
(g.r.) Più di mezzo milione di persone per il dodicesimo sabato consecutivo hanno manifestato in diverse città israeliane contro la riforma giudiziaria promossa dal governo di Benjamin Netanyahu. In precedenza, il capo della Difesa, Yoav Gallant, aveva chiesto in un intervento televisivo di sospendere il dibattito sulla legislazione giudiziaria fino a dopo la commemorazione della Pasqua ebraica, per poi poter dialogare con i vari settori nazionali. “Lo dico ad alta voce e pubblicamente, per il bene dello Stato di Israele e dei nostri figli, dobbiamo fermare questo processo legislativo”, ha detto il membro del Likud, il partito conservatore di cui fa parte lo stesso Netanyahu. Gallant ha ottenuto il sostegno di due parlamentari del Likud Yuli Edelstein e David Bitan. Ha mantenuto la sua posizione sulle modifiche alla legge che coinvolge la magistratura, pur chiedendo la fine immediata delle proteste. Tuttavia fonti del Likud hanno affermato che la modifica alla legislazione andrà avanti come previsto. Secondo i rapporti, circa 300.000 persone sono scese in piazza di notte a Tel Aviv (capitale), 65.000 ad Haifa, 22.000 a Gerusalemme, 20.000 a Beersheva e in altri 120 insediamenti nel Paese. A Tel Aviv, la manifestazione principale si è svolta in Kaplan street, nei pressi della sede del governo, dove si sono radunate circa 195.000 persone, con i partecipanti che avrebbero bloccato per diverse ore anche l’autostrada Ayalom, dove la polizia ha riferito dell’arresto di circa 28 persone. Rivolgendosi ai presenti, lo storico palestinese Yuval Noah Harari ha affermato che i funzionari pubblici e i militari devono obbedire ai tribunali e non al governo, nel caso in cui Israele finisca in una crisi costituzionale, e ha incolpato Netanyahu per quanto sta succedendo nel Paese. “Sappiamo che sei responsabile di tutto ciò che sta accadendo. Sicuramente non sei un angelo. Dopo 2000 anni, ti ricorderemo come un nuovo faraone. Non ci saranno strade, piazze o aeroporti intitolati a te, ma racconteremo la storia dell’uomo che fallendo ha cercato di renderci schiavi”, ha sottolineato Harari. A rincarare la dose il fisico Shikma Bressler che ha sottolineato come il piano del governo israeliano di controllare il comitato per eleggere i giudici “è il primo passo sulla strada della dittatura”. Gruppi della società civile hanno annunciato una “settimana di paralisi” a partire da oggi, domenica, in tutti i territori occupati da Israele, con manifestazioni e scioperi contro ministri e parlamentari del Likud. L’annuncio lo scorso gennaio della riforma giudiziaria da parte del ministro della Giustizia Yariv Levin, propone di limitare il potere della Corte Suprema e di aumentare quello del Parlamento.