“…ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell’abbondanza e nell’indigenza. Io posso ogni cosa IN COLUI CHE MI FORTIFICA”
(Saulo di Tarso, 1°sec.)
A pronunciare questa frase non fu uno stoico del tempo o un cinico anarchico(sebbene debba averne conosciuti parecchio), bensì un uomo che fu educato nella più rigida setta farisaico/giudaica, un religioso zelante che perseguitava animosamente i primi seguaci di Gesù e chiunque riconoscesse in quest’uomo il Cristo, Dio in terra. Si chiamava Saulo, nato a Tarso, città della Turchia, e la sua formazione prevedeva i più scrupolosi insegnamenti religiosi del tempo. Da un punto di vista formale potremmo dire che era impeccabile; i farisei infatti facevano parte di una èlite politico-religiosa, fra le tante impegnate a far valere la propria verità, che solitamente ostentavano la loro devozione e spiritualità esibendosi ai cantucci delle strade con solenni preghiere e, sebbene ancora non esistessero Instagram o TikTok, facevano dell’approvazione, della ricerca del consenso e di una buona immagine il loro pane quotidiano. Il resto del popolo viveva per lo più in povertà, vessato dalla dominazione e dalle tasse romane, quell’impero che nel frattempo si gloriava di vivere il suo periodo d’oro, ma che sappiamo sarebbe andato incontro ad una disfatta inesorabile. Un popolo oppresso anche spiritualmente dai dogmi e dalle superstizioni, da tradizioni in continuo mutamento.
Diremmo dei giorni nostri che non sono poi tanto diversi, con l’aggiunta di alcune aggravanti: oggi si assiste infatti ad un relativismo di portata storica, che lascia ampi spazi di libertà ma che in definitiva si risolve in una costante insoddisfazione alimentata dalle promesse farlocche di un sistema capace di sedurre con facili promesse a buon mercato. Un politeismo sistemico, dove il dio denaro e la menzogna che l’uomo possa con le sue sole forze fare ogni cosa iniziano a crollare. Nel frattempo i nostri “sovrani” svendono il paese ai migliori offerenti privatizzandolo sempre di più, tra le mille scuse di una guerra fuori portata, nel silenzio di tutte le altre guerre e di tutte le altre tragedie che si consumano proprio mentre scrivo. Questi stessi aruspici del potere profetizzano scenari nuovi sorvolando le reali responsabilità, parlando di rinunce fantasiose, di condizionatori, mentre il popolo inizia a temere invero il gelo di tante bugie, di una tale sperequazioni meschina e raffinata che abbandona l’uomo a un futuro disincantato. Paure su paure, mostri surreali pronti a divorare come sempre, purtroppo, le fasce più fragili di una popolazione in costante crescita. D’altronde diceva Ulrick Beck, sociologo tedesco: ”Non possiamo più accettare la favola dell’imprevedibilità delle conseguenze. Non è la cicogna a portare le conseguenze, esse vengono prodotte”(nota 1)
Ma più che guardare ai governanti, direi che siamo noi, oggi e d’ora in avanti, ad avere una grande responsabilità!
Ma cosa c’entra Saulo di Tarso in tutto questo? Analizziamo la sua storia. Ad un certo punto della sua sfavillante carriera, intraprese un viaggio verso la città di Damasco, in cuor suo meditava di mettere a tacere con qualunque mezzo i dissidenti seguaci di quel Gesù di Nazareth che, sebbene fosse morto da criminale, su una croce, ancora destava stupore e ammirazione poiché molti dicevano fosse risorto in carne ed ossa ed altri lo avevano addirittura visto, annunciandolo ovunque e mettendo in discussione lo status quo religioso, politico e sociale di una piccola provincia romana. Un folle per alcuni, ma da che mondo e mondo, i dissidenti hanno sempre dato fastidio al potere, e questo in particolare. Eppure, su quella strada, ad ogni metro in meno che pregustava vendetta e accanimento viscerale, accadde qualcosa:
“…e avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Rispose: “ Chi sei, o signore?”. E la voce: “ Io sono Gesù, che tu perseguiti!…Alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare…”(nota 2)
Oh beato giorno quello in cui l’essere umano può ricevere una così limpida rivelazione ed entrare con speranza nella città, senza dover avere necessariamente tutto il copione scritto e chiaro! Riscoprire un po’ di fede magari, ecco! La storia di uno dei due santi più famosi al mondo inizia con un cuore colmo di rabbia e odio; ma dall’alto di un pulpito al gusto acre di una terra pungente, Saulo rinsavì e, secondo quanto riportano le narrazioni di Luca, medico e suo fedele amico, la sua vita andò Rinnovandosi di giorno in giorno pur in mezzo a moltissime difficoltà: non perseguitò più gli oppressi, al contrario li aiutò, rinunciò alla sua vecchia vita con il solo obiettivo di andare ad annunciare quell’Amore antico che ancora oggi vive e si rivela a chi non chiude il cuore. Non era perfetto, come nessuno, ma d’altro canto è questa la conversione, un cambio di rotta di 180° rispetto a tutto ciò che di marcio consuma la nostra vita: libertinaggio incontrollato e pubblicizzato, dipendenze grandi e piccole, opportunismo, inimicizie e discordie, gelosie, ipocrisia e superbia… la lista è lunga; tutti elementi che contribuiscono ad incupire nel tempo il cuore umano. Ovviamente Saulo fu molto criticato e osteggiato dagli stessi “amici” che, come avviene anche oggi, affrontano tali argomenti su suolo profano, tra spicciola religione e futili superstizioni.
Ma mi scuseranno i più accaniti devoti di statue e processioni, se poi infine il loro zelo porta a risse e cattive testimonianze
(https://www.radiortm.it/2022/04/25/festeggiamenti-s-giorgio-a-modica-finale-con-rissa/ ); molti tra costoro, come il vecchio Saulo, sono gli stessi che hanno chiuso il recinto attorno alla propria vita autoreferenziale, religiosa solo di facciata, e che vi lasciano entrare quei pochi che possano fornire un qualche tornaconto o vantaggio utilitaristico. Ma l’esempio del nuovo Saulo resta sempre attuale e rivoluzionario, per i governanti come per il popolo, e di certo sovrasta i modelli proposti; l’esperienza che egli fece, che poi è la stessa di milioni e milioni di persone, induce a riflettere sull’importanza di saper porre un limite alle abitudini viziate, al desiderio sfrenato e mai appagante.
Ancora oggi c’è un crocevia sulla strada per Damasco capace di fare impallidire gli scettici, che urla davanti ad una ingiustizia e si muove in prima persona per dare ristoro attraverso una gesto gentile, di esortazione e disinteressato, senza chiudere i confini, senza parlare di pace mentre si punta una spada(o cannone) sull’obiettivo. Tornare a quell’Archetipo tanto attuale che è la buona notizia di Gesù il Cristo(tradizioni religiose a parte), un rivoluzionario la cui colpa fu quella di aver predicato e messo in pratica l’amore(dal greco agape, e non eros)ma soprattutto di aver professato che solo attraverso il suo sacrificio poteva esserci possibilità di salvezza per ognuno che vi avesse posto fiducia. Follia per alcuni, ancora dopo più di duemila anni. La filosofia indaga il perché della vita, ma sulla angusta via per Damasco c’è Chi puòrivelarci il come viverla pienamente, nonostante le avversità quotidiane.
Danilo Maci
1. Ulrick Beck, La società del rischio, Carocci ed., 2019
2. Luca di Antiochia, Atti(Praxeis), 1°sec. d. C.