I lavoratori desiderano maggiore flessibilità nella loro vita lavorativa: smart working e organizzazione personalizzata delle ore e del luogo di lavoro. Il 38% dei siciliani, accetterebbe una riduzione della retribuzione se ciò significasse migliorare il proprio equilibrio tra lavoro e vita privata. Per il 37% la combinazione migliore è data da lavoro da remoto unito a lavoro da ufficio.
Sono solo alcune delle tendenze che emergono da “People at Work 2022: A Global Workforce View” l’annuale survey redatta dall’ADP Research Institute. ADP è un multinazionale americana leader nell’human capital management e presente in Italia tramite ADP Italia. L’indagine si è svolta su circa 33.000 lavoratori in 17 paesi, di cui circa 2000 in Italia in tutte le Regioni.
Sebbene la retribuzione sia ancora per i lavoratori siciliani il fattore più importante in un lavoro (66%), la ricerca ha anche rilevato come circa la metà di essi sarebbe disposto ad accettare una riduzione della paga per ottenere maggiore flessibilità o controllo sulla propria vita lavorativa.
Il 38% accetterebbe infatti una riduzione della retribuzione se ciò significasse migliorare il proprio equilibrio tra lavoro e vita privata, anche senza nessuna modifica delle ore lavorative, ma con la possibilità di decidere come e dove distribuire le ore lavorative durante la giornata.
“Per i datori di lavoro che sono ancora alle prese con una decisione in merito al rientro dei dipendenti dopo il periodo di smart semplificato, è fondamentale garantire loro un ambiente di lavoro sereno, alla luce di tutte le pressioni che hanno subito e la dedizione dimostrata durante la pandemia, dando loro maggiore flessibilità e fiducia. Dallo studio emerge come un numero crescente di dipendenti consideri sicuro un lavoro che permetta loro di guadagnarsi da vivere alle proprie condizioni, senza intaccare aspetti essenziali quali la salute, il benessere, il tempo da dedicare alla famiglia o persino i loro valori e le convinzioni personali” ha dichiarato Marisa Campagnoli, HR Director ADP Italia.
Il dato forse più rappresentativo è quello che emerge dalla domanda “Se dovessi dover ritornare in ufficio 5 giorni su 5, cercheresti di cambiare lavoro in favore di uno più flessibile?” Il 56% degli intervistati siciliani ha risposto “si” (la percentuale italiana è del 45%).
“Al momento, c’è una lunga lista di ciò che i lavoratori vogliono da un lavoro. Sebbene la retribuzione sia una preoccupazione immediata per molti, anche la flessibilità e l’equilibrio tra lavoro e vita privata sono molto importanti. Oggi i lavoratori hanno in mente qualcosa di più di un semplice stipendio fisso. La pandemia ha sottolineato ancora di più l’importanza del benessere personale e della vita privata e ha aumentato il desiderio di condizioni lavorative più allettanti, come una maggiore flessibilità, la possibilità di lavorare a distanza e una migliore cultura aziendale. I dipendenti si interessano sempre di più all’etica e ai valori di un’azienda” conclude Marisa Campagnoli.
11 commenti su “Per il 56% dei siciliani, l’ideale: lavoro da remoto e ufficio”
Dott. Ruzza lei parla e dipinge un quadro solo idilliaco! Una situazione e condizione, flessibilità ed equilibrio tra lavoro e vita privata che, non credo proprio, appartenga ai siciliani. In sicilia ci si gestisce in modo appropriato, senza l’assillo delle regole che travolge il resto della nazione. Mentre gli altri producono in sicilia sono al bar davanti alla granita…. alla faccia… o al mare. Etica e valore dell”azienda? Un esempio :i mezzi pubblici urbani, che passano quando vogliono, saltano le corse e nessuno controlla, la tabella di marcia non sanno nemmeno cosa sia, l”autista di buon cuore che cambia rotta per accompagnare gli appiedata dell’altra zona. Questa è una indagine che riguarda, assolutamente, l”altra Italia, quella davvero produttiva, che si spacca per conciliare ogni esigenza di famiglia, sia affettiva che economica, che suda è non pretende, che conta sulle proprie forze e non si lamenta. Ma… Suvvia…
E ci credo, se gli intervistati sono dipendenti pubblici è normale che gli piace il remoto!
Il passato è obsoleto e dà la sensazione di vecchio. In effetti andare in ufficio comporta stress da traffico, stress di colleghi, stress degli utenti che vogliono le loro spiegazioni ecc.. Dobbiamo guardare al futuro, come in Cina, che il mangiare ti arriva tramite un sistema robotico.
In pratica non guardi nessuno in faccia, avrai espletati i tuoi servizi, ma non potrai ringraziare nessuno anche con un sorriso. Molto umanoide direi!
Rosalba,
alcuni italiani si sa si lamentano sempre. E poi non c’è chi dice che le differenze sono la ricchezza di un Paese…
Le differenze sono la ricchezza del PAESE ? Allora rappresentano il PIL! L”equilibrio di una nazione è fatto da sentimenti comuni di rispetto, di etica, di valori, di educazione del vivere civile.,anche con le proprie prerogative e specificità. Poi ci può stare la solidarietà, ma non la strafottenza e l’assistenzialismo
Gentile signora Rosalba,
la mia era una facezia…
Dott. Ruzza ho capito la sua facezia, ma ho voluto ribadire sui principi, perché anche la signora Campagnoli se ne faccia una cognizione
Ma questo remoto ,si può chiamare lavoro ?
Mi è capitato soprattutto con alcuni noti call center in tempi di pandemia di imbattermi in “soggetti” che fingono di non sentire o peggio ancora fanno cadere la linea (con sottofondi di bambini che piangono, pentole che friggono e spadellamenti vari, udibili con telefono in viva voce) poco disponibili (per non dire scocciati/e) ad ascoltare e risolvere il problema. E chiamiamolo lavoro…
Stranamente mi trovo perfettamente d’accordo con Rosalba ed il signor Spinello.
Sono completamente d’accordo con loro, tutti i diritti che vengono elargiti a dipendenti pubblici non sono completamente accessibili ai dipendenti privati (salvo rarissimi casi), figuriamoci il lavoro da casa.
E se i diritti non possono essere fruiti da tutti, quei diritti non sono diritti ma imbrogli perpetrati ai danni di chi lavora e chi produce e che onestamente paga le tasse.
Oggi, nel qualunquismo assoluto degli ultimi anni non si è badato a spese, si pagano anche le persone per restare a casa.
Sono assolutamente d’accordo sul fatto di aiutare chi ha bisogno e chi non può lavorare, ma buttare soldi pubblici per fare regalie in un sistema con alta percentuale di imbroglioni no, quello è un enorme sbaglio, ed in definitiva credo proprio che lo stato non fa’ poco per i cittadini, ma fa invece troppo e quel troppo deve essere pagato da chi lavora onestamente pagando le tasse, e da chi quei benefici non ha.
La politica protezionista per i più deboli ha un senso se va ai più deboli e mette in condizione di lavorare e produrre chi può farlo.
Vincenzo,
Le rispondo perché anche se non necessario ha voluto gratificarmi.
Un mio amico (o ex non lo so) mi diceva sempre: “Racci u meli ca iettunu u feli”!
Però per onestà intellettuale, le devo anche dire che non sono commosso!
In tutta sincerità.
In Italia se togliamo gli impiegati pubblici, regionali, o statali, c’è solo schiavitù. Nel privato non esiste nulla.basta con la solita ipocrisia fatta di teatrini. Commesse che lavorano per meno di 3€ l’ora, pure la Domenica. Se rimangono incinte licenziate in tronco. Poi ci meravigliamo per gli immigrati. Oppure andate nel settore edilizia, niente ferie, niente festivi, se stai male e rimani a casa, la giornata non ce l’hai pagata. Se per caso hai un infarto manco la pensione. Non esiste nulla nel privato. O ci stai, oppure a casa. Questa è l’Italia che parla bla…..bla….bla…..e cercano pure consensi alle elezioni. Basta ipocrisia e teatrini.