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Il bene comune è ancora una priorità in Sicilia?

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La Sicilia è alle porte della campagna elettorale per le prossime Elezioni Regionali previste per il mese di ottobre 2022. C’è ancora tanta incertezza su i nomi dei candidati ma molti volti noti cominciano ad invadere le strade cittadine con manifesti pubblicitari e i social di qualunque ordine e grado.
Alcuni ritentano la fortuna ricandidandosi, per altri sarà la prima volta, per altri ancora sarà l’ennesima tornata elettorale. Alcuni sono uomini e donne navigati in politica, inquilini storici a Palazzo dei Normanni a Palermo. Quasi tutti si ergono a paladini della buona politica, come giusto che sia in ogni campagna elettorale.
La Sicilia è, dunque, nel pieno del marasma politico, dove una parola è buona ma forse due sono troppe. Si susseguono riunioni di partito, visto che ancora il toto nomi non è chiuso, e dove ancora mancano tanti tasselli da chiarire dai candidati alla presidenza della regione e a quelli per l’assemblea regionale. In tutto questo una domanda sorge spontanea: quanti dei futuri rappresentanti dei cittadini siciliani hanno come priorità nel suo progetto politico il bene comune? Questa domanda è risaputa, come anche la risposta è abbastanza retorica.
Nel 2022 i cittadini sono consapevoli che si rischia di andare a votare ancora una volta volti noti, che da decenni si occupano della cosa pubblica? Secondo loro alla politica regionale urge un cambiamento dello status quo? Uno svecchiamento o anche un semplice cambiamento di rotta è possibile?
L’isola oggi ha tante urgenze, tante richieste a cui bisogna dare risposte concrete, immediate, perché è in gioco lo sviluppo integrale della Sicilia e dei suoi cittadini.
In questa campagna elettorale non servono più parole cariche di bellezza, di entusiasmo ma occorre che si vada concretamente ai fatti perché ogni cittadino possa realizzare la propria vocazione sociale, così come diceva qualche anno fa Giorgio La Pira, qui nella sua terra.
La Sicilia oggi ha bisogno di uomini e di donne navigati in politica che i cittadini, attraverso le elezioni, possono scegliere ma ha anche estremo bisogno dei giovani i quali non sono il futuro prossimo oltre al presente attuale. Un presente dirompente che chiama a compiere scelte audaci ora e non domani. Questa splendida isola non può più permettersi di perdere i suoi giovani che sono il patrimonio più importante, la ricchezza da far fruttare.
Chiunque si candidi prima di coinvolgere l’elettore medio con programmi stratosferici sullo sviluppo dell’Isola, deve farsi carico delle istanze giovanili, al fine di garantire prosperità a questa terra, per garantire al bene comune la sua missione unica. Perché la Sicilia non è un bene di pochi ma è un bene di tutti. Se si metteranno i giovani al primo posto, la Sicilia tornerà ad essere la protagonista del Mediterraneo, vista la sua posizione chiave in questo mare.
La scelta sta agli elettori ma anche a coloro che sono chiamati a rappresentarli!

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1 commento su “Il bene comune è ancora una priorità in Sicilia?”

  1. La Sicilia come Statuto Autonomo, avrebbe potuto se lo avesse voluto, creare delle condizioni per fare qualcosa di concreto per i cittadini siciliani. Anche se dipendiamo da Roma, comunque la facoltà di redigere delle leggi o regole autonome li avremmo potuto attuare in quanto appunto autonomi.
    Ma a parte questo, in un mondo globale dove neanche l’Italia dipende da se stessa ma dipende dalla Ue che a sua volta questa dipende da Waschngton la quale da decenni portano avanti una politica monetaria e di potere trascurando, anzi mettendo proprio da parte il fattore umano e privilegiare invece la “cancel culture” e il “gender”, come posso sperare che un politico di periferia mi cambi la vita in meglio? Si dice sempre che i giovani sono il futuro, il domani, ma se li educhiamo a questo pensiero, a questo modus operandi, dopo che gli abbiamo inibito il pensiero, cosa possiamo aspettarci se non il proseguo dello status quo?
    Ma nonostante i politici seppure “navigati”, ci mettono sempre davanti il benessere dei siciliani con promesse di cambiamenti epocali e tutti a favore dei cittadini.
    Comunque sia, nonostante tutti siano in fervore per queste elezioni, nessuno si preoccupa dell’astensionismo sempre in crescita.
    Cosa che ad esempio temeva Andreotti:
    “Voi pensate che noi politici, il giorno delle elezioni ci mettiamo davanti al televisore, come fate voi, per vedere chi vince e chi perde? A noi, non ce ne frega nulla, tanto il potere è uno solo. A noi interessano solo i dati di quanti non vanno a votare, quante schede bianche e quante annullate. Perchè se il non voto arriva al 60%, per noi è finita! Significherebbe che il popolo ha sfiduciato tutto il sistema politico. I giudici non sarebbero più sotto scacco e farebbero immediatamente i processi per davvero. E finiremmo tutti in galera. Ma per fortuna nostra, voi questo non lo sapete e continuate a ripetere le frasette che vi mettiamo in bocca, come: “se non vai a votare ti rimetti alla volontà degli altri che ci vanno”.
    Giulio Andreotti, la “scatola nera d’Italia”.

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