
Se n’è andato in silenzio. Senza il suo classico rombo Alfa che ne annunciava il passaggio a chilometri di distanza in qualsiasi punto della Città. Giuseppe Abate era il suo nome ma per tutti era Forafase o meglio “Pippinu Forafasi”. Era un soprannome cui si era affezionato tanto da inciderselo sulla sua amata GT rossa. Dopoi lunghi periodi vissuti a 200 all’ora (era uno dei suoi motti preferiti) ha trascorso gli ultimi anni della sua vita tra la demolizione di Contrada Pirato, dove custodiva gelosamente il suo piccolo mondo antico con la compagnia di cani e cavalli, e il Bar Fucsia che aveva eletto a suo ufficio, un pò come Fonzie di “Happy Days”. E’ stato tante cose in vita sua, ha avuto tante donne (suschiddi direbbe lui se ci leggesse), ha combattuto, ha sbagliato e ha pagato i suoi errori. Amico di tutti, nemico di pochissimi. Aveva un cuore grande. Quando qualcuno si stancava del suo amico a quattro zampe si rivolgeva a lui minacciando di abbandonarlo. Lui se lo prendeva in carico anche se non avrebbe potuto. Ogni giorno li accudiva insieme ai cavalli (Marajah il suo preferito) e alle sue auto. Parlava alle Giulia e ai GT. Il giorno più triste della sua vita quando qualche anno fa si vide pressare tantissime Alfa Romeo a causa delle leggi anti inquinamento.
Quando anni fa gli diagnosticarono il terribile male, accolse la notizia con il suo irriverente sorriso. Mi disse: “Pippuzzu iu curru a 200 e viri ca nun mi pigghia”. Aveva un mese di vita, invece la sua gara è durata più di tre anni. La nera signora, come canta De Andrè, lo ha raggiunto a fatica e siamo sicuri che sarà stata accolta con il sorriso e l’immancabile gesto delle dita a “V”.
Oggi tutti gli appassionati di auto storiche si sentono più poveri perchè hanno perso un punto di riferimento.. Sarà impossibile non pensarlo ogni volta che passerà una Giulia o un GT.