
La guerra di aggressione russa all’Ucraina esige sempre più uomini da mandare al fronte e missili. Servono forze fresche, e coscrizioni coatte a parte, il reclutamento avviene soprattutto nelle regioni remote, quelle più povere, dove vivono anche le minoranze etniche. C’è poi l’arsenale bellico che ha le sue esigenze, in particolare il comparto missilistico. Dal 24 febbraio 2022, la Russia ha lanciato contro l’Ucraina oltre 6 mila missili, grazie alle scorte di semiconduttori e microchip accumulate a partire dal 2014, quando già aveva previsto l’invasione, e, soprattutto, alla necessaria componentistica elettronica occidentale. L’embargo ha inciso su molti settori, ma il Cremlino ha trovato il sistema di procurarsi software e attrezzature attraverso reti illegali e triangolazioni coperte da società schermo, un classico sovietico. Senza contare che un paese come l’Iran fornisce a Mosca i suoi droni, la Turchia, paese Nato, è in ottimi rapporti commerciali con la Federazione, prima fonte delle proprie importazioni, e aziende cinesi effettuano spedizioni a società russe non sanzionate dai paesi occidentali facendo passare prodotti tecnologici come prodotti per scopo civile o domestico. Chi si assomiglia si aiuta. Ciononostante, missili e razzi non bastano mai alla macelleria di Putin. E’ per questo che Kim Jong-un, dopo 4 anni di clausura autoimpostasi per timore della pandemia, è salito sul suo treno, ovviamente blindato come si conviene ai dittatori terrorizzati di fare una brutta fine, come si converrebbe a chi terrorizza il suo popolo, per intraprendere un viaggio di due giorni, destinazione Vladivostok. Nella città russa, situata nell’estremo oriente del paese, ad attendere rocket man per parlare di affari c’era Putin. L’incontro, preparato da tempo e anticipato dalle diplomazie dei due paesi, è l’evento a lungo agognato dal disturbato mentale di Pyongyang, alla ricerca spasmodica dell’occasione che lo riportasse sulla scena mondiale dal momento che baloccarsi con il lancio di missili, 12 nell’ultimo mese, sembrava non aver prodotto l’effetto desiderato. Ed è proprio di missili e razzi che i due hanno parlato. La guerra di aggressione all’Ucraina ha rianimato i rapporti di amicizia tra despoti, ognuno interessato a farsi i propri affari con l’omologo di turno e scaricarlo quando non serve più. In questa fase della controffensiva ucraina, Mosca ha bisogno di forniture militari per il suo esercito, munizioni di artiglieria e razzi anticarro e Pyongyang di denaro e derrate alimentari per sfamare un popolo in cui i genitori non si fanno scrupolo di denunciare i figli e i figli i genitori per un pugno di riso. A Vladivostok, Kim ha avuto l’onore di partecipare all’ottavo Forum economico orientale che si chiuderà in giornata, in cui Putin ha ripetuto il ritornello dell’offensiva ucraina destinata a fallire (citofonare subito a Orsini), ha parlato dei russi che si arruolano in massa di loro spontanea volontà (una balla), dell’agenda del G20 per lui di nessun interesse (la volpe schifa l’uva perché è acerba), della reputazione di Trump infangata dai suoi nemici politici (strizza l’occhio all’“amico” americano che gli avrebbe servito l’Ucraina su un piatto d’argento). Da Vladivostok, Putin e Kim potrebbero trasferirsi a Mosca per le celebrazioni dell’amicizia, sgradite a Pechino che diffida del nordcoreano e guardate con interesse da Washington che ha avvertito Kim di astenersi dall’inviare forniture militari a Mosca. In realtà, non sarebbe la prima volta, visto che una partita rilevante era stata acquistata dalla Wagner nel 2022. Stringere alleanze ad est è l’obiettivo principale di Mosca che preme per il patto con Pyongyang e la sua partecipazione alle manovre navali congiunte con Pechino. Si consolida la tendenza alla divisione in blocchi.