di Giannino Ruzza
Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha confermato, che il suo Paese non si allineerà alle sanzioni occidentali contro la Russia dopo l’inizio della sua operazione militare speciale in Ucraina. “Il nostro dovere è combattere per il nostro Paese, attenerci alle decisioni scritte dal Consiglio di sicurezza nazionale, per quanto possiamo e il più a lungo possibile”, ha detto Vucic a TVP. Il presidente serbo ha spiegato che spera di parlare la prossima settimana (25 e26 maggio) con il suo omologo Putin, della fornitura di gas alla nazione. Vucic, ha denunciato ancora una volta l’ipocrisia dell’Occidente, citando ad esempio l’atteggiamento opposto del blocco europeo sulla situazione con il Kosovo, che insiste sull’indipendenza rifiutandosi di ascoltare e che sono paragonate alle stesse richieste avanzate dalla regione del Donbas. Tuttavia, l’Unione Europea sta facendo pressioni sulla Serbia affinché si allinei alle sanzioni contro la Russia, quando in realtà la storia ci ricorda che i legami commerciali e culturali tra Belgadro e Mosca sono di vecchia data e a tutt’oggi forti e immutati. In questo senso, il capo della politica estera, Josep Borrell, ha ribadito in settimana che il mantenimento di “stretti legami” con la Russia “non è più compatibile con la costruzione di un futuro comune con l’UE”, riferendosi chiaramente alla Serbia. Nel 2014 la Serbia aveva avviato con Bruxelles negoziati per aderire all’Unione Europea, con un termine stimato per l’ingresso nell’Unione in sei anni. Tuttavia, questo processo ha subito una battuta d’arresto che resterà tale per diverso tempo dopo le ultime dichiarazioni rilasciate da Aleksandar Vucic. Mentre ora le porte si stanno spalancando per il Montenegro, con il 2025 come obiettivo di ingresso UE. La Commissione Europea ha stabilito una strategia per attirare le nazioni balcaniche all’interno dei paesi membri dell’Unione, a patto, ovviamente che rispettino e attuino il pacchetto di riforme richiesto.