
Il 31 agosto è il termine ultimo per completare il ritiro delle forze Nato dall’Afghanistan. Una proroga avrebbe conseguenze pericolose. A dirlo è il mullah Baradar, lo stesso che nel 2018 guidò le trattative tra talebani e americani. Non sappiamo se l’avvertimento sia legato o meno alla notizia circolata ieri di un possibile attentato nella zona dell’aeroporto di Kabul da parte di cellule del sedicente stato islamico. Vera o falsa, con la deadline vicina, i voli di evacuazione sono in costante aumento. Biden assicura che tutti gli americani, sia i militari che presidiano l’aeroporto sia le migliaia di cittadini statunitensi che ancora si trovano in Afghanistan, lasceranno il Paese entro la data concordata. I capi di governo europei, e con essi Boris Johnson e il premier canadese Trudeau, condividono la richiesta di un’estensione per portare in salvo gli afgani che rischierebbero la vita se rimanessero. Sta così per concludersi una lunga guerra di occupazione iniziata con l’invasione dell’Afghanistan votata all’unanimità dai Paesi della Nato dopo il tragico 11 Settembre. Quando Trump firmò l’accordo con i Guantanamo Five, i 5 talebani negoziatori di Doha, così soprannominati per aver trascorso 12 anni nel carcere speciale di Guantanamo, poi liberati in cambio di un soldato americano, la situazione era già degenerata. Trump voleva porre fine all’enorme spreco di denaro e continuare sulla via isolazionista di America First. La trattativa con i talebani, un azzardo per alcuni, da altri fu accolta con entusiasmo. Di Maio fu trasportato da un’euforia pari a quella con cui annunciò la sconfitta della povertà. Un evento “epocale”. Al netto dei giudizi espressi allora, come mai da parte dell’Europa che ora accusa Biden, in nessuna delle due occasioni, il G7 in Cornovaglia e la riunione del Consiglio atlantico in giugno, è stata manifestata alcuna preoccupazione per le conseguenze del ritiro e non è stata avanzata alcuna ipotesi alternativa? La risposta è scontata: l’Europa ha agito nel solito stile, accodandosi agli Stati Uniti e riservandosi di criticarne le decisioni in caso di fallimento. C’è però un’altra domanda da porsi sull’improvviso crollo delle forze nazionali afgane, che Biden stesso non aveva previsto. Leonardo Tricarico, consigliere militare a Palazzo Chigi e ora presidente della fondazione Icsa, think tank di analisi militare e geopolitica, ci spiega che la maggior parte dei soldati afgani veniva reclutata, addestrata alle tattiche militari e di combattimento dalle forze Nato, ma durante la stagione della semina spariva per andare al villaggio. Nessun orgoglio o sentimento di appartenenza a un popolo, nessuna ambizione di proteggerlo e difenderlo e, in aggiunta, la propensione a cedere alla corruzione. Così, con l’arrivo dei talebani, l’esercito afgano si è liquefatto. Per completare il quadro, bisogna puntare la lente sulla società afgana e le sue dinamiche interne. Malgrado il caos, è una società strutturata, relazioni di vicinato, parentela, matrimoniali, tribali, di clan. Si uccidono tra di loro ma hanno le loro regole, se così si può dire, e la corruzione è alle stelle. Su questi fattori ha giocato la strategia vincente dei talebani. Gli studenti coranici hanno iniziato ad occupare i posti di frontiera e bloccare in modo coordinato alcuni passaggi attraverso i quali transitano i rifornimenti del Paese, anche al confine con il Tagikistan. Hanno preso i capoluoghi di provincia, uno dopo l’altro, mettendo in atto processi di negoziazione con le forze locali, promesse di denaro, di amnistia, di cooptazione. Le forze Nato, all’interno dei compound e impegnate nell’addestramento, non erano in grado di controllare quanto avveniva fuori –consideriamo anche la natura del territorio, valli e montagne inaccessibili e dunque in condizioni di sicurezza minime – e stabilizzare il Paese. Dove è una bugia che da una parte ci sono i malvagi terroristi islamici e dall’altra la povera popolazione martirizzata. I russi, prima degli americani, lo avevano sperimentato. Oggi, se l’Occidente non vuole passare per fesso, attribuendo ai talebani gli interessi europei, il benessere della popolazione e la pace sociale, illudendosi che i fanatici siano cambiati e rinuncino all’applicazione della sharia, può almeno fare una cosa: congelare le riserve della Banca centrale afgana e gli aiuti del Fondo monetario internazionale. Senza soldi, neanche i talebani potranno governare.













14 commenti su “Il dialogo non è la panacea…l’opinione di Rita Faletti”
Esattamente, l’Afganistan non può e non potrà mai essere cambiato dall’esterno, i cambiamenti saranno lenti e dureranno tantissimi anni, forse secoli. Non esistono responsabilità, le cose sono così e bisogna lasciarle andare. Oggi si è innescata anche una tremenda guerra civile fra le varie fazioni del paese che farà tantissime vittime. L’ipotesi di “serrati dialoghi” da parte di qualcuno evidenzia solo l’incapacità di comprensione di questo qualcuno, e ventanni di “civiltà imposta” da parte degli occidentali sono serviti a nulla, occorre chiudere e lasciare andare le cose come stanno. Naturalmente siamo dalla parte delle donne e si cercherà di fare il possibile dall’esterno, ma mai illudersi che possa cambiare qualcosa, oramai lo sappiamo.
Certo, sono d’accordo. Venti anni sono comunque serviti, gli afgani hanno avuto modo di sperimentare un barlume di democrazia o libertà, oggi è giusto che gli occidentali lascino. Nel momento che il popolo dell’Afganistan riuscirà a prendere coscienza della propria condizione, farà ciò che serve per liberarsi del medioevo e delle leggi assurde del terrore. Io comunque Pippo, capisco a cosa si riferisce a proposito del dialogo, e stenderei un velo pietoso sulle dichiarazioni e successive del personaggio che non oso mensionare, mi auguro che almeno da un punto di vista geografico LUI sappia dove si trova l’Afganistan, eventualmente si potrà rivolgere a Letta che è sicuramente informato. La sinistra una volta era la parte più colta e responsabile della politica italiana, oggi si è affidata al nulla e continua a criticare ponendosi allo stesso livello della destra populista e mediocre meloni-salviniana.
A come dite voi…..è facile “fare di tutta l’erba un fascio”..
A vostro modo sono tutti scemi coloro che insistono sul DIALOGO !
Anche il vostro Mario?
Pensare , parlare ed agire col paraocchi…pur di dar contro ad alcuno, che si odia visceralmente.
Forse terrorista non riesce a capire ciò che legge, Pippo parla di Giggino e Giuseppe, dei grillini come lei terrorista, è proprio Conte che VUOLE il dialogo. Ma cosa commenta a fare se non comprende ciò che c’è scritto? Draghi sta organizzando un G20 straordinario a presidenza Italiana sulla grave questione, non ha mai parlato di dialogare con tagliateste e terroristi, terrorista lei con questo nome non verrà neppure considerato.
@ Pippo ( alias puppetta ):
Ha fatto un bel casino…ha scordato di cambiare nickname prima di inviare il commento…confusionaria come sempre.
A furia di alternare genere nel suo modo d’essere…non sa quale ruolo tenere ( Pippo o puppetta?).
E per lei sono tutti scemi e grillini chi posta opinioni diverse dalle sue..
Pippo, sgamato da terrorista, divertentissimo.
@terrorista
E’ sbagliato credere che l’opinione negativa su qualcuno sia espressione di “odio viscerale”. Nel caso di Conte, premier di due governi successivi con ben poco in comune tra loro, le valutazioni prescindono dalla persona, che può risultare simpatica o meno e essere amata tanto o niente. Esse dipendono dalla linea politica, dalle decisioni e dalle azioni. Cosa ha lasciato l’avvocato del popolo, a parte l’emergenza sanitaria affidata ad Arcuri che definire mediocre è un atto di generosità, la serie di bonus inadatti a far decollare l’economia, una valanga di Dpcm, una verbosità ai limiti del sopportabile, un qualunquismo da Guinness dei record? E, per completare il ritratto dell’uomo, la strategia del rimando, messa in atto dopo la nomina di segretario del M5S, sui posti previsti per statuto in segreteria. “Deciderò a metà settembre” ha detto. Perché? Non volendo scontentare nessuno, temporeggia e non sceglie. Non vuole attirarsi antipatie e creare attriti. Perché scegliere quando si può rimandare? Viene il dubbio atroce che nel dialogo con i capi talebani potrebbe dare ragione a tutti e, visto che c’è, pure ai loro nemici, i terroristi dell’Isis-Khorasan, per non scontentare neanche loro.
Ecco arrivare “”u scassa pagghiari” ri ‘zulu a far da spalla ora a Pippo, poi a puppetta…dopo all”autrice dell’articolo…
Irrecuperabile…è fazioso e basta!
@ R.Faletti:
Ma perché nessuno, compresa lei, scrive degli errori di questo governo e di superMario…
Lei riesce a fare le pulci al Conte…perché le è antipatico ed appartenente ad una fazione a lei avversa…
Avrei voluto vedere un premier qualsiasi nelle condizioni di Conte.
Ma poi cosa sta facendo Il capoMastro?
Niente di particolare o di eclatante, anzi il suo governo e peggio… ma tutti allineati e coperti e in silenzio…
Appartenere ad un associazione di muratori ha i suoi privilegi…senza dubbio alcuno.
Palese e vergognoso.
Sono morto dalle risate, terrorista mi tira in ballo anche se io non commento, perchè sa che io lo leggo. E così fra la collera e le risate cambio anche io mio nickname. Stia in pace terrorista, il mondo va avanti lo stesso, non se la prenda.
Comunque la si metta, in Afghanistan l’Occidente, con gli Stati Uniti in testa, ha riportato una pessima figura dal punto di vista politico, diplomatico, organizzativo.
Dovrebbe essere ormai chiaro per tutti che la missione Libertà Duratura non aveva certo lo scopo di riportare democrazia in quel remoto Paese, ma c’erano dietro sicuramente ben altri interessi. Probabilmente, stabilizzare la regione visto che è un passaggio obbligato per il trasporto di gas via oleodotto verso l’Occidente ed altre aree della stessa Asia. E non mi stupirei se lasciando il Paese in mano ai talebani, con tanto di arsenali incredibilmente regalati, gli USA avessero chiesto come contropartita di tenere un certo “ordine” che garantisca il tranquillo deflusso del gas.
E non raccontiamocela con la storiella degli illuminati americani che vanno a portare democrazia indignati per la legge della sharia. Non vedo altrettanto zelo militarista statunitense in numerosi paesi mediorientali, Arabia Saudita in testa, dove i diritti delle donne e non solo vengono regolarmente negati e calpestati.
Citizien, ma potrebbe essere che gli americani hanno reagito all’attentato disastroso dell’11 settembre, potrebbe essere che sia stata una ritorsione a quell’attentato? Ho la sensazione di aver letto qualcosa, sa’ io ancora non ero neppure NATO. L’esportazione della democrazia è stata una invenzione successiva, ma tutti pensano di poterla esportare, in Afganistan tentarono anche i Russi e dopo dieci anni di occupazione scapparono come cani bastonati. Da quelle parti la democrazia non serve e neppure viene vista come un valore. Oggi lo sanno, per l’ennesima volta anche gli americani. Oggi potremmo finalmente comprendere che ogni popolo deve fare il proprio percorso evolutivo e, interferire è sempre una cosa poco saggia, ogni cambiamento parte sempre dal popolo e dal proprio interno.
Usa, con i suoi complici hanno tradito creando una nuova nazione di miseria è di profughi. Lasciando tutto come prima in mano ai talebani. Una vergogna! E fanno pure la commedia dicendo di non lasciare soli gli Afghani.
Condannare gli Stati Uniti e gioire dei suoi fallimenti fingendo che nello scenario della geopolitica mondiale gli attori comprimari, in particolare Cina e Russia, apparentemente defilati, non abbiano un ruolo, è come condannare la Chiesa cattolica per gli abusi sessuali e parteggiare per l’islam radicale. Significa concentrarsi sul particolare e perdere di vista l’universale. Troppo facile, troppo scontato e allontana dalla realtà che è complessa. E’ anche un riflesso del 68 che si trascina nel tempo e fa l’eco a “yankee go home!”. Il desiderio di conquista e di assoggettamento di altri territori e popoli è nato con l’uomo, fa parte della sua natura. Che l’imperialismo americano sia una realtà è inoppugnabile, che l’America sia la più grande democrazia del mondo è ugualmente inoppugnabile, che la democrazia si possa esportare è altrettanto inoppugnabile, garantirne la sopravvivenza è difficile, salvaguardarla con le armi è a volte indispensabile. Cina e Russia sono nazioni illiberali, l’Iran è una dittatura teocratica e si potrebbe continuare per scoprire che la democrazia è nata in Occidente e l’ Occidente è la sua sede naturale. L’invasione dell’Afghanistan nel 2001 è stata decisa dagli Stati Uniti e votata all’unanimità dai Paesi della Nato, con l’obiettivo di fermare il terrorismo dei fondamentalisti islamici. Anche l’Italia firmò quell’intervento, compresi i partiti della sinistra che lo giudicarono necessario. Il risultato fu raggiunto e in Afghanistan alla popolazione si sono aperti spazi impensabili grazie alle forze della Nato. Ma il jihadismo non è stato debellato, minacciava il mondo e continua a rappresentare una minaccia. Bisogna decidere cosa fare per fermarlo. Certamente i mezzi che Cina e Russia impiegherebbero, se volessero riempire lo spazio lasciato dall’America, sarebbero più efficaci, ma non sarebbero accompagnati dalla preoccupazione per i diritti umani, ai quali sono totalmente indifferenti.