Situazione crediti incagliati, purtroppo nulla di nuovo sotto il sole. Lo denuncia Anc Ragusa facendo riferimento a quei crediti che le imprese hanno in pancia per i lavori di ristrutturazione, Superbonus, ecobonus, bonus facciate ecc., e che non riescono a monetizzare, creando una vera crisi economica tale da portare alcune tra queste imprese al default. “Le banche, le poste e le finanziarie – spiega il presidente Anc Ragusa, Rosa Anna Paolino – hanno chiuso le porte agli acquisti di crediti poiché hanno esautorato il loro budget per la compensazione da qui a 10 anni creando una vera ecatombe, a livello di liquidità, nelle imprese che hanno affrontato lavori di ristrutturazione con sconto in fattura e non riescono a monetizzare perché i cessionari non acquistano più crediti. Tutto ciò procura una carenza di liquidità soprattutto per chi ha utilizzato lo strumento del 110%. D’altro canto, il governo, per motivi di bilancio e di manovra finanziaria, non ha più rimpinguato di fatto la voce delle ristrutturazioni edilizie, disincentivando i cessionari all’acquisto dei crediti di imposta e bloccando di fatto tutto il settore edile e il loro indotto. Come associazione, a livello nazionale, cercando di sbloccare l’impasse, abbiamo presentato degli emendamenti che sono stati consegnati alla politica per risolvere un problema che coinvolge uno dei settori economici nazionali fra i più importanti chiedendo che il credito possa essere utilizzato in compensazione sin da subito dai cessionari sia istituzionali (banche/poste/finanziarie) che privati (imprese) e non dilazionato in 4 anni, pagando una imposta sostitutiva di pari valore allo Stato che farebbe cassa fin da subito, creando così un circolo virtuoso di autofinanziamento per i cessionari”. Ma qual è lo stato di fatto? “A oggi – continua il presidente Paolino – nonostante la politica abbia ricevuto gli emendamenti presentati da Anc e li abbia considerati meritevoli di attenzione, non si riesce a sbloccare un gap che sta per portare molte imprese a chiudere e a dichiarare un default finanziario per molti di esse definitivo. E noi parliamo a ragion veduta perché esaminiamo i loro conti e comprendiamo che la situazione è drammatica. A fronte di tutto questo, la cosa che ci lascia ancor più sconcertati come professionisti è constatare che, nonostante tutto l’impegno per aiutare le imprese nostre assistite a trovare soluzioni per ottenere dai cessionari istituzionali (che apparentemente, almeno alcuni di essi, sostengono di avere riaperto moderatamente all’acquisto dei crediti), ci ritroviamo a dovere produrre autorizzazioni, visti, certificazioni, comunicazioni, auto dichiarazioni più e più volte, di fatto creando un alibi alle varie piattaforme utilizzate dalle banche a prendere tempo prima di approvare la liquidazione della pratica, che, è bene dire, ha un costo non indifferente per chi cede il credito. Tale atteggiamento da parte delle varie piattaforme utilizzate dai cessionari istituzionali porta a dedurre la volontà di queste ultime di scaricare la responsabilità sui professionisti che assistono l’impresa (che si trovano a dover discutere, chiarire e molte volte a giustificarsi con i propri clienti di aver adempiuto in modo professionale alle loro competenze) pur di non dire apertamente che non vogliono acquistare il credito”. “In conclusione – sottolinea ancora Paolino – come commercialisti abbiamo sempre dimostrato di saper affrontare tutte le difficoltà ma di certo la categoria non può e non vuole assumersi le inadempienze di chi è consapevole di non voler fare. La denuncia di Anc Ragusa è chiedere trasparenza a chi, come noi, categoria al servizio dei clienti, è coinvolto attivamente affinché il tessuto economico imprenditoriale possa ripartire al più presto con assunzione di responsabilità e pragmatismo”.
- 14 Ottobre 2024 -