
Il Gip di Catania, Marina Rizza, rigetta la richiesta di archiviazione della Procura e dispone che il Pm chieda per Reina l’imputazione coatta per abuso d’ufficio nei confronti del coordinatore dell’avvocatura dell’Università di etnea, Vincenzo Reina, per la vicenda del ricercatore universitario di Storia contemporanea di Vittoria, Giambattista Scirè, che da anni persegue la sua battaglia per avere un contratto nonostante sentenze amministrative e penali a suo favore.
«Il mio assistito va a processo soltanto per un parere legale espresso nel 2018 su un provvedimento del 2011 – commenta il difensore, l’avvocato Tommaso Tamburino – che si ritiene viziato da incompetenza, ma siamo sereni e fiduciosi di potere chiarire, nel dibattimento davanti al Tribunale, la legittimità dell’operato di Reina». Secondo il Gip è «evidente l’intenzionalità, che ha permeato ‘ab initiò l’intera sequenza di comportamenti conclusasi con il provvedimento» del Reina, di arrecare allo Scirè il danno ingiusto consistito nella pretermissione dello stesso dalla procedura finalizzata alla proroga del contratto triennale di ricerca». Per il magistrato il provvedimento, la cui veste formale è stata astutamente preordinata proprio al fine di vanificare ulteriori iniziative giudiziarie da parte dello Scirè pregiudicandone l’esito (aspettativa che aveva trovato puntuale realizzazione nel provvedimento cautelare del Tar), si colloca strumentalmente nel filone ostruzionistico percorso dall’Ateneo in danno di quest’ultimo, condotto a compimento proprio con la redazione della nota da parte del Reina, recante – osserva il Giudice per le Indagini Preliminari – sotto il profilo sostanziale il definitivo rigetto dell’istanza di proroga avanzata dallo Scirè medesimo ma formalmente non impugnabile proprio per l’apparenza di “parere artatamente precostituita».