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Immigrazione in stand by…l’opinione di Rita Faletti

Tempo di lettura: 5 minuti

Entra dalla finestra quello che è uscito dalla porta. Ed è molto più di uno spiffero. Il giorno dopo le europee del 2019, battuti i partiti sovranisti  e arginato, almeno per quel momento,  il rischio che altri paesi  oltre il Regno Unito uscissero dall’Europa, era tornato il sereno. Ma la questione immigrazione, connessa  al tema della difesa delle frontiere nazionali, una delle cause del contrasto tra europeisti e antieuropeisti, era rimasta e rimane tuttora al palo. La pandemia, con il pesante carico di vittime,  ha messo in stand by paura e apprensione che non fossero legate ai suoi temibili effetti,  consegnando alla dissolvenza le immagini dei migranti ammassati ai confini dell’Unione europea. Con l’abbandono dell’Afghanistan ai talebani e ai loro implacabili nemici, i tagliagole dell’Isis,  quelle immagini sono tornate nei notiziari ed è tornato il tema della difesa dei confini.  Il modello Trump del muro anti-messicani, per i dem americani peggio del morso del ragno violino, ha ispirato Orban, da sempre oppositore  irriducibile della politica dell’accoglienza. Fin qui nulla di strano, se non fosse che il premier ungherese è oggi in buona compagnia.  I capi di governo di  11 paesi membri, di fronte all’aumento di sbarchi superiore ai livelli pre-pandemia,  hanno chiesto a Bruxelles di finanziare “in via prioritaria” e “in modo adeguato”  le barriere fisiche ai confini esterni. A Danimarca, Austria, Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Bulgaria, Grecia, Cipro e ovviamente Ungheria, la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, ha risposto che ogni paese ha il diritto di difendere le proprie frontiere come crede, ma non a spese dell’Unione. Dunque, il principio di una roccaforte Europa contro flussi migratori incontrollati, non è stato rigettato.  Ha invece incontrato il pieno favore  della presidenza di turno slovena  del Consiglio Ue, più preoccupata della sicurezza che della solidarietà, e la cosa non è sfuggita a Salvini che ha chiesto quali siano le intenzioni di Roma. Che si è ben guardata dal pronunciarsi sulla proposta dei 12, preferendo la strategia della collaborazione con i paesi d’origine dei migranti, soprattutto Tunisia e Libia. Johansson ha assicurato l’Italia che i piani d’azione sono in dirittura d’arrivo, ma i soldi scarseggiano, nonostante la richiesta ai 27 di un impegno maggiore per i reinsediamenti dei profughi afghani. Ora. E’ evidente che la situazione di grande precarietà dei cittadini afghani che hanno scelto di non restare nei paesi confinanti, e sono una minoranza,  meriti un impegno straordinario in termini di protezione, assistenza, accesso al diritto di asilo e a risorse, accoglienza di interi gruppi famigliari. Al dramma afgano, di cui anche l’Europa è responsabile, tutti i paesi dell’Unione, compresi i 12,  dovrebbero rispondere con la massima sollecitudine, mettendo da parte la giustificazione, per altro comprensibile, di possibili infiltrazioni jihadiste, che uno screening rigoroso sarebbe in grado di scongiurare.  Fare una eccezione, confermerebbe la necessità di risolvere con mano ferma e senza l’ipocrita gnagnera umanitaria, contraria allo spirito di vera umanità, la questione immigrazione, che rappresenta una minaccia alla stabilità dell’Unione. Minaccia evidenziata  dalla Slovenia che sottolinea l’inefficienza del confine esterno dell’Unione se ogni anno vengono fermati  14 mila migranti a un confine interno dell’Ue, minaccia al confine con la Bierolussia dove Lukashenko utilizza i migranti fatti arrivare in aereo da Iraq, Camerun, Congo e Siria, inviandoli ai confini di Polonia, Lettonia e Lituania come arma di pressione nei confronti dell’Unione,  minaccia al confine terrestre con la Grecia da parte della Turchia prima che scoppiasse il Covid-19, minaccia alla Spagna da parte del Marocco. L’Europa non si può trasformare in un grande campo profughi , come vorrebbe il Papa argentino e come non vorrebbe nessun paese dell’Unione, ipocrisia a parte. Ci si aspetta che al Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre, il tema venga affrontato con senso di responsabilità e nel rispetto di linee condivise. Con cifre precise e impegni sottoscritti, rispetto ai rimpatri di coloro che non hanno il diritto alla protezione internazionale, e alla tutela dei confini esterni. L’autorevolezza dell’Europa di fronte al mondo si costruisce soprattutto così.

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5 commenti su “Immigrazione in stand by…l’opinione di Rita Faletti”

  1. Dott.ssa Faletti,
    Ha costruito una storia vera, ha descritto posizioni prese da qualche stato membro, ha sottolineato la posizione della Ue, ha parlato di immigrati, ha detto ma non ha detto.
    Nella sostanza, lascia libero arbitrio di interpretare le sue parole ma non esprime il significato di quello che realmente vuole o vorrebbe dire. Cosa la frena?
    Non crede che sia giunto il momento di mettere da parte le reverenze e mostrare i denti partendo anche dal basso? Lei si rende conto di quanto “aiuto” hanno bisogno i cittadini per capire cosa realmente succede? Capisco che parlare di partiti o di politici possono condizionarti per fede o per simpatia, ma quando si parla della nostra libertà futura, la visione di un giornalista dovrebbe essere più ampia!
    Quanto detto, solo perché quando ci sono accadimenti di cronaca, i giornalisti fanno le pulci fino alla settime generazione, quando c’è di mezzo politica, affari e interessi, si va solo in superfice, mai fino in fondo e mai viene fuori il marciume.
    Potrei dire tante cose sugli interessi e il disegno che ruota intorno ai migranti, dette da me sono parole, perché dette da uno che fa supposizioni o perché legge notizie false sui social e lasciano il tempo che trovano, dette da un giornalista, la cosa “potrebbe ” assumere un interesse diverso ed essere preso anche sul serio!

  2. Ogni stato può, a proprie spese, fare ricorso all’esercito per difendere il territorio.
    In particolare se si verificano disordini o c’è il rischio per l’Ordine Pubblico ( OP ).
    L’Italia ne ha fatto ricorso per le Operazioni Vespri Siciliani ( regionale ), per Strade Sicure ( nazionale ), ed ora a supporto delle Forze di Polizia per il contenimento delle immigrazione clandestina.
    E visto gli aumenti di sbarchi, si farà sempre più importante l’aliquota dell’Esercito in campo.
    Mi viene difficile comprendere, il desiderio di un “Esercito Comune Europeo”, con una variegata visione degli stati membri.
    Com’è possibile collocare eserciti di stati diversi sotto una stessa bandiera?
    Comprendo la difficoltà di seguire una NATO disorientata e distratta, ma non credo possibile il sorgere di un Esercito Comune Europeo.
    Una NATO sbandata e non autorevole potrebbe, portare a contrasti interni, tra gli stati membri, molto pericolosi ( Grecia-Turchia dietro).
    L’area mediterranea è sempre stata area di movimento dei popoli, ora aggravata da innumerevoli contrasti bellici circostanti.
    E pertanto sempre più grave si farà il problema dell’immigrazione sulle coste meridionali e sui confini di terra.
    In previsione di ciò, ho da molto tempo ipotizzato, di utilizzare l’area della ex Base Nato di Comiso come Centro Europeo di Accesso ed Identificazione, e poi Smistamento dell’Immigrazione.
    Contigua quell’area è presente l’attuale aeroporto ed una ex caserma militare.
    Pertanto il complesso si presta come centro per il vaglio degli immigrati clandestini.
    Un accoglimento Civile e Rispettoso per gli aventi diritto all’Asilo Politico.
    Nello stesso un’ Autorevole testa di ponte per il rimpatrio per tutti coloro non aventi diritto.
    La struttura aeroportuale ben si presta al rimpatrio veloce dei non aventi diritto.
    Mentre l’ex Base possiede tutti i requisiti di sicurezza per l’Ordine Pubblico Nazionale sul territorio.

    N.B. Vallo a far capire e comprendere ai politici locali e nazionali, tutti impegnati nella gestione del potere personale.

  3. @ Tonino Spinello
    Ho scritto di immigrazione altre volte. Il tema è complesso e richiede pragmatismo e libertà da sentimentalismi. Servono la ragione e un grandangolo professionale. Strumenti ai quali politici, uomini delle istituzioni e capi di stato in genere preferiscono la propaganda e il formato tessera. Il migrante è un problema tra i problemi, da imbucare nel primo cassetto disponibile e tirare fuori quando non se ne può più fare a meno. Segue l’andamento degli sbarchi e le condizioni climatiche, emerge con l’arrivo della bella stagione e si dilegua con la graduale diminuzione delle temperature. Il cambiamento climatico, poi, rende impossibile fare previsioni. Così, nell’incertezza, non si fa niente, con l’illusione che fino a quando non ci si metta mano, nulla cambi. Ma i flussi migratori non si fermano solo perché non li vedi o non te ne occupi. Allora subentrano i numeri che i ministeri dell’Interno dei 27 comunicano e che ognuno legge come gli pare e come più gli conviene. I migranti sono troppi, i migranti sono pochi. I migranti servono per fare i lavori che noi non vogliamo più fare, i migranti servono perché in Europa si fanno sempre meno figli, i migranti servono per pagare le pensioni. Servono, allora che l’immigrazione sia benedetta. La solidarietà fa da cappello alle dichiarazioni. Quello che partiti e primi ministri fanno è evitare accuratamente l’aspetto scabroso della faccenda: paesi di provenienza, cultura, religione. In una parola: l’islam. In Francia, il pugno duro di Macron ha determinato lo scioglimento di associazioni sospettate di propaganda per l’islam radicale, lo scioglimento del collettivo contro l’islamofobia, la chiusura di sei luoghi di culto e la messa sotto osservazione di un altro centinaio, la chiusura della casa editrice Nawa che incita allo sterminio degli ebrei, l’approvazione della legge contro il separatismo. Basterà? Lo scrittore algerino Boualem Sansal, paragona l’islam all’umidità in una casa. “Inizialmente la minaccia è invisibile, penetra nei muri che a poco a poco si sgretolano. Quando te ne rendi conto è troppo tardi, devi distruggere tutto per ripulire. La Francia è nella fase in cui ha appena scoperto che l’islamismo sta corrodendo la sua casa. Ma per combattere questo fenomeno non c’è soluzione.” Serve il grandangolo e serve la ragione: impedire che l’umidità salga lungo i muri di casa. La nostra casa è l’Europa.

  4. Dott.ssa Faletti,
    Risposta esauriente ma non esaustiva. Sull’ultima frase mi dissocio, la nostra casa è l’Italia, l’Europa è solo la nostra banca!
    Grazie per la risposta.

  5. In Norvegia un danese convertito all’islam, ha ucciso con arco e frecce 4 persone e ne ha ferite altre due.

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