fu un periodo gioioso della storia, normalizzando la barbarie. Qual è il prossimo passo? Rinominare Piazza Libertà in Piazza Duce?
Lucia Cascone

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4 commenti su “Ragusa. Biagio Pace, il tutto per la parte”

  1. Tonino Spinello

    Stia tranquilla Lucia Cascone, tempo fa i compagni di Reggio Emilia hanno tolto dalla toponomastica la strada dedicata a Gabriele D’Annunzio per sostituirla con un poeta sloveno. Nessuno cambierà il nome a Piazza Libertà!
    Ancora devo capire tutto questo terrore a parlare di quello che il fascismo ha rappresentato. Nel bene e nel male! Perchè non ricordare il passato? Se molti filosofi, letterati. poeti, erano fascisti convinti o costretti dal periodo (come succede oggi), non si devono leggere o consultare nelle biblioteche o musei? Nella letteratura come nella cultura, tutto dovrebbe essere a disposizione di chi fa delle ricerche o per semplice curiosità.
    Poi vorrei anche dirle:
    Ma Ragusa non è provincia grazie ai fascisti? O anche questo fa parte degli orrori commessi da Mussolini?

  2. Signor Spinello una cosa è consultare i libri di Pace, conoscere la sua storia, apprezzarne le sue qualità professionali, altra cosa è intitolare un museo ad un uomo che è stato colpevole, anche solo moralmente, di crimini inenarrabili come le leggi razziali. Io credo che tale proposta da parte di un politico regionale di Fratelli d’italia sia solo una forma ordinaria di alleggerire le responsabilità nella storia di una certa destra che oggi governa il Paese. Io non sono d’accordo perché un fascista non merita alcuna intitolazione pubblica perché reo di essere stato
    fascista.Riguardo la mia Città intitolata provincia per Pennavaria, non sono orgogliosa di questo atto, anzi me ne vergogno. Borges diceva si può parlare di fascismo, credere nel fascismo, morire per il fascismo, ma non si può vivere dentro il fascismo. E la storia lo insegna.

  3. Tonino Spinello

    D’accordo Sig.ra Lucia, il mio commento non era cercare di addolcire il fascismo degli ultimi anni, il mio era più un mantenere viva la storia (anche se scomoda) e non cercare di affossarla o cambiarla per delle inutili mode dialettiche. Il passato nessuno lo potrà cambiare, qualunque esso sia!
    Le élite europee (cioè i nazisti invisibili) ad esempio cercano di cancellare la storia o riscriverla per il proprio tornaconto:
    Ad esempio da tre anni a questa parte negli eventi dedicati alla liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau, i rappresentanti russi non vengono più invitati. Eppure sono stati i primi ad entrare e liberare gli ebrei. Quest’anno nel cuore della democratica e antifascista Unione Europea il direttore del Museo Nazionale della Resistenza e dei Diritti Umani, F. Schroder all’improvviso ha deciso di cancellare l’invito all’ambasciatore russo per celebrare la liberazione dei campi di concentramento. L’ambasciatore russo Labanov gli ha inviato una lettera aperta ricordandogli chi furono le truppe che liberarono il campo di concentramento di Auschwitz e a chi il Lussemburgo, come Stato Indipendente, deve la sua esistenza.
    Come vede le élite europee e non solo, stanno cercando di cancellare la storia per riscriverne una più nuova e meno scomoda per i loro fini.
    Vale la pena ricordare a questi nazisti (ma fermamente antifascisti) le parole del filosofo americano George Santayana:
    “Chi dimentica la storia è condannato a riviverla”.
    Lucia Cascone, personalmente non cerco chi la pensa come me, cerco chi come me pensa. Lei è una che pensa.

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  4. Nello specifico associare il nome di un fascista ad un Museo Archeologico quando per colpa del regime e delle leggi razziali fu allontanato un illustre direttore della Scuola Archeologica Italiana ad Atene, Della Seta, e a causa della guerra contro la Grecia furono interrotte le ricerche e le relazioni tra i due Paesi.Solo grazie a un altro direttore, Levi, si riaprirono i contatti fruttuosi fino a oggi, che producono docenti italiani nei Ministeri e negli atenei .
    E fin qui il danno oltre la beffa di non intitolare il Museo ad un archeologo di origini iblee altrettanto meritevole di Biagio Pace, il professore Antonino Di Vita svomparso nrl 2011, che ha diretto la Scuola in Grecia.

    Sarebbe doveroso a mio parere dare il giusto peso ai fatti della Storia in ambito culturale e non solo bellico visto che si parla di Archeologia e di contributi al suo progresso o regresso come nel caso delle politiche fasciste.

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