
In campagna elettorale spuntano, more solito, gli specchietti per le allodole. Vecchie e pericolose trappole, per ingenui e creduloni. Una specie di gioco delle tre carte: carta vince, carta perde, quale carta scegli?
Tutti sanno di questo “napoletano inganno”, pur tuttavia una buona percentuale di elettori continua ancora ad abboccare all’amo.
Oggi non c’è più spazio per questi sporchi trucchi sputtanati dal tempo e dalla storia. Perdi al gioco delle tre carte e te ne vai a casa scornato e scippato di una ventina di euro. Poco male. Avrai capito a tue spese che, la prossima volta, sarà meglio girare al largo.
Ma se sprechi l’occasione di recarti alle urne per fare valere e pesare la tua libera scelta per il governo della città, subirai una pesante perdita dal punto di visto morale, umano e sociale.
Giocoforza, a questo punto, precisare che fra voto e consenso c’è una bella differenza.
Un voto può essere manovrato, scippato e in qualche modo anche acquistato con un favore, una promessa, una semplice adulatrice pacca sulle spalle.
Di ben altro valore invece il consenso. Che è scelta libera e meditata, ancorata alla capacità di valutazione, al buon senso, all’intelligenza, all’onestà intellettuale.
Specchietti per le allodole in campagna elettorale? Già.
Lasciamo perdere.
Intelligenti pauca.
Nulla da spiegare.
La gente vede, guarda, osserva e capisce perfettamente che la frenesia di apparire, il programma scientifico di appuntamenti per tagliare nastri, le gigantesche promesse che non saranno mai mantenute, compresa la boutade del “Changè la dame”, si sono trasformati progressivamente in logore trappole per pochi ingenui, liberando spazi sempre più consistenti per l’etica della politica.
John Bonaiuto